19 min

#8 Le Horla - Guy de Maupassant - novella - vocifero Guy de Maupassant - Novelle

    • Arts

LE HORLA (1886)
voce narrante Pietro Montandon
direzione Graziana Maniscalco
montaggio e sound design sonora Giuseppe Romeo JDS

Un uomo racconta di una presenza che si è gradatamente insinuata nella sua vita e che l’ha condotto sull’orlo della follia.

nota a cura di Nino Romeo

La novella che qui proponiamo venne pubblicata nel 1886; l’anno successivo, 1887, Maupassant pubblicò un racconto dallo stesso titolo, “Le Horla”.
Nella sua produzione letteraria, Maupassant torna spesso su novelle già pubblicate (vedi quanto scritto a proposito de “La signorina Cocotte”), lasciando inalterato il plot narrativo originale ma variando la struttura del racconto.
Nel primo “Le Horla” è lo stesso protagonista, al quale l’Autore non attribuisce un nome, a raccontare a un consesso di medici la sequenza degli eventi che hanno sconvolto la sua mente, conducendolo, per sua stessa determinazione, al manicomio.
La versione successiva è redatta in maniera diaristica: il protagonista (anche in questo caso, non nominato dall’Autore) annota, giorno dopo giorno, gli eventi in un crescendo di scoperte che divengono terrificanti ed insopportabili, per lui: l’inevitabile conclusione sarà, in questo caso, il suicidio.
“Le Horla” è una delle novelle più note ed imitate di Maupassant; ed è anche una delle più indagate da linguisti, psicanalisti, critici letterari e biografi; a partire dal titolo.
La parola ‘horla’ non esiste nella lingua francese: dunque è un nome d’invenzione.

Ecco, dunque: quell’Essere…come posso chiamarlo? L’Invisibile… No, non basta. Io l’ho battezzato l’Horla…perché? Non lo so.

Il titolo del racconto è stato diversamente tradotto nelle varie edizioni italiane: L’invisibile, Il Gorla, Lo spettro, Il fantasma. Noi abbiamo preferito lasciare il titolo originale per quanto di ineffabile, di indeterminato, di misterioso esso propone anche al lettore (e all’ascoltatore) italiano.
Tralasciando le tante interpretazioni riportate nei numerosissimi saggi, qui accogliamo quella che ricorre in molti trattati: la parola ha reminiscenze normanne che rimandano al significato di ‘estraneo’: estraneo da sé.
L’Horla ci appare una evoluzione del ‘doppio di sé’ di “Lui” (vedi nota su questo podcast): una presenza che assume un’autonomia rispetto a chi gli ha consentito vita; ed un’immanenza che conduce lo stesso Autore a trovare, in lui e per lui, ragioni e motivazioni logiche e ‘scientifiche’; ed il coinvolgimento nel processo delirante di altri ‘io’, dell’intera umanità.
Ma argomenti e ragionamenti cedono il passo al nucleo centrale di questa straordinaria composizione: il terrore ancestrale che avanza scoperta di un sé che assume identità e materia.
#vociferoaudioracconti

LE HORLA (1886)
voce narrante Pietro Montandon
direzione Graziana Maniscalco
montaggio e sound design sonora Giuseppe Romeo JDS

Un uomo racconta di una presenza che si è gradatamente insinuata nella sua vita e che l’ha condotto sull’orlo della follia.

nota a cura di Nino Romeo

La novella che qui proponiamo venne pubblicata nel 1886; l’anno successivo, 1887, Maupassant pubblicò un racconto dallo stesso titolo, “Le Horla”.
Nella sua produzione letteraria, Maupassant torna spesso su novelle già pubblicate (vedi quanto scritto a proposito de “La signorina Cocotte”), lasciando inalterato il plot narrativo originale ma variando la struttura del racconto.
Nel primo “Le Horla” è lo stesso protagonista, al quale l’Autore non attribuisce un nome, a raccontare a un consesso di medici la sequenza degli eventi che hanno sconvolto la sua mente, conducendolo, per sua stessa determinazione, al manicomio.
La versione successiva è redatta in maniera diaristica: il protagonista (anche in questo caso, non nominato dall’Autore) annota, giorno dopo giorno, gli eventi in un crescendo di scoperte che divengono terrificanti ed insopportabili, per lui: l’inevitabile conclusione sarà, in questo caso, il suicidio.
“Le Horla” è una delle novelle più note ed imitate di Maupassant; ed è anche una delle più indagate da linguisti, psicanalisti, critici letterari e biografi; a partire dal titolo.
La parola ‘horla’ non esiste nella lingua francese: dunque è un nome d’invenzione.

Ecco, dunque: quell’Essere…come posso chiamarlo? L’Invisibile… No, non basta. Io l’ho battezzato l’Horla…perché? Non lo so.

Il titolo del racconto è stato diversamente tradotto nelle varie edizioni italiane: L’invisibile, Il Gorla, Lo spettro, Il fantasma. Noi abbiamo preferito lasciare il titolo originale per quanto di ineffabile, di indeterminato, di misterioso esso propone anche al lettore (e all’ascoltatore) italiano.
Tralasciando le tante interpretazioni riportate nei numerosissimi saggi, qui accogliamo quella che ricorre in molti trattati: la parola ha reminiscenze normanne che rimandano al significato di ‘estraneo’: estraneo da sé.
L’Horla ci appare una evoluzione del ‘doppio di sé’ di “Lui” (vedi nota su questo podcast): una presenza che assume un’autonomia rispetto a chi gli ha consentito vita; ed un’immanenza che conduce lo stesso Autore a trovare, in lui e per lui, ragioni e motivazioni logiche e ‘scientifiche’; ed il coinvolgimento nel processo delirante di altri ‘io’, dell’intera umanità.
Ma argomenti e ragionamenti cedono il passo al nucleo centrale di questa straordinaria composizione: il terrore ancestrale che avanza scoperta di un sé che assume identità e materia.
#vociferoaudioracconti

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