Voci dall'Afghanistan Chora

L'ultima tappa, prima di tornare in Italia, è cercare chi - in Afghanistan - oggi vive nascondendosi.Quelli che sono sono riusciti a scappare, i lasciati indietro, o quelli che ad agosto hanno scelto di restare perché il paese ne ha bisogno, hanno provato a mettersi a disposizione della comunità, ma vivono esposti al rischio quotidiano di essere arrestati arbitrariamente, torturati, o peggio uccisi. In questo viaggio nelle vite di chi rischia di essere punito dai talebani ci sono gemme di speranza, come le scuole clandestine cui abbiamo avuto accesso. L'ultima speranza di istruzione per le ragazze private del diritto alla scuola.
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Kandahar è la città del Mullah Omar, il fondatore del movimento talebano. Fu scelta come capitale del primo Emirato Islamico dal 1996 al 2001. E' qui, in Piazza dei Martiri, che lo scorso 12 agosto la storia ha fatto il giro. Caduta di nuovo Kandahar in mano ai talebani, i sostenitori hanno invaso le strade gridando vittoria contro il nemico invasore. Abbiamo attraversato la città e i distretti rurali per cercare di analizzare le radici del consenso talebano e gli errori dell'Occidente, attraverso le voci dei nuovi amministratori, i Mullah che presiedono gli uffici e le istituzioni e attraverso le voci dei cittadini comuni, insegnati e coltivatori d'oppio.
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Dopo la presa del potere da parte dei talebani il Fondo Monetario Internazionale ha bloccato l'accesso dell'Afghanistan alle sue riserve per un valore di 440 milioni di dollari, lo stesso vale per il 10 miliardi di dollari della Banca Centrale Afgana, congelati negli Usa e non utilizzabili dai talebani. Soldi degli afgani ma bloccati dalle sanzioni. Il risultato è una crisi umanitaria che sta devastando il Paese. 19 milioni di persone in uno stato di insicurezza alimentare, 9 milioni di persone prossime alla carestia. Abbiamo attraversato questa crisi, nelle albe gelide delle distribuzioni alimentari, nelle corsie degli ospedali che non hanno più posto per i bambini malnutriti, e siamo tornati nell'Ospedale di Emergency a raccontare il dopoguerra con chi aiuta i cittadini afgani da decenni.
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La notte del 14 agosto un frastuono di elicotteri rompe il silenzio di Kabul. E' iniziato il ponte aereo dall'Ambasciata statunitense all'aeroporto Karzai, lo staff diplomatico sta lasciando il paese. Solo tre giorni prima l'intelligence americana sosteneva che la città avrebbe resistito 90 giorni dopo il ritiro delle truppe. In poche ore i talebani sono alle porte di Kabul e la gente in strada, senza capire cosa stia accadendo ma soprattutto cosa accadrà. Il nostro viaggio riparte da lì. Facendo i conti con la caotica evacuazione di agosto e tornando, sei mesi dopo, nell'Afghanistan dei talebani.
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Il ritorno dei talebani in Afghanistan ha cancellato in un giorno vent'anni di diritti, di libertà e di sviluppo del Paese. Francesca Mannocchi era a Kabul il 15 agosto 2021, quando i talebani riconquistarono Kabul. E ci è tornata adesso, per raccontare che cosa è cambiato.
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