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28 gennaio 1983. Per la prima volta, in Italia, una donna muore perché bersaglio prescelto del terrorismo rosso. Si chiama Germana Stefanini, è un'agente di custodia nel carcere di Rebibbia e resterà la sola a detenere questo triste primato storico. Giuseppina Galfo, medico penitenziario, l'ha sfiorato per poco. Le accomuna una sentenza di morte arrivata dopo un processo proletario al quale sono state sottoposte e di cui rimane traccia su registrazioni degli stessi terroristi. Una pagina poco conosciuta degli Anni di Piombo."Zitta e buona, Germana Stefanini e le donne vittime del terrorismo rosso" è un podcast di Elisabetta Fusconi che ripercorre, con audio originali dell'epoca e interviste ai protagonisti, le ore drammatiche vissute da Germana Stefanini e Giuseppina Galfo durante il loro sequestro da parte dei Nuclei per il potere del proletariato armato, una cellula delle Brigate Rosse composta da cosiddetti "irriducibili" tuttora in carcere .CREDITI“Zitta e buona. Germana Stefanini e le donne vittime del terrorismo rosso” un podcast di Elisabetta Fusconi prodotto da Radio 24, sound design di Luigi Speciale, producer Riccardo Poli, responsabile di produzione Guido Scotti, coordinamento editoriale Alessandra Scaglioni.

Zitta e buona - Germana Stefanini e le donne vittime del terrorismo rosso Radio24 Podcast Originali

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28 gennaio 1983. Per la prima volta, in Italia, una donna muore perché bersaglio prescelto del terrorismo rosso. Si chiama Germana Stefanini, è un'agente di custodia nel carcere di Rebibbia e resterà la sola a detenere questo triste primato storico. Giuseppina Galfo, medico penitenziario, l'ha sfiorato per poco. Le accomuna una sentenza di morte arrivata dopo un processo proletario al quale sono state sottoposte e di cui rimane traccia su registrazioni degli stessi terroristi. Una pagina poco conosciuta degli Anni di Piombo."Zitta e buona, Germana Stefanini e le donne vittime del terrorismo rosso" è un podcast di Elisabetta Fusconi che ripercorre, con audio originali dell'epoca e interviste ai protagonisti, le ore drammatiche vissute da Germana Stefanini e Giuseppina Galfo durante il loro sequestro da parte dei Nuclei per il potere del proletariato armato, una cellula delle Brigate Rosse composta da cosiddetti "irriducibili" tuttora in carcere .CREDITI“Zitta e buona. Germana Stefanini e le donne vittime del terrorismo rosso” un podcast di Elisabetta Fusconi prodotto da Radio 24, sound design di Luigi Speciale, producer Riccardo Poli, responsabile di produzione Guido Scotti, coordinamento editoriale Alessandra Scaglioni.

    5. Gli irriducibili

    5. Gli irriducibili

    Barbara Fabrizi, la terza componente della falange armata dei Nuclei per il Potere Proletario, decide di costituirsi poco dopo l’arresto dei suoi complici. Lo fa presentandosi in lacrime nello studio del suo avvocato. Finisce così la breve stagione di sangue portata avanti da tre giovani che nel 1983 hanno inseguito, a qualsiasi prezzo, la chimera della rivoluzione del proletariato e dello smantellamento del sistema carcerario. Idee in cui continuano a credere fermamente anche da dietro le sbarre nei lunghi carteggi che si scambiano dai rispettivi istituti penitenziari dove sono rinchiusi. Condannati all’ergastolo per l’omicidio di Germana Stefanini e a 30 anni di reclusione per l’attentato al medico penitenziario Giuseppina Galfo, sono tra i pochi “irriducibili” che a differenza di gran parte dei brigatisti non si sono mai né pentiti né dissociati dalle azioni compiute.

    4. Fuga di gas

    4. Fuga di gas

    La banda di terroristi che ha lasciato dietro di sé la scia di sangue sparando alla dottoressa Giuseppina Galfo e uccidendo la vigilatrice penitenziaria Germana Stefanini è sparita nel nulla. Le indagini della Digos sono serrate ma dei tre nessuna traccia. Bisogna attendere un loro primo passo falso che non tarda ad arrivare. Il 12 maggio del 1983 una fuga di gas in un appartamento in zona Primavalle, a Roma, fa scoprire il loro covo ma non sono in casa al momento dell’irruzione. Si riesce però finalmente a risalire alle generalità degli autori dell’efferato omicidio della Stefanini. Si tratta di Francesco Donati, Barbara Fabrizi e Carlo Garavaglia. I tre decidono di portare a termine una rapina in un ufficio postale per finanziarsi la latitanza. Sarà il loro errore strategico, una chiamata di un anonimo cittadino fa accorrere sul luogo le volanti della Polizia. Uno dei terroristi, Francesco Donati, si asserraglia all’interno della posta prendendo in ostaggio due persone. Dopo un pomeriggio ad alta tensione, fatto di trattative estenuanti, Donati si arrende. Un altro, Garavaglia, viene arrestato appena tenta di darsi alla fuga. Barbara Fabrizi, la terza componente dei Nuclei per il Potere Proletario, riesce invece a scappare.

    3. Il processo proletario

    3. Il processo proletario

    Sono passati quasi due mesi dall'attentato al medico penitenziario Giuseppina Galfo. Germana Stefanini, agente addetta al controllo pacchi nel carcere di Rebibbia, è sequestrata in casa sua da tre terroristi, una donna e due uomini, appartenenti ai Nuclei per il potere proletario armato. È sottoposta a un lungo interrogatorio che viene registrato, un processo proletario a quella che viene definita una “torturatrice di Stato”. A Roma, al 5 di via Albimonte, la Stefanini non è l'unica vigilatrice ad abitarci. Al piano sopra al suo vivono altri due colleghi che sono in casa mentre al quarto piano Germana è in balia dei tre terroristi: gli agenti stanno chiacchierando con la nipote di Germana Stefanini, Marisa, e con il fidanzato di lei Massimo, che nel frattempo sono passati a trovarli e che sono a loro volta agenti armati. Se solo intuissero quanto sta accadendo sotto di loro, forse Germana potrebbe salvarsi, ma il destino della donna è ormai segnato. Il suo corpo viene ritrovato la sera stessa del 28 gennaio 1983 dentro a una Fiat 131.

    2. Guerra alle carceri

    2. Guerra alle carceri

    Germana Stefanini, la vigilatrice penitenziaria nelle mani di una banda armata che si fa chiamare Nuclei per il potere proletario armato, non è la prima donna ad essere bersaglio del terrorismo rosso. Prima di lei, il 3 dicembre 1982, tocca a un medico penitenziario di nome Giuseppina Galfo. Vive vicino al Colosseo insieme ai suoi genitori e chi la conosce le attribuisce tre aggettivi: ottimista, irruenta e temeraria. Divide le sue giornate tra il lavoro nel carcere di Rebibbia e il suo studio clinico al primo piano di una grossa palazzina in via Pian due torri al numero 19, alla Magliana. È qui che i Nuclei per il potere proletario la vanno a cercare. La definiscono boia e torturatrice, anche con lei registrano tutto il duro interrogatorio a cui la sottopongono prima di portare a termine un verdetto di morte già sentenziato dal “Tribunale del Proletariato”. Con l’attentato a Giuseppina Galfo, dall’esito inaspettato, la banda sovversiva dà ufficialmente il via ad una personale campagna contro le carceri.

    1. L’audiocassetta

    1. L’audiocassetta

    Roma, 28 gennaio del 1983. Il turno di Germana Stefanini, nella sezione controllo pacchi del carcere romano di Rebibbia, finisce alle h.14.30. Si avvia a casa in bus tenendo in mano un sacchetto di plastica che contiene un termos e delle uova. Giunta in via Albimonte al 5, dove abita, apre il portone, dà un'occhiata alla casella della posta sulla destra, fa pochi gradini e si avvia all'ascensore. Si sente chiamare: “Germana Stefanini?” “Sì” risponde. Due uomini e una donna, tutti molto giovani, la spintonano fino a casa sua, un appartamento al quarto piano. La stavano aspettando, è da giorni che la pedinavano per studiarne orari e tragitti. Chi sono? Cosa vogliono? Mettono a soqquadro la casa, legano la donna a una sedia con un nastro adesivo e danno inizio a un processo nei confronti della vigilatrice penitenziaria, definito dai sequestratori un processo proletario. Sono terroristi, fanno parte di una cellula delle Br - Partito della Guerriglia e sottopongono Germana Stefanini a pressanti domande sul suo lavoro all’interno del carcere. L’interrogatorio viene tutto registrato. Lei non capisce chi ha davvero davanti né tantomeno quale epilogo avrà quel pomeriggio.

    Trailer

    Trailer

    Due donne bersaglio della furia del terrorismo rosso. Sottoposte a un lungo interrogatorio, definito processo proletario, i terroristi hanno registrato tutto su audiocassette, ritrovate poi nel loro covo. Per puro caso, quei nastri sono arrivati in possesso di Elisabetta Fusconi che ha voluto ricostruire le loro storie a quarant'anni dall'avvenimento dei quei fatti. “Zitta e buona - Germana Stefanini e le donne vittime del terrorismo rosso” è il nuovo podcast originale di Radio 24 dove si racconta questa pagina poco conosciuta degli anni di piombo. Disponibile sul sito di Radio 24 e sulle principali piattaforme audio.

Customer Reviews

5.0 out of 5
14 Ratings

14 Ratings

aserdczbn ,

Molto interessante

Per me una vicenda praticamente sconosciuta, grazie a tutte le persone che hanno collaborato a questo podcast per farcela conoscere e in particolare a Elisabetta Fusconi che l’ha raccontata con passione.

Garden98! ,

Veramente un bel podcast

Podcast molto interessante che fa luce su una storia poco conosciuta

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