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Suzanne. Le figure femminili nelle canzoni di Fabrizio De Andr‪é‬ La passione, il dono, la virtù - Fabrizio De André Podcast

    • Music Commentary

“E’ comprendere che siamo irresistibilmente attratti l’uno dall’altro e dobbiamo accettarlo. Dobbiamo fare i conti con questo, con i nostri corpi, i nostri cuori, le nostre anime, le nostre menti e i loro bisogni.”

Quali sono i bisogni di cui parla Leonard Cohen, riferendosi alla sua Suzanne? 

Cercando un’origine, possiamo dire di trovarla nel 1966 quando, per la prima volta, il testo viene pubblicato come poesia con il titolo di “Suzanne takes you down.”

La prima interpretazione sarà di Judy Collins mentre, nel 1967 diventerà la prima traccia dell’album di debutto di Leonard Cohen intitolato, appunto, “Songs of Leonard Cohen”.

Una trama sfuggente, raccontata con un linguaggio allusivo tipico del poeta canadese, traccia i bordi di una personalità che riporta a quella di Suzanne Verdal, ballerina e moglie dello scultore Armand Vaillancourt. 

L’intero brano si muove tra realtà e desiderio, intrecciando un incontro a casa della donna e le fantasie scatenate da una visita a una piccola chiesa dei marinai, sempre a Montreal, la Chapelle de Bonsecours, come ricorda Riccardo Bertoncelli. Nonostante alcune voci abbiano da subito sostenuto il contrario, in un’intervista del 1970, è lo stesso Leonard a dichiarare che mai aveva avuto rapporti con Suzanne e che la canzone mescolava elementi reali ad elementi sognati. La stessa tesi sarà poi confermata dalla Suzanne Verdal, in un’intervista del 2006.

Parliamo quindi di un incontro e di un racconto che volge verso lo spirituale. Un intrecciarsi di anime che semplicemente godono una della presenza dell’altra.

Ci fu un momento, in realtà, in cui Cohen cercò da Suzanne un altro tipo di avvicinamento, senza riuscirci. Forse a conferma del fatto che alcuni rapporti sono talmente belli, e la paura di sciuparli è talmente tanta, che si preferisce non intaccarli, per evitare anche solo di sfiorare la possibilità di toglier loro la magia.

La traduzione di De Andrè resta quasi totalmente fedele all’originale; si discosta maggiormente soltanto in due punti: Cohen parla della donna descrivendola come “mezza matta” mentre Fabrizio traduce questo verso usando, forse a livello provocatorio, l’aggettivo “pazza”.

L’altro punto che allontana l’originale dalla traduzione si trova nella seconda strofa, incentrata su Gesù, proiezione di Suzanne.

Come aveva già fatto in altre precedenti pubblicazioni, De Andrè preferisce parlare di Gesù come di una figura “più umana” e, quindi, più vicina alla quotidianità.

“E lui stesso fu spezzato
ma più umano abbandonato
nella nostra mente lui non naufragò.”

A livello strettamente discografico una curiosità: esiste una versione su 45giri del 1972, sia di colore bianco che di colore nero, il cui arrangiamento fu opera di Nicola Piovani e che differisce in maniera evidente rispetto alle incisioni su Lp e Cd, opera invece di Gian Piero Reverberi.

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L'AUTRICE / Lucia Lamboglia: https://instagram.com/lucia.lamboglia

LA NARRATRICE / Talìa Donato: https://www.instagram.com/taliadonato/

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Bibliografia:

Le storie dietro le canzoni - Walter Pistarini / https://deand.re/to/#vY4MP4A

Canzone dopo canzone - Guido Michelone / https://deand.re/to/#ds-vMhU

Prinçesa e altre regine - Concita De Gregorio / https://deand.re/to/#THYLa2s

Uomini e Donne di Fabrizio de André - Alfredo Franchini / https://deand.re/to/#KtRtVwA

“E’ comprendere che siamo irresistibilmente attratti l’uno dall’altro e dobbiamo accettarlo. Dobbiamo fare i conti con questo, con i nostri corpi, i nostri cuori, le nostre anime, le nostre menti e i loro bisogni.”

Quali sono i bisogni di cui parla Leonard Cohen, riferendosi alla sua Suzanne? 

Cercando un’origine, possiamo dire di trovarla nel 1966 quando, per la prima volta, il testo viene pubblicato come poesia con il titolo di “Suzanne takes you down.”

La prima interpretazione sarà di Judy Collins mentre, nel 1967 diventerà la prima traccia dell’album di debutto di Leonard Cohen intitolato, appunto, “Songs of Leonard Cohen”.

Una trama sfuggente, raccontata con un linguaggio allusivo tipico del poeta canadese, traccia i bordi di una personalità che riporta a quella di Suzanne Verdal, ballerina e moglie dello scultore Armand Vaillancourt. 

L’intero brano si muove tra realtà e desiderio, intrecciando un incontro a casa della donna e le fantasie scatenate da una visita a una piccola chiesa dei marinai, sempre a Montreal, la Chapelle de Bonsecours, come ricorda Riccardo Bertoncelli. Nonostante alcune voci abbiano da subito sostenuto il contrario, in un’intervista del 1970, è lo stesso Leonard a dichiarare che mai aveva avuto rapporti con Suzanne e che la canzone mescolava elementi reali ad elementi sognati. La stessa tesi sarà poi confermata dalla Suzanne Verdal, in un’intervista del 2006.

Parliamo quindi di un incontro e di un racconto che volge verso lo spirituale. Un intrecciarsi di anime che semplicemente godono una della presenza dell’altra.

Ci fu un momento, in realtà, in cui Cohen cercò da Suzanne un altro tipo di avvicinamento, senza riuscirci. Forse a conferma del fatto che alcuni rapporti sono talmente belli, e la paura di sciuparli è talmente tanta, che si preferisce non intaccarli, per evitare anche solo di sfiorare la possibilità di toglier loro la magia.

La traduzione di De Andrè resta quasi totalmente fedele all’originale; si discosta maggiormente soltanto in due punti: Cohen parla della donna descrivendola come “mezza matta” mentre Fabrizio traduce questo verso usando, forse a livello provocatorio, l’aggettivo “pazza”.

L’altro punto che allontana l’originale dalla traduzione si trova nella seconda strofa, incentrata su Gesù, proiezione di Suzanne.

Come aveva già fatto in altre precedenti pubblicazioni, De Andrè preferisce parlare di Gesù come di una figura “più umana” e, quindi, più vicina alla quotidianità.

“E lui stesso fu spezzato
ma più umano abbandonato
nella nostra mente lui non naufragò.”

A livello strettamente discografico una curiosità: esiste una versione su 45giri del 1972, sia di colore bianco che di colore nero, il cui arrangiamento fu opera di Nicola Piovani e che differisce in maniera evidente rispetto alle incisioni su Lp e Cd, opera invece di Gian Piero Reverberi.

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L'AUTRICE / Lucia Lamboglia: https://instagram.com/lucia.lamboglia

LA NARRATRICE / Talìa Donato: https://www.instagram.com/taliadonato/

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Bibliografia:

Le storie dietro le canzoni - Walter Pistarini / https://deand.re/to/#vY4MP4A

Canzone dopo canzone - Guido Michelone / https://deand.re/to/#ds-vMhU

Prinçesa e altre regine - Concita De Gregorio / https://deand.re/to/#THYLa2s

Uomini e Donne di Fabrizio de André - Alfredo Franchini / https://deand.re/to/#KtRtVwA

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