45 min

The Sound of Silence 1989

    • Cultura e società

di Riccardo Gazzaniga

Nei primi mesi del 1989, in Russia, lo spirito riformista di Gorbaciov fa sognare i giovani sovietici che da anni lottano per un paese più libero. Fra questi c’è un rocker dissidente di nome Stas Namin, che sogna di portare le band hair-metal americane nella sua Mosca per un grande concerto di rock e libertà. Nel frattempo, in Polonia, Solidarnosc di Lech Walesa diventa un partito politico e trionfa alle prime elezioni democratiche del paese: un terremoto che fa tremare i confini degli altri stati del Patto di Varsavia, aprendo la frontiera tra Ungheria e Austria. Solo in un paese la transazione verso la libertà non si compie e viene, anzi soffocata nel sangue. Le proteste dei giovani cinesi che chiedono più diritti e libertà civili si scontrano con l’atteggiamento intranisgente e repressivo del regime ancora guidato, dietro le quinte, da Deng Xiaoping. In piazza Tienamen, si consuma così la più grande tragedia del 1989 e forse dell’intero decennio. Ai cinesi non resta cheportare una benda rossa ai concerti del rocker Cui Jan, che non si piega al regime. Perché la musica può essere anche questo, strumento di resistenza e libertà.
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Nei primi mesi del 1989, in Russia, lo spirito riformista di Gorbaciov fa sognare i giovani sovietici che da anni lottano per un paese più libero. Fra questi c’è un rocker dissidente di nome Stas Namin, che sogna di portare le band hair-metal americane nella sua Mosca per un grande concerto di rock e libertà. Nel frattempo, in Polonia, Solidarnosc di Lech Walesa diventa un partito politico e trionfa alle prime elezioni democratiche del paese: un terremoto che fa tremare i confini degli altri stati del Patto di Varsavia, aprendo la frontiera tra Ungheria e Austria. Solo in un paese la transazione verso la libertà non si compie e viene, anzi soffocata nel sangue. Le proteste dei giovani cinesi che chiedono più diritti e libertà civili si scontrano con l’atteggiamento intranisgente e repressivo del regime ancora guidato, dietro le quinte, da Deng Xiaoping. In piazza Tienamen, si consuma così la più grande tragedia del 1989 e forse dell’intero decennio. Ai cinesi non resta cheportare una benda rossa ai concerti del rocker Cui Jan, che non si piega al regime. Perché la musica può essere anche questo, strumento di resistenza e libertà.
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