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Tradizioni orale, aneddoti reali, fantasia umana e memoria storica ci rivelano l’identità di un popolo e del suo territorio. Un viaggio attraverso i miti e le leggende, brani tratti dai libri Miti Misteri e leggende del Veneto, Storie Miti e Leggende della Toscana, Miti e Misteri della Liguria, Guida ai luoghi della Treviso misteriosa. Editoriale Programma -
Editoriale Programma è una casa editrice trevigiana, specializzata nella pubblicazione di libri di saggistica, storia, arte e cultura locale.
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Misteri e Leggende Editoriale Programma

    • Cultura e società

Tradizioni orale, aneddoti reali, fantasia umana e memoria storica ci rivelano l’identità di un popolo e del suo territorio. Un viaggio attraverso i miti e le leggende, brani tratti dai libri Miti Misteri e leggende del Veneto, Storie Miti e Leggende della Toscana, Miti e Misteri della Liguria, Guida ai luoghi della Treviso misteriosa. Editoriale Programma -
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    La nascita del Giglio

    La nascita del Giglio

    Il Giglio è un’isoletta, di 24 km quadrati, comune a sé stante, nella provincia di Grosseto. Insieme alle altre sei isole (Elba, Capraia, Montecristo, Pianosa, Gorgona e Giannutri) forma l’Arcipelago Toscano. E proprio rispetto a questa caratteristica, dalla notte dei tempi, si tramanda una leggenda sulla sua nascita. Si racconta che la dea Venere stesse facendo il bagno nelle meravigliose e cristalline acque del Mar Tirreno. Ma nell’uscire dall’acqua, dalla collana che le aveva regalato Paride si sfilarono sette perle, ognuna delle quali andò a formare un’isola dell’Arcipelago Toscano. E guardando le isole dall’alto, sembra proprio di vedere una collana di perle. Ma questa non è la sola leggenda sulla nascita del Giglio. Si narra infatti che nel Mar Tirreno ci fosse un tempo una maga sirena che possedeva un’infinità di pietre preziose e che le tenesse sparpagliate sul fondo del mare. Ma la maga sirena sapeva che il suo tesoro era a rischio e che sarebbe bastato anche solo un suo momento di distrazione perché qualche malintenzionato potesse rubarglielo. Così decise di fare una magia e fece salire i fondali del mare fino a farli diventare un’isola, proprio in corrispondenza di dove era adagiato il suo tesoro. Era nata così l’isola del Giglio.
    © Editoriale Programma - Francesco Albanese

    L'isola Montecristo e il suo tesoro

    L'isola Montecristo e il suo tesoro

    Montecristo è un’isoletta del Mar Tirreno, di circa 10 Km quadrati di superficie, situata a sud dell’Elba, nel comune di Portoferraio. Montecristo fa parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ed è una riserva naturale. Per questo motivo, l’accesso all’isola non è libero, ma è regolato dal Corpo Forestale dello Stato di Follonica, che ogni anno accetta solo un migliaio di richieste di accesso. Ecco perché, per visitarla, a volte occorre attendere anche alcuni anni. Montecristo è famosa per le leggende da cui Alexandre Dumas ha tratto il suo famoso romanzo Il Conte di Montecristo, leggende legate a tesori nascosti, e a rappresaglie di corsari. Le storie sui tesori hanno radici antiche e parlano di forzieri di monete d’oro sepolti nel monastero di San Mamiliano, un edificio adesso diroccato, nato su un luogo di culto intitolato a Giove, già esistente in età classica. Ma il tesoro di Montecristo non è “fino in fondo” una leggenda. Nel 2004, gli archeologi hanno rinvenuto un tesoro di 498 monete, risalenti al V secolo d.C., proprio nei pressi dell’altare della chiesa di San Mamiliano. L’unico dettaglio che sciupa un po’ la poesia del ritrovamento è che non si tratta della chiesa San Mamiliano a Montecristo, ma di quella a Sovana di Sorano, in provincia di Grosseto. Il tesoro di Montecristo, o di Sovana, se preferite, è esposto al Museo di San Mamiliano di Sovana, insieme ad altri reperti archeologici.
    Editoriale Programma - Francesco Albanese

    Isola d'Elba e lo scoglio dell'innamorata

    Isola d'Elba e lo scoglio dell'innamorata

    Se il 14 luglio vi trovate a passare da Capoliveri, un delizioso paese situato nella parte sud-est dell’Isola d’Elba, verso le 21 sentirete suonare le campane della chiesa e vedrete la spiaggia dell’Innamorata illuminata a giorno dalla luce di mille torce. Vedrete partire da ”la Piazzarella” di Capoliveri una fiaccolata in costume d’epoca, che si dirige proprio verso la baia dell’Innamorata. Questa suggestiva rappresentazione è la commemorazione del dramma di due innamorati, la cui leggenda racconta di un amore eterno che dura ben oltre il confine della morte. Era il 1534 e due giovani, Lorenzo e Maria, erano ostacolati nel loro amore dalla ricca famiglia di lui. Per questo motivo, si incontravano di nascosto e avevano fatto della Cala del Fero (l’attuale Cala dell’Innamorata) il loro rifugio d’amore. Nel pomeriggio del 14 luglio, Lorenzo arrivò alla spiaggia in anticipo per l’appuntamento con l’amata. Ma mentre attendeva, una scialuppa di pirati, i Saraceni di Barbarossa che a quei tempi razziavano le coste dell’Elba, approdò a riva e catturò Lorenzo. Maria dalla riva vide i corsari che, dalla scialuppa che si allontanava, gettavano in acqua il corpo senza vita di Lorenzo. Capito l’accaduto, Maria si lasciò cadere in mare, desiderosa solo di raggiungerlo, nella vita o nella morte. E fu lì che perse lo scialle (la ciarpa), che rimase impigliato in uno scoglio.
    © Editoriale Programma - Francesco Albanese

    Corliano, il fantasma di Teresa

    Corliano, il fantasma di Teresa

    E restando in tema di ville, ci spostiamo adesso a Corliano, a qualche chilometro a nord-ovest di Cascina, nel comune di San Giuliano Terme. Qui, quello che adesso è uno splendido relais, circondato da un immenso parco curato nei minimi dettagli, era una volta la dimora della bellissima nobildonna Teresa Della Seta Bocca Gaetani. La bella Teresa ci andò ad abitare nel novembre del 1755, quando sposò il conte Cosimo Baldassarre Agostini. A 200 anni dalla morte di Teresa, avvenuta nel 1816, c’è chi ancora racconta di avvertire la presenza di questa anima nostalgica che non è mai riuscita a separarsi dalla sua splendida casa. Tuttavia, la sua presenza non si manifesterebbe in maniera inopportuna e inquietante, con grida che squarciano la notte, piatti che saltano dalla dispensa e sferraglìo di catene. Piuttosto, ancora oggi Teresa si farebbe viva, se così possiamo dire, agli ospiti del relais coi modi che si confanno a una contessa: c’è chi dice di aver visto delle ombre attraversare le sale e poi scomparire, chi dice di aver trovato arredi spostati e chi di aver sentito lievi carezze sul viso.
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    Pisa, le unghiate del diavolo

    Pisa, le unghiate del diavolo

    Sulla fiancata nord del Duomo di Pisa, quella che si affaccia sul Camposanto, su un blocco di marmo di Carrara, all’altezza dello sguardo, ci sono dei fori, una lunga serie di fori verticali al margine destro del blocco. La leggenda racconta che quei fori sono i segni delle unghiate del Diavolo. Invidioso della bellezza della Cattedrale, il Diavolo vi si voleva arrampicare per distruggerla, ma un angelo lo afferrò e lo tirò giù. Cadendo, il Diavolo lasciò i segni delle sue unghie su questo blocco. Se provate a contare più volte le unghiate del Diavolo vedrete che la conta è sempre diversa. Non so se si tratti di un sortilegio o del fatto che i buchi sono veramente tanti e così ravvicinati da rendere quasi impossibile il non imbrogliarsi… Fatto sta che gli studenti pisani che devono sostenere la Maturità, per i cento giorni precedenti l’Esame, vanno in Piazza dei Miracoli, la piazza dove appunto sorge il Duomo, e praticano una serie di rituali scaramantici, tra cui uno è appunto quello della conta delle unghiate.
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    Bagnone, le orge al Castello

    Bagnone, le orge al Castello

    Il Castello di Treschietto, fatto costruire nella seconda metà del XIV secolo da Giovanni Malaspina, prende il nome dall’omonimo borgo nel comune di Bagnone. Adesso il castello è un rudere, ma le poche pietre rimaste della maestosa roccaforte sono sufficienti a ricordare i racconti che ad essa sono legati. Tra tutti i Malaspina che hanno governato i vari feudi della Lunigiana, il Marchese Giovan Gasparo Malaspina, signore di Treschietto dal 1616, è ricordato per le sue efferatezze. Oltre a vessare i propri sudditi con azioni spietate e ciniche, era solito invitare al castello giovani vergini, per farle partecipare a dei festini che puntualmente si trasformavano in orge crudeli e che, altrettanto puntualmente, terminavano con sacrifici umani. Ancora oggi, si racconta che le coltivazioni della famosa cipolla di Treschietto, disposte attorno ai ruderi della roccaforte, servano a tenere prigioniera la sua anima tra i confini delle mura. L’anima dannata del marchese crudele si aggirerebbe infatti all’interno dei ruderi e non potrebbe uscire perché respinta dai filari di cipolle. Un’altra leggenda racconta anche che nei sotterranei del Castello sia nascosto un vitello d’oro, cercato da molti sin dal giorno della morte di Giovan Gasparo, ma ancora mai ritrovato.
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