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"Ricordatevi sempre che un po' di scienza potrà allontanarvi da Dio, ma molta scienza vi ricondurrà a Lui"
Luigi Pasteur, chimico e biologo francese (fondatore della batteriologia moderna)

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"Ricordatevi sempre che un po' di scienza potrà allontanarvi da Dio, ma molta scienza vi ricondurrà a Lui"
Luigi Pasteur, chimico e biologo francese (fondatore della batteriologia moderna)

    La Francia manda in carcere chi critica i vaccini a Mrna

    La Francia manda in carcere chi critica i vaccini a Mrna

    VIDEO: Video sul vaccino censurati da YouTube ➜ https://rumble.com/v3c93au

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7762

    LA FRANCIA MANDA IN CARCERE CHI CRITICA I VACCINI A MRNA di Paolo Gulisano
    Un duro colpo alla liberà di pensiero e alla libertà di ricerca e verifica scientifica è arrivato dalla Francia neo-giacobina di Emmanuel Macron. Dalla terra di "libertè, egalitè e fraternitè" è arrivato un provvedimento che mette il bavaglio a chiunque critichi i vaccini a mRNA o le terapie geniche. Anzi, più che bavaglio arriva proprio il carcere oltre che sanzioni pecuniarie.
    Il Parlamento francese ha infatti approvato nei giorni scorsi un emendamento all'articolo 4 della legge sulla "Lotta alle derive settarie", che introduce una pena fino a tre anni di reclusione e un'ammenda fino a 45.000 euro per chiunque esprima delle critiche ad un determinato prodotto farmaceutico, ovvero i vaccini a mRNA. Si può dibattere su tutto, su chemioterapici vari, perfino su vaccini, ma l’mRNA propro no. È stato legalmente blindato, è protetto con una sorta di scudo penale che non consentirà a nessuno di metterne in discussione l’efficacia o la sicurezza, nemmeno davanti a dati o prove contrarie. È qualcosa che non si è mai visto nella storia della Medicina, ovvero la promulgazione di un dogma laico dell’infallibilità di un prodotto farmaceutico.
    Questo provvedimento legislativo è stato ironicamente definito "emendamento Pfizer" dal deputato Florian Philippot, leader del partito Les Patriots, e di fatto equipara la libera scelta di trattamento a una «deriva settaria» e criminalizza chiunque sconsigli trattamenti medici che siano «evidentemente idonei» sulla base delle attuali conoscenze mediche. In realtà viene sancita una sorta di «verità scientifica di Stato». La nostra civiltà che si è fondata sui principi di libertà, diritti umani (in primis l’intangibilità del corpo), e proprietà privata, viene rinnegata dai rappresentanti che il popolo sovrano aveva eletto, teoricamente proprio al fine di tutelare quei valori.
    LA SCUSA DI FERMARE LA DISINFORMAZIONE
    La giustificazione governativa è quella di fermare la disinformazione, ovvero una informazione diversa da quella ufficiale. È una indicazione precisa che viene dall’Organizzazione Mondiale della Salute, ed è uno dei punti fondamentali del Trattato Pandemico che dovrà a breve essere approvato. Quanto è stato deciso dal Parlamento francese, può costituire un significativo precedente.
    Il giro di vite penale che arriva dalla Francia è molto preoccupante. La difesa dell’intoccabilità della tecnologia mRNA, già canonizzata con i Premi Nobel, deve diventare sempre più intransigente.
    È punita con un anno di reclusione e un'ammenda di 15.000 euro anche il semplice invito «ad astenersi» dal seguire un trattamento medico terapeutico o profilattico, come ad esempio un vaccino, allorché tale abbandono o astensione venga presentato come benefico per la salute delle persone interessate quando invece, allo stato delle conoscenze mediche, ciò sia chiaramente suscettibile di comportare gravi conseguenze per la loro salute fisica o psicologica, tenuto conto della patologia di cui soffrono.
    È punibile con le stesse sanzioni la provocazione ad adottare pratiche presentate come aventi scopo terapeutico o profilattico nei confronti delle persone interessate allorché è evidente, allo stato delle conoscenze mediche, che tali pratiche espongono le stesse ad un rischio immediato di morte o di lesioni tali da comportare mutilazioni o invalidità permanente.
    L'INTOLLERANZA DEI TOLLERANTI
    Questo significa che anche terapie considerate alternative ai protocolli ufficiali non devono essere utilizzati e devono essere sanzionati chi li raccomanda....

    • 4 Min.
    Guglielmo Marconi, l'inventore della radio è italiano

    Guglielmo Marconi, l'inventore della radio è italiano

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7715

    GUGLIELMO MARCONI, L'INVENTORE DELLA RADIO E' ITALIANO
    Nel 2024 si celebrano i 150 anni della nascita dello scienziato che, tra l'altro, curò anche la costruzione di Radio Vaticana per dare al Papa un canale mondiale
    di Francesco Agnoli
    A 150 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi l'Italia si appresta a celebrarne il ricordo. Proviamo anche noi, pur nella brevità inevitabile, a ricostruire il personaggio nella sua interezza. Non solo lo scienziato, dunque, ma l'uomo.
    Nato a Bologna il 25 aprile 1874 da mamma scozzese-irlandese, di fede anglicana, e da padre italiano, Guglielmo impara la fisica un po' da autodidatta e in parte alla scuola del fisico Augusto Righi.
    Non possiede alcuna laurea, è estraneo al mondo universitario, ma immagina e persegue con ostinazione il suo disegno. Ama in particolare l'elettricità e presto i suoi interessi si spostano dall'elettro chimica alle onde elettromagnetiche.
    A quest'epoca dominano due tecnologie di comunicazione via cavo: il telegrafo di Samuel Morse, che avvolge ormai il pianeta di fili, e il telefono. Ma Marconi guarda avanti: vuole una comunicazione wireless, che attraversa i mari, che superi le montagne viaggiando sulle onde elettromagnetiche... immagina i radar, prefigura il telefono cellulare.
    Così l'uomo che «ha dato voce al silenzio» fa la prima trasmissione, a 10 km di distanza, nel 1896, fino al grande balzo transoceanico, nel 1901, allorché collega America ed Europa, riuscendo così a dimostrare che l'ostacolo della curvatura terrestre non è insormontabile.
    Alcuni fatti specifici contribuiscono presto a consacrarne la fama mondiale.
    Nel 109, l'anno del Nobel, il transatlantico Republic viene speronato. Per la prima volta nella storia della navigazione il telegrafo senza fili di Marconi lancia l'SOS: il “marconista” a bordo chiama aiuto, permettendo così il sopraggiungere di una nave di salvataggio per 1.700 passeggeri.
    Anche nel 1912, mentre il Titanic sta inabissandosi (avrebbe dovuto esserci a bordo anche lui, ma aveva declinato l'invito!), circa 750 passeggeri vengono salvati grazie al radiotelegrafista che riesce a chiamare in aiuto la nave russa Karpatia.
    Salvare naufraghi e fare radiocronache sportive sono alcuni dei primi utilizzi di questo nuovo straordinario mezzo che Marconi immagina serva a «promuovere la reciproca conoscenza tra i popoli, permettendoci di sempre più soddisfare un desiderio essenzialmente umano, quello cioè di poter comunicare fra noi con facilità e rapidità, annientando quell'elemento di separazione che si chiama distanza».
    Un po' come per la stampa, creata per scopi religiosi e umanistici, e presto trasformata anche in strumento di propaganda e di guerra, anche la radio subisce presto lo stesso destino: se ne servono precocemente i comunisti, i nazisti e i fascisti per seminare il loro verbo nel mondo o nei loro Paesi.
    L'ANGELO DELLA MIA CONVERSIONE
    Però c'è una radio diversa dalle altre: è Radio Vaticana. Presiede alla sua costruzione proprio lo stesso Guglielmo Marconi, tra il 1929 e il 1931.
    Qualche anno prima, nel 1925, ha sposato, in seconde nozze, dopo l'annullamento del primo matrimonio, Maria Cristina Bezzi-Scali. Una donna di fede profonda, che Marconi stesso definisce, in una lettera, «l'angelo della mia conversione, della mia redenzione, un angelo come quello che fermò san Paolo sulla strada di Damasco...».
    Maria Cristina frequenta la Curia romana e conosce sia il Pontefice sia il cardinale Pacelli: il marito diventa confidente e amico di entrambi. Ama parlare con loro di scienza, di fede, di attualità. Sino a diventare «molto sensibile agli umori dei palazzi apostolici» (Riccardo Chiaberge).
    È per questo che Marconi gioisce quando, grazie alla sua invenzione, il...

    • 8 Min.
    "Lo dice la scienza", ovvero quando la scienza diventa religione

    "Lo dice la scienza", ovvero quando la scienza diventa religione

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7664

    ''LO DICE LA SCIENZA'' OVVERO QUANDO LA SCIENZA DIVENTA RELIGIONE di Enzo Pennetta
    "Lo dice la scienza" è una frase diventata di uso comune da qualche anno ed è anche una delle espressioni più fideistiche del nostro tempo. Affermare "lo dice la scienza" proclama un dogma di fede in un'epoca senza trascendenza, in una società bisognosa di certezze che ha creato una pseudo-divinità personificando qualcosa che non esiste: la "scienza".
    Quello che chiamiamo "scienza" è letteralmente ciò che si conosce su un determinato argomento e a parlare eventualmente è lo scienziato, per cui si dovrebbe correttamente dire: "Lo dicono gli scienziati".
    Ma anche sostenere "lo dice lo scienziato" equivale a proclamare un dogma, un atto contrario al metodo scientifico che è nato per superare quell'ipse dixit ("l'ha detto lui") che fu dei pitagorici e poi degli aristotelici. Il vero spirito scientifico consiste nel mettere in dubbio, non nel trasformare le affermazioni in dogmi. Uno dei massimi fisici del XX secolo, Richard Feynman, ci ha lasciato il suo pensiero al riguardo: scienza è credere nell'ignoranza degli esperti. Un dogma è letteralmente un'affermazione posta a fondamento di una religione, è l'equivalente di un postulato matematico non dimostrabile, l'esatto contrario del metodo scientifico sperimentale che richiede proprio una conferma pratica delle sue ipotesi.
    La scienza moderna nasce con Galileo Galilei nel XVII secolo e proprio la vicenda che lo vede coinvolto in uno scontro con la Chiesa cattolica costituisce un episodio fondamentale per capire perché non si debba far confusione tra affermazioni scientifiche e dogmi, tra scienza e fede.
    La vicenda Galilei è inoltre uno di quei fatti storici generalmente insegnato male e distorto da rivisitazioni ideologiche che attingono più all'invenzione letteraria che alla ricostruzione storica. Un esempio di questo meccanismo si può trovare nella riduzione teatrale fatta da Bertolt Brecht in Vita di Galileo.
    UNA FORZATURA
    Galilei all'inizio del Seicento inviò delle lettere private al matematico Benedetto Castelli e alla granduchessa di Toscana, Cristina di Lorena, in cui scriveva che il passo della Bibbia in cui si racconta di Giosuè che ordinava al sole di fermarsi (Gs 10,12 ss.) andava rivisto alla luce della teoria copernicana, che, essendo eliocentrica, non ammetteva che il sole si muovesse.
    Discutere su queste basi era veramente una forzatura: se Galilei venisse trasportato ai giorni nostri penserebbe che siamo tutti tolemaici poiché parliamo ancora di "solstizi" di estate e d'inverno, e solstizio letteralmente vuol dire il sole che si ferma. E diciamo ancora che il sole "sorge" e "tramonta" come se si muovesse nel cielo.
    A parte la pretestuosità dell'argomento, va fatto notare che si trattava di lettere private, maliziosamente utilizzate dal predicatore Tommaso Caccini per denunciare Galilei al Sant'Uffizio: questo ci insegna che le questioni scientifiche possono essere influenzate da aspetti umani che con la scienza stessa hanno poco a che vedere, motivazioni che non sempre sono la ricerca della verità e che rappresentano interessi e conflitti personali.
    Fatto sta che quella denuncia portò al primo processo a Galilei che si concluse con una sentenza dalla quale possiamo trarre un altro spunto importante: l'insegnamento della teoria copernicana, che fino a quel momento non aveva costituito alcun problema, venne sospeso nelle università pontificie finché la teoria non fosse stata dimostrata vera. In poche parole, la teoria copernicana non era un problema prima del caso Galilei ma lo diventò in seguito. Questo evidenzia che le questioni scientifiche si possono discutere liberamente ed è solo quando diventano problemi politici che la discussione viene...

    • 11 Min.
    Lemaitre, il sacerdote che intuì il Big Bang

    Lemaitre, il sacerdote che intuì il Big Bang

    VIDEO: La teoria del Big Bang ideata e verificata da uno scienziato e prete cattolico: George Lemaitre ➜ https://www.youtube.com/watch?v=q1MUSvVb41A&list=PLolpIV2TSebWIWP-3gYxkN2LbjB79Fu2F&index=2

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7339

    LEMAITRE, IL SACERDOTE CHE INTUI' IL BIG BANG di Marco Respinti
    Mezzo secolo fa, il 20 giugno 1966, moriva il sacerdote cattolico che ha descritto la nascita dell'Universo secondo un modello in cui ciò che la scienza scopre non nega ciò che la fede afferma.
    Georges Henry Joseph Eduard Lemaître nasce il 17 luglio 1894 a Charleroi, in Belgio, e lì compie studi classici nel Collegio del Sacro Cuore retto dai gesuiti. Dopo avere frequentato un anno propedeutico di Matematica nel Collegio Saint-Michel di Etterbeek, vicino a Bruxelles, nel 1911 è ammesso nell'Università Cattolica di Lovanio, all'École des Mines, la facoltà d'Ingegneria. Volontario nel primo conflitto mondiale, si guadagna la Croce di Guerra. Poi, nel 1919, torna agli studi, riorientandosi su Matematica e Fisica. Nello stesso anno consegue il baccellierato in Filosofia.
    Ma in lui la vocazione sacerdotale cresce forte sin dall'età di 9 anni e può corrispondervi con pienezza una volta terminati gli studi universitari, come gli aveva domandato il padre. Nell'ottobre 1920 entra così nella Maison Saint-Rombaut, che nel Seminario di Malines accoglie le vocazioni adulte, e, grazie alla lungimiranza dei superiori, prosegue gli studi scientifici approfondendo la conoscenza dei princìpi della relatività. Nel 1922 vince una borsa di studio per l'estero con la memoria La physique d'Einstein e può studiare Astronomia nell'Università di Cambdrige.
    In quello stesso 1922 aderisce alla Fraternità sacerdotale degli amici di Gesù, fondata dal cardinal Desiré-Félicien-François-Joseph Mercier (1851-1926), arcivescovo metropolita di Malines e figura significativa del neotomismo, che il 22 settembre 1923 lo ordina sacerdote.
    Si perfeziona quindi all'Harvard College Observatory (1924-1925) e al Massachusetts Institute of Technology consegue il Ph.D. in Fisica. Nel 1925 rientra finalmente in Belgio per insegnare nella facoltà di Scienze della sua alma mater corsi di astronomia, meccanica quantistica, calcolo delle probabilità, storia e metodologia della matematica nonché teoria della relatività e questo fino al 1964, allorché un infarto lo ferma. Ripresosi, nel 1966 sviluppa però la leucemia, e nella notte tra il 19 e il 20 giugno muore. Nel 1960 Papa san Giovanni XXIII (1881-1963) lo aveva nominato "prelato domestico di Sua Santità" nonché presidente della Pontificia Accademia delle Scienze in sostituzione di Agostino Gemelli O.F.M. (1878-1959).
    L'ATOMO PRIMITIVO
    A quella che si rivelerà essere una delle intuizioni più importanti di tutta la storia dell'astronomia il sacerdote belga giunge dando alle equazioni sulla relatività generale formulate da Albert Einstein (1879-1955) una soluzione diversa da quella prevista dall'idea di un Universo eterno e statico allora in voga e di fatto più onnicomprensiva (stizzito, il celebre fisico introdurrà infatti una nuova variabile con un gesto che solo più tardi definirà come il maggiore errore della propria vita).
    Nel saggio Un Univers homogène de masse constante, pubblicato nell'aprile 1927 negli Annales de la Société Scientifique de Bruxelles, don Lemaître ipotizza infatti che la velocità con cui le galassie si separano e allontanano l'una dall'altra - la cosiddetta velocità di recessione delle nebulose - sia la conseguenza diretta dell'Universo che si espande. È l'elaborazione di questo presupposto che porta ad affermare, certamente sul piano logico ma indubbiamente anche su quello fisico, che l'Universo debba avere un inizio: un punto di avvio che, postulato risalendo teoricamente a ritroso lungo il percorso...

    • 9 Min.
    Montagnier, uno dei più grandi virologi del XX secolo

    Montagnier, uno dei più grandi virologi del XX secolo

    VIDEO: Descrizione in minuscolo ➜ https://rumble.com/embed/vq2l0h

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7325

    MONTAGNIER, UNO DEI PIU' GRANDI VIROLOGI DEL XX SECOLO di Paolo Gulisano
    Un anno fa, l'8 febbraio 2022, si spegneva Luc Montagnier, uno dei più grandi virologi del XX secolo. Diresse il Centre national de la recherche scientifique, e l'Unità di Oncologia Virale dell'Istituto Pasteur di Parigi dove nel 1983 assieme a Françoise Barré scoprì il virus HIV: tale traguardo scientifico valse ai due il Premio Nobel per la medicina del 2008. Oltre a questo, produsse migliaia di pubblicazioni scientifiche.
    Nonostante questa straordinaria carriera, nel corso degli ultimi due anni lo scienziato francese venne pesantemente e spesso volgarmente colpito per aver espresso dubbi di carattere scientifico sulla gestione politica della pandemia. Venne trattato dai media mainstream come un povero vecchio che proponeva teorie complottiste. In realtà, il professore fin dagli inizi della crisi pandemica da Covid-19 studiò con attenzione vari suoi aspetti, tra cui i possibili effetti collaterali dei vaccini, la predominanza degli aspetti economici e di marketing su quelli sanitari, e la disponibilità di cure alternative più efficaci e meno costose.
    Nonostante i media gli avessero attaccato l'etichetta di "no vax", etichetta quantomeno ridicola perché per decenni si era dedicato alla ricerca di un vaccino per l'AIDS, e forse proprio per aver condotto a lungo questo tipo di ricerca, si era insospettito per la facilità con cui in 5-6 mesi erano stati prodotti questi farmaci genici. Nel corso di decenni, invece né Montagnier né altri valenti scienziati sono mai riusciti a realizzare un vaccino per quella che era stata definita "la peste del XX secolo". Ciò non è strano, dal momento che non sempre si riesce a realizzare un vaccino per una determinata malattia: altri esempi di fallimenti sono l'Epatite C o la tubercolosi.
    NON SONO VERI VACCINI
    Alla luce delle evidenze scientifiche Montagnier aveva messo in discussione le modalità con cui si era arrivati a questi prodotti, e inoltre contestò l'obbligatorietà del trattamento, sulla base della dichiarata mancanza di studi sperimentali che ne potessero garantire efficacia e sicurezza.
    Ebbe modo, inoltre di sottolineare - tra i primi - che non si era in presenza di veri vaccini, ma di «montaggi complicati di biologia molecolare, che possono arrivare anche ad essere pericolosi, oltre che inefficaci».
    Questo suo scetticismo nei confronti di quella che era la narrazione ufficiale sui vaccini, visti come l'unica soluzione al problema della pandemia, gli veniva dal suo essere uno scienziato autentico. Lo aveva applicato anche alle sue stesse scoperte: ebbe la volontà di rimetterle sempre in discussione, quando sarebbe stato molto più facile e gratificante cavalcare l'onda dell'industria farmaceutica e delle grandi autorità governative che volevano prendersene il merito, il credito per aver risolto il problema dell'AIDS vendendo farmaci specifici per l'HIV.
    Montagnier continuò per anni a studiare questa malattia, che non è mai stata risolta definitivamente. Ed è significativo il fatto che molte perplessità sul Covid siano state espresse proprio dai grandi scienziati che si sono dedicati in precedenza all'AIDS: Montagnier, Robert Gallo e Angus Dalgleish. Il virologo francese nella sua vita e nel suo lavoro sembra aver seguito un metodo di ricerca reso celebre da un suo famoso collega dell'inizio del secolo scorso, anch'egli Premio Nobel, Alexis Carrell, che aveva affermato che «molto ragionamento e poca osservazione portano all'errore; molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità».
    UNA GRANDE EREDITÀ...

    • 6 Min.
    Elon Musk crede che la morte si possa sconfiggere con la scienza

    Elon Musk crede che la morte si possa sconfiggere con la scienza

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7220

    ELON MUSK CREDE CHE LA MORTE SI POSSA SCONFIGGERE CON LA SCIENZA di Roberto De Mattei
    In un articolo su Corrispondenza Romana mi sono soffermato sulla figura di Elon Musk, il magnate americano, di origine sudafricana, che ha acquistato Twitter e che ha creato aziende innovative nel campo delle energie rinnovabili e della conquista degli spazi stellari: un personaggio che crede nella possibilità dell'espansione cosmica dell'umanità, ispirandosi al movimento culturale dei cosmisti russi. Chi erano questi cosmisti?
    I materialisti ottocenteschi negavano ogni forma di immortalità dell'anima, sostenendo che tutto è materia e la morte del corpo ci precipita nel nulla. I cosmisti del XX e del XXI secolo, sono filosofi che sostengono la possibilità di rendere immortale il corpo, o di risuscitarlo, attraverso gli strumenti della scienza.
    Questo "immortalismo" scientifico non ha nulla a che fare con la visione cristiana della vita eterna, ma ripropone, in maniera tecnologicamente aggiornata la ricerca dell'elisir di lunga vita praticata nel corso dei secoli da alchimisti ed esoteristi. Quando morì Lenin i cosmisti russi ne fecero imbalsamare la salma, convinti che sarebbe un giorno risuscitato. Se Cristo era il primogenito della risurrezione promessa dalla religione, Lenin sarebbe stato il primo risorto della scienza. E Lenin ancora oggi attende quel giorno nella sua bara di vetro davanti a cui si recano in pellegrinaggio vetero e neo-comunisti.

    L'IMMORTALISMO
    Oggi l'immortalismo è professato da alcuni magnati e imprenditori della Silicon Valley, che stanno sovvenzionando scienziati e medici per arrivare a sconfiggere la morte. Peter Thiel, cofondatore di Paypal, ha dichiarato che "la maggior disuguaglianza umana è tra chi è vivo e chi non lo è più" e che "la morte è un problema da risolvere". Dmitry Itskov, un miliardario russo, fondatore di New Media Stars, con il suo Project 2045 si propone di "trasferire" l'intelletto umano in un computer per farlo "vivere" in eterno. La prima fase del progetto di Itskov prevede la costruzione di un robot umanoide che possa essere comandato a distanza: la seconda fase sarebbe l'estrazione del cervello di una persona a fine vita per trapiantarlo in un cyborg dalle fattezze umane: la terza fase ha come obiettivo la creazione di una replica digitale del cervello da inserire nel cyborg umanoide; la quarta fase, nel 2045, prevede la realizzazione di un avatar-ologramma identico all'uomo, ma smaterializzato, per cui l'individuo sopravviva solo nella dimensione digitale. Tutto questo suppone che la memoria, i ricordi, le esperienze di un essere umano, in una parola la sua anima, siano una realtà psichica non spirituale, ma materiale, su cui la scienza possa lavorare.
    Queste follie vanno contro la ragione, prima ancora che contro la fede religiosa. L'evidenza dimostra la realtà della morte, che è il limite invalicabile dell'uomo. E da questa evidenza nasce l'istinto di sopravvivenza, che è l'istintiva repulsione di ogni uomo nei confronti della morte. Ma in ogni uomo la paura della morte si accompagna all'aspirazione all'immortalità, che è una tendenza ancora più profonda e più insopprimibile dello stesso desiderio di conservare la nostra vita corporale. L'istinto di conservazione della vita lo abbiamo in comune con gli animali, ma gli animali non desiderano una vita oltre la morte, perché non possono pensarla; nell'uomo esiste il desiderio di superare la morte. È proprio a partire da questa osservazione che può essere razionalmente dimostrata l'esistenza dell'anima. Se noi, a differenza degli animali, siamo capaci di pensare e di desiderare cose spirituali, come l'immortalità, vuol dire che abbiamo in noi un organo spirituale, irriducibile alla pura fisicità. Ma mentre tutto ciò che è...

    • 7 Min.

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