Argo Secondari | Se un ribelle spento 2 - Episodio 4

Se un ribelle spento

C’è un uomo in una stanza buia, nel manicomio di Rieti. È seduto, e batte ripetutamente il palmo della mano destra sulla gamba destra. Lo fa da anni. Dicono che la stoffa dei pantaloni si è consumata, a forza di quel gesto. Forse gli serve solo a far passare il tempo, a far passare la monotonia di quel luogo; forse si immagina di prepararsi a un nuovo assalto, contro le trincee nemiche come nella prima guerra mondiale.

Il 17 Marzo 1942 quella mano smette di battere su quella gamba.

Quello di Rieti non era il primo manicomio che lo imprigionava. Prima era stato a Montefiascone, e prima ancora a Camerino, dove viveva nel 1924.

Qualcuno diceva che era pazzo. E forse era vero, perché ne avrebbe avuto motivo: il 31 Ottobre 1922, pochi giorni dopo la Marcia su Roma, era stato aggredito da alcuni fascisti armati di mazze che, colpendolo ripetutamente sulla testa, gli avevano provocato una commozione cerebrale, oltre ad una ferita alla regione parietale destra. Non si sarebbe più ripreso dall’aggressione subita.

O forse era più semplicemente un modo per farlo sparire dalla circolazione, visto che suo fratello Epaminonda, medico cardiologo negli Stati Uniti, aveva tentato invano di farlo espatriare per poterlo curare. Richiesta che il regime fascista aveva sempre respinto.

Il suo funerale per ordine della questura, che temeva il verificarsi di disordini, si svolge in forma privata. Riposa nel cimitero monumentale di Rieti.

Il ribelle spento di oggi è Argo Secondari, capo degli Arditi del Popolo, che muore in quel manicomio, dopo 18 anni di prigionia, a 46 anni.

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