"Molto molto tanto bene" di Caterina Bonvicini e "Il tempo degli imprevisti" di Helena Janeczek Il cacciatore di libri

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Un romanzo emozionante che nasce dall'esperienza personale dell'autrice. In "Molto molto tanto bene" (Einaudi) Caterina Bonvicini racconta la sua esperienza a bordo delle navi delle Ong che salvano migranti in mare e in particolare narra l'incontro speciale con una bambina, il suo gemello e la madre dei piccoli. La scrittrice decide di accogliere prima la madre Chantal e la piccola Amy che ha solo cinque anni e mezzo. Poi si attiva per far arrivare in Italia anche il gemellino di Amy, rimasto inizialmente in Libia con un'amica della madre. Ma spesso chi scappa dal proprio paese, in questo caso la Costa d'Avorio, si fida  delle persone sbagliate e quindi il piccolo riuscirà ad arrivare in Italia non attraverso un corridoio umanitario protetto, ma facendo la traversata del Mediterraneo. Sembra una storia a lieto fine, ma nella vita le cose sono spesso più complicate e Caterina Bonvicini ha avuto la grande capacità di restituirci in questo romanzo tutta la complessità, le contraddizioni e le emozioni che possono caratterizzare una storia come questa.
Nella seconda parte parliamo di "Il tempo degli imprevisti" (Guanda) di Helena Janeczek, vincitrice del Premio Strega 2018 con "La ragazza con la Leica". Il Novecento narrato attraverso quattro racconti in cui i protagonisti sono uomini e donne realmente esistiti e che l'autrice sceglie di fotografare in un determinato momento storico che diventa quasi un momento simbolico. A incarnare lo spirito degli inizi del secolo c'è la storia di Abigaille Zanetta, maestra che arriva a Milano nel 1906, aderisce al socialismo, si batte per i diritti degli operai e delle donne e finirà in carcere. Gli anni '20  vengono rappresentati dal dottor K, ossia Franz Kafka, che si trova a Merano e pensa di essere spiato. Subito dopo ci troviamo a Venezia dove la figlia del poeta Ezra Pound viene seguita da un ragazzino con il quale era cresciuta. Infine arriviamo al 1937, alla vigilia delle leggi razziali: a Trieste c'è il giovane Alberto, ossia Albert Hirschman, destinato a diventare un grande economista. 

Un romanzo emozionante che nasce dall'esperienza personale dell'autrice. In "Molto molto tanto bene" (Einaudi) Caterina Bonvicini racconta la sua esperienza a bordo delle navi delle Ong che salvano migranti in mare e in particolare narra l'incontro speciale con una bambina, il suo gemello e la madre dei piccoli. La scrittrice decide di accogliere prima la madre Chantal e la piccola Amy che ha solo cinque anni e mezzo. Poi si attiva per far arrivare in Italia anche il gemellino di Amy, rimasto inizialmente in Libia con un'amica della madre. Ma spesso chi scappa dal proprio paese, in questo caso la Costa d'Avorio, si fida  delle persone sbagliate e quindi il piccolo riuscirà ad arrivare in Italia non attraverso un corridoio umanitario protetto, ma facendo la traversata del Mediterraneo. Sembra una storia a lieto fine, ma nella vita le cose sono spesso più complicate e Caterina Bonvicini ha avuto la grande capacità di restituirci in questo romanzo tutta la complessità, le contraddizioni e le emozioni che possono caratterizzare una storia come questa.
Nella seconda parte parliamo di "Il tempo degli imprevisti" (Guanda) di Helena Janeczek, vincitrice del Premio Strega 2018 con "La ragazza con la Leica". Il Novecento narrato attraverso quattro racconti in cui i protagonisti sono uomini e donne realmente esistiti e che l'autrice sceglie di fotografare in un determinato momento storico che diventa quasi un momento simbolico. A incarnare lo spirito degli inizi del secolo c'è la storia di Abigaille Zanetta, maestra che arriva a Milano nel 1906, aderisce al socialismo, si batte per i diritti degli operai e delle donne e finirà in carcere. Gli anni '20  vengono rappresentati dal dottor K, ossia Franz Kafka, che si trova a Merano e pensa di essere spiato. Subito dopo ci troviamo a Venezia dove la figlia del poeta Ezra Pound viene seguita da un ragazzino con il quale era cresciuta. Infine arriviamo al 1937, alla vigilia delle leggi razziali: a Trieste c'è il giovane Alberto, ossia Albert Hirschman, destinato a diventare un grande economista. 

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