8. Dietro le quinte: Carmen - 1892
Di un teatro si può parlare descrivendone la bellezza: drappi di velluto, statue d’ottone, stucchipreziosi o perfino parlando dei concertisti e ballerini che hanno eseguito la loro miglioreesibizione. Oppure, invitandovi a mettervi comodi in un luogo speciale: tra ipalchetti d’onore, dove incontreremo le voci delle donne e degli uomini illustri che hanno datovita alla storia del Teatro Cagnoni di Vigevano. Siamo arrivati all’ultimo episodio del nostro podcast. In questa serie abbiamo conosciuto il teatro Cagnoni attraverso la voce dei suoi palchettisti ed insieme a loro, un po’ della storia di Vigevano. L’abbiamo visitato durante la sua inaugurazione, nella scorsa puntata. Oggi, daremo uno sguardo al teatro non più da fuori, né dai suoi palchi… ma da dietro le quinte! Infatti incontreremo Italia Giorgio: soprano e interprete del personaggio principale di una delle più belle opere messe in scena sul palco del Teatro Cagnoni, la Carmen di Georges Bizet… Italia Giorgio: Oh, scusate! Non mi ero accorta che foste già qui! Mi sto preparando per il mio debutto. Non il primo in assoluto, ma quando devo esibirmi in un nuovo teatro, è quasi come fosse ancora la mia prima volta. Chissà che pubblico incontrerò, se la critica verrà in mio favore o dirà male della mia voce. Sapete, essere attrice - seppur di repertorio di tutto rispetto - non è facile al giorno d’oggi - o meglio, ai giorni miei! Non è da molto che noi donne prendiamo parte alle rappresentazioni teatrali, quanto sarà…duecento anni? Be’, insomma, abbiamo cominciato a prendere parte in modo significativo in teatro solo nel XVII secolo. E non è che a fine Ottocento le cose vadano tanto meglio: di donne sul palco ne è pieno il mondo, ma guai a chiamarle “attrici”. Nossignori, meglio farci chiamare benestanti; dicono che la parola attrice sia…come dire… che non stia bene, ecco. Narratore: La Carmen suonò per la prima volta assoluta al Cagnoni nel 1892, quando ancora prendeva il nome di Teatro Municipale. La prima Italiana dell’opera era stata nel 1879, al San Carlo di Napoli, e la sua rappresentazione tornerà al Cagnoni ancora molte volte, fino all’ultima del 2014, sotto forma di balletto. I: Notevole! Peccato che non sarò sempre io ad impersonare Carmen e ad intonare le note di Georges Bizet, ma che volete farci, il tempo scorreva veloce anche ai miei giorni… e a proposito di tempo, non manca molto all'ouverture, sentite l'orchestra? Sta già accordando gli strumenti, tra poco entro in scena. Non so se possiate vederli anche voi, ma se siete davanti la buca dell’orchestra, vi prego di prestare attenzione alla conta delle poltrone degli orchestrali… quante sono lo sapete? Ve lo dico io: c’è spazio per 36 professori d’orchestra - vale a dire i musicisti - 25 coristi uomini, 12 coriste donne e 12 paggi cantori. Di là, nel retroscena, dietro al sipario, trovano posto 40 comparse, 9 attori e persino due cavalli di scena… cavalli in carne ed ossa, eh! Niente male, vero? E non è finita qui. Sono moltissimi i mestieri e le maestranze che lavorano insieme per dare vita allo spettacolo: levatori di sipario, maschere - che non stanno sul palco, ma vegliano tra di voi in platea quando tutto intorno si fa buio - e poi ci sono i vestiaristi, i bigliettai, gli attrezzisti, i calzolai e naturalmente, macchinisti, impresari, registi e direttori d’orchest… forse questo non avrei dovuto dirlo, ma già che ci sono… parliamone un po’. Si dice che il teatro sia la mimesi della vita, il principio secondo cui l’arte riflette la realtà. E così, come nella vita vera, capita che non fili sempre tutto liscio, e che qualche intoppo accada anche poco prima di una messa in scena importante. N: In occasione della Carmen, fu presentata una dichiarazione dall’orchestra perché indignata dal fatto che non venisse diretta, come di consueto, dal Maestro Domenico Cagnoni - il fratello di Antonio...