19 episodi

🦋👶 Una gravidanza a quasi 40 anni?!
Ebbene sì. E non è neanche la prima.
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#podcast #maternità #Telegram

Mamma a 40 anni Agnese Fedeli

    • Infanzia e famiglia

🦋👶 Una gravidanza a quasi 40 anni?!
Ebbene sì. E non è neanche la prima.
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    Ortensia canta Stella stellina

    Ortensia canta Stella stellina

    Tornano le chiacchiere di una neonata. Beh, siamo a 19 mesi. Per Ortensia è tempo di cominciare a cantare qualche canzoncina! Cominciamo con Stella stellina, l'intramontabile.

    • 40 sec
    Mamma a 40 anni - Le chiacchiere di una neonata - 4 mesi

    Mamma a 40 anni - Le chiacchiere di una neonata - 4 mesi

    Novità su "Mamma a 40 anni": periodicamente e almeno una volta al mese, caricherò la registrazione di un vocale con le chiacchiere della neonata, per tenere memoria di come evolve la sua capacità linguistica e il linguaggio tra e con noi.
    Ecco le chiacchiere di Ortensia a 4 mesi, mentre la addormento nel primo pomeriggio.

    • 1m
    Mamma a 40 anni - Estate

    Mamma a 40 anni - Estate

    Puntata 16. Estate

    Fine della scuola, primo giorno d’estate. L’equazione è notissima e abbastanza banale, ma la sua forza è totale e totalizzante. Per me lo è da sempre. Quella prospettiva di settimane lunghe, colme di aspettative, il ritorno in un posto di mare familiare da tutta la vita eppure la scoperta, ogni anno, di angoli diversi, del sapore di molte cose ancora solo ipotizzate, amici, amori, quelle dicerie sul bagno in mare a mezzanotte, confermate poi dal primo vero bagno a mezzanotte, all’insaputa di tutti e tutte, corse pazze in bici per tornare a casa all’ora pattuita, quando fino all’ultimo minuto volevamo restare al molo a osservare barche luminose oppure stranamente oscure. Ecco, pensieri, soprattutto ricordi, che finiscono un po’ triturati dopo una certa età - ormai posso dirlo - che invece quest’anno trovano una nuova accoglienza nei miei pressi. E mi pare di capire che dipenda da un sacco di cose.
    Dalla cifra tonda dei quarant’anni, intanto, che anziché farmi guardare avanti, in questo periodo apre ampi spiragli su qualcosa che ho vissuto, parole dette, lette, episodi capitati in mezzo al grande caldo; dai miei figli poi, per tanti motivi.
    Guardo la grande, che ha appena finito un anno di scuola intenso, costellato comunque da quarantene e zone di tanti colori, la vedo felice di aver imparato molto, colgo la voglia di andare avanti, la nostalgia graduale per i compagni e le compagne, a pochi giorni dall’ultima campanella.
    Il secondo si prepara ad entrare in prima elementare, è ansioso di varcare quella porta, mostra a chiunque entri in casa il suo astuccio nuovo, già bell’e pronto in libreria e si arrovella sullo zaino, fa le prove, meglio questo o quello? Una estate allegra, piena, di scoperta e comunque di attesa, per loro due.
    Poi guardo i sorrisi di Ortensia in questi giorni, alla soglia dei 4 mesi, la sua propensione ad essere pronta sempre e a imparare presto.
    Penso che ho di fronte ancora diversi mesi di maternità da condividere con lei, con loro, essere presente al meglio. Mi sento fortunata, devo dirlo. E’ un po’ come l’estate della maturità, zero compiti e tutta goduria, anche se con lo stipendio al 30%.
    Oddio, zero compiti, in parte. Qui le cose da fare non mancano né mancheranno quando saremo al mare o in giro per l’Europa, a fare un lungo viaggio in auto, ma conto di tenere alta la leggerezza di questi primi giorni frizzanti di giugno e di mantenere l’umore inattaccabile di questa domenica pomeriggio.
    Questo è Mamma a 40 anni, io sono Agnese, e ci sentiamo la prossima settimana.

    • 2 min
    Mamma a 40 anni - E' la stampa, bellezza. Anche quando fa schifo.

    Mamma a 40 anni - E' la stampa, bellezza. Anche quando fa schifo.

    E’ la stampa, bellezza. Anche quando fa schifo
    Sono in ritardo su tutti i fronti. Gestione domestica, burocrazia imperante, firme, fogli ovunque, scadenze da fine epoca tutti i giorni. E sono in ritardo pure per il podcast. Nelle prime settimane dopo il parto ne facevo un punto d’onore: trovare il tempo per buttare giù i pensieri, in modo che non svanissero veloci e per tenere memoria. E, più o meno, devo dire che ci sono riuscita. Questa settimana è dura mettersi a scrivere, infatti ho tergiversato volutamente, anche quando avrei avuto tempo per buttare giù due righe, perché c’è stata la tragedia che abbiamo tutti in mente. Quell’incidente penoso e schifoso, lasciatemelo dire, alla funivia Stresa-Mottarone. In 20 minuti dal lago alla montagna, recita il sito della funivia. Cristo santissimo. Morti, dolore, sparso a pioggia, un bambino orfano. Tante e tanti avranno avuto modo di sentirsi vicini, davvero, alle vittime di questo dramma. Chiunque abbia un figlio o una figlia conosce l’entusiasmo di quelle giornate, quando si parte per una gita. In Italia poi ogni angolo vale il viaggio, ogni panorama ha il suo modo di toccarti e restarti nell’anima. Ecco. Mi ritrovo nella voglia di uscire con la famiglia, dopo molto tempo chiusi per lockdown e quarantene scolastiche; mi ritrovo nell’attimo in cui cerco di proteggere i miei figli in un qualche modo assurdo, impensabile. A volte mi pare di trasalire se capto che mio figlio sta per attraversare la strada senza guardare. E adesso sono qui a pensare a quei genitori, a quegli adulti, che hanno fatto da scudo ai figli.
    Sento salire la nausea, la rabbia, un sentimento odioso nei confronti di gesti che vengono descritti come “manomissioni” alla struttura della funivia. Eppure di questa faccenda non ho avuto cuore di parlare ai miei figli, sicuramente perché è una vicenda che fa male pensandola come mamma o come genitore, ma anche in veste di giornalista, ciò che mi identifica nella vita professionale. Ho proprio evitato di guardare articoli e servizi in modo approfondito, come a proteggere me e pure loro, in qualche modo, da qualcosa di davvero troppo penoso. Purtroppo da una cosa di questo tipo non c’è modo di imparare proprio nulla, si può prendere solo dolore, pensando a quante cose facciamo volontariamente in modo fallace, senza scuse, a volte e quasi sempre nei confronti di chi non ha possibilità, strumenti o sensibilità per difendersi abbastanza. Ecco, i miei pensieri di questa settimana, che forse non hanno nulla a che vedere con una esperienza di maternità, ma che sono tangenti e determinano in parte il modo di rapportarmi ai miei figli in questi giorni.
    Questo è Mamma a 40 anni, io sono Agnese, e ci sentiamo, spero, la prossima settimana.

    • 2 min
    Mamma a 40 anni - Di quando mi hanno parlato della Trisomia 21

    Mamma a 40 anni - Di quando mi hanno parlato della Trisomia 21

    Puntata 14 – Di quando mi hanno parlato della Trisomia 21

    Oggi faccio un passo indietro. A quando ho fatto il test più o meno un anno fa e ho cominciato a dire in giro di essere in gravidanza a 39 anni suonati. Per certi versi, quello “interessante” si conferma e si mantiene uno stato di grazia, che ti porta di nuovo a farti certe fantasie delicate, sul futuro e sugli anni che verranno. Ogni nascita è un’occasione e un’opportunità per fare meglio. Per altri, appena varchi la soglia del tuo primo appuntamento ginecologico, sai già che i medici e il resto del circo ti parleranno con una certa insistenza di tutto quel che ruota intorno al mondo della diagnosi prenatale. 39 anni sono, a loro dire e con tutte le ragioni di questo mondo, il limite massimo oltre il quale ci si spinge a rischio e pericolo di avere un neonato o una neonata, e poi una persona, disabile a varie intensità.
    Per quel che mi riguarda, è un pensiero che ho avuto fin da quando ho visto le famose lineette sul test di gravidanza, una sera dei primi di giugno. E ricordo con precisione quel gesto netto e categorico della mia ginecologa, nel compilare la cartella clinica con tutti i dati necessari: un bel cerchio a penna nera intorno alle cifre della mia età: 39.
    Seguì la trafila delle raccomandazioni sulle indagini prenatali. Tanto lo sapeva già che non ero interessata a fare nessun test approfondito, amnio, villo o qualunque altra “centesi” potessi incontrare lungo la mia gravidanza. Mai fatto nulla del genere. Solo che i medici non demordono mica, purtroppo o per fortuna, non si sa. All’ecografia morfologica venne fuori che la piccola stava crescendo poco, molto poco, troppo poco. Che i suoi parametri erano compatibili con quelli della Trisomia 21. In definitiva, che con la mia età non ci sarebbe stato nulla di strano nell’aver concepito un bambino disabile. E poi le telefonate rapide e fumose con vari medici, una visita targata “urgente” con una genetista che mi ha spiegato tutto come ad una 12enne e che provato a convincermi a fare indagini prenatali di vario genere. Dovevo decidere in fretta quello che andava fatto, ché i tempi per un aborto erano molto molto stretti. Eventualmente, sarebbe stato possibile fare anche una mappa cromosomica extraospedaliera ad un prezzo comunque onesto. Le variabili di una malformazione genetica c’erano proprio tutte, anche la placenta che non maturava correttamente, le mie arterie uterine che non rispondevano a dovere, insomma… più chiaro di così.
    Proprio mentre stavo in quell’ambulatorio ristrutturato da poco, i nodi in gola e l’umore in cantina, la genetista riceve una chiamata sul suo cellulare. Dialoghi brevi, monosillabi con il suo interlocutore. Dice “ah sì, quella signora di 42 anni, dimmi. Certo, capisco, Trisomia 21. Va bene, grazie, glielo riferisco.”
    Ecco. Risultati in diretta, relativi ad un’altra coppia, in attesa in corridoio dopo il mio appuntamento. Uscendo da quella stanza, incrociandoli per un istante con i nostri sguardi sospesi, avrei voluto dire a quei due, venite dai, andiamo tutti a fare una girata insieme, andiamo a camminare, a vedere qualcosa di bello in centro, andiamo al mare, che un settembre così vale proprio la pena, almeno a prenderci un caffè. E invece nulla. Tutti ed ognuno chini a riflettere sulle proprie scelte, sulle proprie vie.
    La crescita della mia Ortensia si è poi regolarizzata durante la gravidanza, monitorata mese dopo mese, e i molti pensieri che mi hanno fatto compagnia per tante settimane hanno trovato spazio in qualche angolo del mio cuore. Affiorano comunque, quando la osservo nel suo sviluppo fisico e cognitivo, immaginando anche quell’altra bambina, che in questa casa non è arrivata, ma che credo abiti poco lontano da qui, con quella coppia di poco più adulta di me.

    Questo è Mamma a 40 anni, io sono Agnese, e ci sentiamo la prossima settimana.

    • 3 min
    Mamma a 40 anni - Le chiacchiere di una neontata - 3 mesi

    Mamma a 40 anni - Le chiacchiere di una neontata - 3 mesi

    Novità su "Mamma a 40 anni": periodicamente e almeno una volta al mese, caricherò la registrazione di un vocale con le chiacchiere della neonata, per tenere memoria di come evolve la sua capacità linguistica e il linguaggio tra e con noi.
    Ecco le chiacchiere di Ortensia a 3 mesi.

    • 2 min

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