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Il Commento e il Vangelo del giorno

Liturgia della Settimana - Il Commento e il Vangelo del giorno Monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

    • Religion & Spirituality

Il Commento e il Vangelo del giorno

    [Mar 18] Commento: "Amate i vostri nemici".

    [Mar 18] Commento: "Amate i vostri nemici".

    Gandhi sosteneva che "se non abbiamo imparato da Gesù a modellare le nostre vite sulla legge dell'amore, egli è venuto ed è morto invano". E' quanto ci viene proposto oggi. "Avete inteso che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori". Gesù dichiara fallita la nostra divisione delle persone in amici e nemici; per chi ama, come Cristo, non ci sono che fratelli, tutti figli dello stesso Padre. Così riassume Cristo la nuova giustizia del Regno, altrimenti "cosa fate di più, se amate soltanto quelli che vi amano?". Il brano del Vangelo termina con un altissimo richiamo: "Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste". C'è una logica profonda in questo ammonimento: se Dio è nostro Padre non converrà forse che gli assomigliamo. Il problema non è se sia possibile o impossibile, poiché Dio stesso ci garantisce il suo aiuto. Il problema è se noi accettiamo realmente il superamento del nostro io, perché il nostro orgoglio non ci fa amare purtroppo coloro che non ci amano. Gesù non ci comanda quello che non possiamo fare. Però ci propone il suo esempio. Egli morì perdonando i suoi nemici e pregando per loro il Padre. Quante anime sante hanno seguito tale esempio? Quello che Gesù ci comanda non è tanto l'amore affettivo, piuttosto quello effettivo, cioè fare del bene al nemico, pregare per lui, rispettarlo sempre come persona; anche lui è figlio di Dio. Così, pure noi, saremo figli di Dio, "che fa sorgere il sole sopra i malvagi e sopra i buoni".

    • 1 min
    [Mar 18] Vangelo: 1 Re 21, 17-29; Sal 50; Mt 5, 43-48.

    [Mar 18] Vangelo: 1 Re 21, 17-29; Sal 50; Mt 5, 43-48.

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Avete inteso che fu detto: "Amerai il tuo prossimo" e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
    Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
    Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

    • 53 sec
    [Lun 17] Commento: Porgere l'altra guancia.

    [Lun 17] Commento: Porgere l'altra guancia.

    La «legge del taglione», occhio per occhio, dente per dente, era ed è ancora una norma basilare di giustizia che stabilisce una equa proporzione tra l'entità dell'offesa e la risposta di chi la subisce. Una norma di giustizia che esclude però ogni principio di perdono e di amore fraterno. Cristo, che è venuto non ad abolire, ma a dare compimento, scandisce il principio nuovo che sgorga dalla sua persona e dal suo annuncio di misericordia. «Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra». È un corollario alla legge dell'amore, una logica conseguenza derivante dal fatto che Dio ci ha amati per primo e Cristo è venuto tra noi non per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi. La gratuità dell'amore divino, riversato su di noi mentre eravamo suoi nemici a causa del peccato, deve indurci a non opporci al malvagio che trama contro di noi e ad essere disposti anche a porgere l'altra guancia quando qualcuno ci percuote. Se non avessimo l'esempio luminoso di Cristo che nella sua passione subisce come un agnello docile e mansueto le torture di ogni genere che gli vengono inflitte e che risponde con il perdono alla crudele crocifissione, potremmo pensare ad una esagerazione e ritenere impraticabile la sua proposta. Invece egli ci dice: «Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi». È quel «come» che ci mette in crisi; dobbiamo amare e perdonare come ha fatto Gesù con noi. Fortunati noi che abbiamo la certezza nella fede non solo di dover amore a Dio e al prossimo, ma di essere noi amati da lui: «Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi» e poi aggiunge «Rimanete nel mio amore». Ecco dunque la felice realtà che rende possibile quella apparente arrendevolezza, che diventa il motivo della nostra vittoria. È nata così la teologia della non violenza, che ha affascinato i grandi personaggi della storia e ha formato la schiera dei santi. L'unica violenza che è consentita a noi cristiani è quella dell'amore portata fino all'eroismo. Dobbiamo però fare i conti con la nostra povertà, dobbiamo per questo talvolta subire l'ingiustizia degli uomini perché trionfi quella di Dio. Non siamo ancora riusciti a far nascere nel nostro mondo la civiltà dell'amore e le vittime della violenza scatenano ancora dentro di noi le peggiori reazioni. Dobbiamo volgere ancora lo sguardo a Colui che hanno trafitto e allora le trafitture che la vita ci riserva potranno diventare i segni visibili della nostra vittoria, e questo, solo con la grazia di Dio.

    • 2 min
    [Lun 17] Vangelo: 1 Re 21, 1-16; Sal 5; Mt 5, 38-42.

    [Lun 17] Vangelo: 1 Re 21, 1-16; Sal 5; Mt 5, 38-42.

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Avete inteso che fu detto: "Occhio per occhio" e "dente per dente". Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l'altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.
    E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due.
    Da' a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».

    • 41 sec
    [Dom 16] Commento: I frutti della vita.

    [Dom 16] Commento: I frutti della vita.

    Gesù ci parla in parabole. Egli vuole che attraverso immagini ed esempi, tratti dalla vita quotidiana, i suoi preziosi insegnamenti s'imprimano nella mente e nel cuore dei suoi ascoltatori di ogni tempo. Con l'immagine del seme che cresce da solo e del granello di senape, il più piccolo di tutti i semi, il Signore vuole fugare per sempre dalla nostra mente la tentazione di immaginare e credere che il Signore Dio, onnipotente e lo stesso Gesù, Verbo incarnato, debbano apparire con manifestazioni grandiose e spettacolari o che noi possiamo da soli garantirci la vita eterna. Tutt'altro! Anche quando si parla del Regno di Dio viene presentato a noi come un piccolo seme che cresce lentamente; sfugge persino alle misurazioni umane perché guidato dal pensiero stesso di Dio. L'umiltà è uno degli insegnamenti che con maggiore insistenza appaiono nel Vangelo e in tutta la Scrittura. Non possiamo dimenticare che per la superbia abbiamo peccato una prima volta e per quello stesso vizio pecchiamo ancora. Il Vangelo ci dice anche che proprio dall'umiltà sgorga invece la potenza divina perché indissolubilmente legata all'Amore. Così ciò che appare piccolo e debole ai nostri occhi racchiude l'immensità stessa di Dio fino, a convincerci che dalla morte del seme sgorgano davvero i frutti più fecondi e perenni: è dalla morte di Cristo che fluisce il trionfo dell'amore, la definitiva sconfitta del male e la Sua e nostra risurrezione. Con divina sapienza il Signore ci vuol far comprendere che le vicende della nostra umana esistenza, persino dinanzi all'esilio o a qualsiasi dolorosa esperienza, non ci debbano mai far perdere d'animo o spegnere la speranza: silenziosamente, ma sempre con amorevole premura il Signore agisce nella nostra storia e anche dopo i percorsi traviati o tortuosi, se confidiamo in Lui, Egli ci riconduce sulla via della salvezza. Ancora una volta il chicco di grano prima di germogliare e portare frutto, è caduto in terra ed è morto: siamo stati crocifissi con Cristo per risorgere con Lui! Questo è il frutto meraviglioso che possiamo produrre con la nostra vita. Ecco perché nella vita del cristiano non c'è spazio per lo sconforto: Cristo Gesù ci accompagna, ci sostiene, ci guida, dona preziosa fecondità alla nostra vita.

    • 2 min
    [Dom 16] Vangelo: Ez 17, 22-24; Sal 91; 2 Cor 5, 6-10; Mc 4, 26-34.

    [Dom 16] Vangelo: Ez 17, 22-24; Sal 91; 2 Cor 5, 6-10; Mc 4, 26-34.

    In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: "Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura".
    Diceva: "A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra".
    Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

    • 1 min

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