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Siamo sicuri che non sia in corso un'invasione dell'Italia e dell'Europa?

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Siamo sicuri che non sia in corso un'invasione dell'Italia e dell'Europa?

    Immigrazione fuori controllo, in Francia costa 2 miliardi l'anno

    Immigrazione fuori controllo, in Francia costa 2 miliardi l'anno

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7685

    IMMIGRAZIONE FUORI CONTROLLO, IN FRANCIA COSTA 2 MILIARDI L'ANNO di Paola Belletti
    Sarebbe dovuto uscire il 13 dicembre, ma la sua pubblicazione è stata intenzionalmente differita. Ad ammetterlo Pierre Moscovici, già ministro dell'economia e delle finanze nei due governi Ayrault, e attualmente primo presidente della Corte dei Conti della Repubblica francese. Si tratta del rapporto sull'immigrazione clandestina in Francia, fenomeno contro il quale il governo aveva promesso il pugno di ferro: il ministro dell'Interno Gérald Darmanin sbandierava fieramente l'efficacia della sua gestione degli immigrati clandestini e afferma che il tasso di espulsione degli stranieri delinquenti è aumentato del 30%. Il rapporto che riferisce i numeri del fenomeno migratorio - che si configura oggi come epocale per tutta l'Europa, come ha evidenziato il Timone di novembre (qui per abbonarsi) - è invece un atto di accusa contro l'operato del governo.
    TEMPISMI SOSPETTI
    Darmanin, che non ha potuto far tornare i conti in modo che confermassero la bontà della gestione dell'esecutivo di Macron, ha deciso di non renderli noti nel momento in cui avrebbero potuto pesare maggiormente sul dibattito parlamentare che proprio in quei giorni si stava infiammando, l'11 dicembre infatti l'Assemblea nazionale aveva bocciato il progetto di legge sull'immigrazione: la mozione è stata votata con 270 voti favorevoli contro 265, impedendo di fatto l'approvazione del progetto di legge all'Assemblea nazionale e infliggendo l'ennesima sconfitta politica alla maggioranza di Macron. La proposta di legge era invece passata al Senato francese qualche settimana fa e numerose organizzazioni si erano mobilitate per evitare che il progetto di legge passasse in via definitiva.
    Il presidente della Corte ha spacciato per rigore morale una omissione, se non una manomissione strumentale a favore del governo in carica (e sotto una fitta grandine di malcontento sociale): si è difeso spiegando che non voleva che "questa pubblicazione interferisse in alcun modo con il dibattito politico". A prendere in considerazione i numeri del rapporto si capisce anche come a pensar male, anche in questo caso, si rischi poco di sbagliare.
    CONTROLLI INESISTENTI, RISORSE SCARSE, SPESA ELEVATA
    Nel pezzo a firma di Hélène de Lauzun l'elenco, seppure sintetico, è impietoso: la gestione delle frontiere è giudicata catastrofica, con controlli di identità praticamente mai effettuati e nessuna informazione seriamente raccolta. Le amministrazioni e i tribunali responsabili delle deportazioni sono totalmente saturi, poiché il numero di ordini di lasciare la Francia (Obligation de Quitter le Territoire Français, o OQTF) emessi è effettivamente aumentato del 60% negli ultimi cinque anni, mentre il numero di personale responsabile del loro trattamento è aumentato solo del 9%. Gli OQTF sono spesso contestati e i tribunali amministrativi non sono in grado di gestire correttamente i casi a causa della mancanza di personale e risorse.
    Altro limite significativo è la mancanza di applicazione degli ordini di espulsione emessi: solo il 10% diventa effettivo: di sicuro questa sproporzione non rimanda un'immagine di semplice disorganizzazione; ciò che comunica all'opinione pubblica nazionale e internazionale è un senso di inefficacia e perdita di controllo da parte dell'autorità politica. Tra i numeri che l'ex ministro socialista ha preferito tacere il più a lungo possibile spicca senz'altro quello del costo dell'immigrazione clandestina sui bilanci dello Stato: 1,8 miliardi di euro all'anno, essenzialmente a carico del Ministero dell'Interno. Questa cifra sconcertante mina un argomento spesso avanzato dalla sinistra, vale a dire che l'immigrazione ha "arricchito" il paese. E il rapporto della Corte...

    • 6 min
    Il ministro della difesa Crosetto non vuole una nuova battaglia di Lepanto

    Il ministro della difesa Crosetto non vuole una nuova battaglia di Lepanto

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7624

    IL MINISTRO DELLA DIFESA CROSETTO NON VUOLE UNA NUOVA BATTAGLIA DI LEPANTO di Raffaele Citterio
    In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera e pubblicata due domeniche fa, il ministro della Difesa Guido Crosetto si augurava che il conflitto in Medio Oriente non degenerasse in "uno scontro di civiltà". Il rappresentante di Fratelli d'Italia vorrebbe impedire che si scateni "una nuova battaglia di Lepanto". A sostegno di tale augurio, chiosava in vari modi: "Non esiste una frattura tra mondo arabo e Occidente".
    Nel contempo, però, annunciava che le festività delle Forze Armate ai Fori Imperiali, previste per il 4 novembre, sarebbero state sospese per motivi di sicurezza, cioè per il rischio di attacchi terroristici di matrice islamica. Come dire: prendiamo atto che il terrorismo islamico ci può colpire anche a casa.
    Interpellato sull'immigrazione che, sempre più copiosa, sbarca sulle nostre coste meridionali, il ministro ammetteva che "per dei potenziali terroristi è il modo migliore per entrare in Italia". E faceva sapere: "In questi anni, di persone che arrivano dal mattino alla sera e possono farci del male ne sono entrate a migliaia. Quando hai decine di migliaia di migranti... è ovvio che sbarcheranno alcuni che non siano stinchi di santo".
    Di più. Domandato se nel mirino di Hamas c'è solo Israele o ci sono anche le democrazie dell'Occidente, Crosetto rispondeva: "Le democrazie occidentali sono il gradino successivo. L'obiettivo di Hamas è la jihad, la guerra totale. Cercano di agitare gli animi di milioni di musulmani e trasformare la loro volontà terroristica in una guerra di religione".
    E allora, perché vuole scongiurare una nuova battaglia di Lepanto?
    Dalle parole del ministro traspare la comprensibile preoccupazione che il conflitto mediorientale possa estendersi all'Europa, già tanto provata da altri fattori, e in preda a una guerra sui confini slavi. Si augura, dunque, che le nazioni "buttino acqua sul fuoco", cerchino cioè la pace. Intenzione di per sé lodevole e condivisibile. Sbaglia, però, nel voler escludere tout court quello che possiamo chiamare lo spirito di Lepanto, condizione essenziale per la vera pace.
    LO SPIRITO DI LEPANTO
    Prima di essere una battaglia, Lepanto è uno stato di spirito fondato su due elementi:
    1) la consapevolezza della nostra identità cristiana ed europea, cioè di una specifica tradizione di Fede e di civiltà;
    2) la consapevolezza che tale Fede e tale civiltà sono oggi sotto attacco, sia dall'esterno che dall'interno.
    Da ciò la consapevolezza che è un nostro preciso dovere morale reagire in difesa di Santa Romana Chiesa e della civiltà che essa ha plasmato. Detto senza mezzi termini, la consapevolezza che serve un rinnovato spirito di crociata. Crociata psicologica, culturale e ideologica prima che militare, ma ciò nondimeno una vera e propria crociata.
    Negli ultimi decenni, mentre l'amore per la nostra Fede e la nostra civiltà europea venivano meno, il fanatismo dei nostri nemici cresceva in proporzione inversa. Già nel 2000 ammoniva il cardinale Biffi: "L'Europa o ridiventerà cristiana o diventerà musulmana. Ciò che mi pare senza avvenire è la ‘cultura del niente', della libertà senza limiti e senza contenuti, dello scetticismo vantato come conquista intellettuale, che sembra essere l'atteggiamento dominante nei popoli europei, più o meno tutti ricchi di mezzi e poveri di verità. Questa ‘cultura del niente' (sorretta dall'edonismo e dalla insaziabilità libertaria) non sarà in grado di reggere all'assalto ideologico dell'islam che non mancherà. Solo la riscoperta dell'avvenimento cristiano come unica salvezza per l'uomo - e quindi solo una decisa risurrezione dell'antica anima dell'Europa - potrà offrire un esito diverso a questo...

    • 8 min
    Marocchino musulmano, espulso due volte, uccide la moglie, ma è libero di circolare

    Marocchino musulmano, espulso due volte, uccide la moglie, ma è libero di circolare

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7590

    MAROCCHINO MUSULMANO, ESPULSO DUE VOLTE, UCCIDE LA MOGLIE, MA E' LIBERO DI CIRCOLARE di Stefano Zurlo
    L'hanno espulso due volte, nel 2011 e nel 2023, ma è ancora in Italia. È un uomo libero. E fra un provvedimento e l'altro, ha ucciso con ferocia la moglie, massacrata con 42 coltellate davanti alla loro figlia di 7 anni. È una storia sconvolgente quella di Hammadi Zrhaida, marocchino, classe 1975, finito a suo tempo sui giornali per aver ammazzato la consorte dopo una lunga serie di vessazioni e umiliazioni. Una vicenda che mette purtroppo in luce le debolezze di un sistema colabrodo in cui si aprono infinite falle e che alla fine non è capace di tutelare le persone indifese ma meritevoli come Fatima, farmacista, che aveva denunciato Hammadi, ma è morta per mano sua.
    La storia comincia nel 2010 quando l'uomo arriva in Italia con il classico visto turistico. Già nel 2011 è nei guai: viene denunciato per danneggiamento e viene decretata la sua espulsione, preceduta dal passaggio in un Centro di permanenza e rimpatrio per i migranti. Ma il marocchino non entra nel centro, riesce a schivare la detenzione sia pure amministrativa e gioca la carta del ricongiungimento familiare. Fatima l'ha preceduto nel nostro Paese. Lui l'ha costretta a lasciare il lavoro, lei è venuta in Italia, ha trovato un'occupazione come badante, vive a Padova. I rapporti fra i due sono pessimi: Hammadi la segrega, la minaccia, la picchia, lei lo denuncia e lo denuncia ancora, ma poi come spesso succede, fa marcia indietro.
    Hammadi sospetta che abbia un amante e nel corso dell'ennesima lite la colpisce con coltello 42 volte, davanti agli occhi della piccola che assiste impotente allo scempio.
    Zrhaida viene arrestato e condannato a 20 anni. In appello però la pena viene ridotta a 14 anni e 8 mesi, suscitando discussioni e polemiche sulla stampa; il Mattino di Padova registra lo sconcerto dell'avvocato che non accetta uno sconto così importante: «Non avevamo fatto appello contro la sentenza perché non avrebbe riportato in vita Fatima, tuttavia ci eravamo rimessi a una giustizia umana che non c'è stata. Eppure sono state spezzate due vite: quella di Fatima e quella della figlia», data in affido.
    Zrhaida sconta la pena, ulteriormente accorciata per effetto delle regole del diritto penitenziario. Quest'estate è di nuovo in circolazione, fuori dal carcere. E non ci sono le condizioni per lasciarlo nel nostro Paese: il suo soggiorno in Italia è andato ben oltre i confini della legalità. È così a fine agosto il prefetto di Padova lo espelle e il questore lo spedisce in un Centro di permanenza e rimpatrio per i migranti, secondo il protocollo canonico seguito in questi casi.
    Del resto, come ha raccontato il Giornale nella sua inchiesta, i centri per la permanenza e il rimpatrio sono forse l'unico argine contro individui socialmente pericolosi come Hammadi che forse verranno rispediti a casa e forse no. Perché c'è sempre la possibilità che un ricorso sia accolto. Hammadi viene portato nel Centro per i migranti di via Corelli a Milano, in attesa di essere espulso. È il 28 agosto scorso: il conto alla rovescia sulla carta non è lungo, perché il Marocco è un paese che collabora e gli aerei riportano indietro i clandestini. Ma in Italia c'è sempre un'ultima carta da giocare, quella della richiesta di asilo. Certo, il Marocco non è la Somalia e nemmeno l'Afghanistan, ma alcuni giudici hanno una sensibilità molto alta nel valutare i casi. Spesso i magistrati lasciano gli ospiti nelle strutture blindate in attesa della pronuncia della Commissione. È questa la decisione del giudice di pace che conferma il trattenimento, ma non esaurisce la procedura. C'è una richiesta di asilo e a soppesare il quadro arriva il giudice ordinario: Olindo Canali. Lui la vede in...

    • 12 min
    Come l'Europa si alleva la serpe islamista in seno

    Come l'Europa si alleva la serpe islamista in seno

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7592

    L'EUROPA SI ALLEVA LA SERPE ISLAMISTA IN SENO
    Il jihadismo non riguarda solo il Medio Oriente e l'Africa, perché è ben radicata la presenza di radicalismo musulmano in Europa, Italia compresa
    di Souad Sbai
    Hanno avuto ragione molto presto coloro che hanno evocato lo spettro dell'effetto emulazione di Hamas in Europa. In Francia, a rispondere positivamente il 13 ottobre all'appello dell'organizzazione terroristica per un "venerdì della rabbia" è stato un giovane ceceno di 20 anni, Mohamed Mogouchkov, che ha colto l'occasione per fare quanto forse aveva già in mente da tempo. Come vittima sacrificale, è stata la volta del Prof. Dominique Bernard, docente di letteratura francese in un liceo di Arras poco più che quarantenne. Due i feriti, causati dal coltello dell'attentatore.
    Mogouchkov era immancabilmente già noto alle autorità come soggetto a rischio radicalizzazione. Il fratello più grande si trova in carcere per il piano di un attacco terroristico all'Eliseo. Il giovane ceceno ha così deciso di seguire fedelmente le orme del suo connazionale Abdullakh Anzorov, il decapitatore del Prof. Samuel Paty nel sobborgo di Conflans-Sainte-Honorine, nei pressi di Parigi, il 16 ottobre del 2020, esattamente 4 anni fa.
    TERRORISMO JIHADISTA NEL CUORE DELL'EUROPA
    Gli antefatti che hanno condotto al suo barbaro gesto devono ancora essere ricostruiti con precisione e non sappiamo quindi se Mogouchkov nutrisse un odio tanto estremo nei confronti del Prof. Bernard per una qualche ragione in particolare, come fu l'aver discusso in classe delle vignette di Charlie Hebdo, che risultò fatale al Prof. Paty. Anzorov agì istigato dall'ISIS, Mogouchkov da Hamas pur avendo anch'egli simpatie per il presunto stato islamico: al netto delle differenze, il risultato non cambia. Si tratta sempre di terrorismo jihadista nel cuore dell'Europa.
    Ci si preoccupa in maniera crescente dell'insistenza del fenomeno in Africa sub-sahariana e sicuramente a ragione. D'altro canto, il concentrare l'attenzione pressoché esclusivamente su quanto accade al di là dei nostri confini, porta a sottostimare le serissime problematiche che affliggono l'Europa internamente, tra cui va certamente annoverata la ben radicata presenza di sacche di radicalismo islamista, diffuse ormai ovunque, Italia compresa. Una problematica intrecciata a doppio filo con quella dell'immigrazione, dell'integrazione e del militantismo di una parte significativa delle seconde generazioni, a cui va aggiunta anche l'accoglienza di "rifugiati" come Anzorov e Mogouchkov, che raggiungono nella lista nera del terrorismo i connazionali Dzokhar e Tamerlan Carnaev, gli autori dell'attacco alla maratona di Boston del 15 aprile 2013.
    La Germania ha messo fuori legge tutte le attività legate ad Hamas nel paese, dopo il clamore suscitato dalle manifestazioni di giubilo a Berlino in favore dell'organizzazione terroristica che, ricordiamo, è uno dei tanti frutti amari generati dai Fratelli Musulmani e beneficia del sostegno politico di Turchia e Qatar, oltre che dei missili e dell'addestramento del regime khomeinista iraniano. Simili manifestazioni a quelle della capitale tedesca si sono svolte nelle strade di Londonistan, come denunciato dalla scrittrice Joanne Rowling. E in Italia?
    PRUDENZA MISTA A FURBIZIA
    Gli islamisti nostrani non hanno finora gridato troppo apertamente il proprio supporto per Hamas, ma si tratta solo di prudenza mista a furbizia, che non ne nasconde la compiacenza per quanto accaduto in Israele, come nel caso dei tanti giovani "influencer" con la barbetta che spopolano sui social media. Si tratta di soggetti nati o giunti molto presto in Italia, laureati e inseriti professionalmente, che non hanno nulla di apparentemente pericoloso ma sfruttano le sembianze...

    • 4 min
    Svezia nel caos e in mano agli immigrati musulmani

    Svezia nel caos e in mano agli immigrati musulmani

    VIDEO: Svezia in fiamme ➜ https://www.youtube.com/watch?v=6vO6V1RYB-0

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7472

    SVEZIA NEL CAOS E IN MANO AGLI IMMIGRATI MUSULMANI
    Tutto è iniziato con un corano bruciato... fosse stato un Vangelo, tutto sarebbe filato liscio, come il 1° giugno quando un uomo è balzato sull'altare di san Pietro, sotto il Baldacchino di Bernini, totalmente nudo

    di Manuela Antonacci
    Il Marocco ha richiamato il suo ambasciatore in Svezia dopo che una copia del Corano è stata bruciata a Stoccolma e ha definito il gesto «offensivo e irresponsabile». L'autore, un iracheno di 37 anni di nome Salwan Momika, fuggito dal suo Paese aveva preventivamente chiesto l'autorizzazione alla polizia svedese, in occasione della festa musulmana dell'Eid al-Adha.
    La cosa singolare è che le autorità, prima gli hanno consentito la "dimostrazione" mentre, subito dopo hanno incredibilmente aperto un'indagine nei suoi confronti per «agitazione contro un gruppo etnico». Infine l'uomo è stato denunciato per incitamento all'odio razziale. Il motivo del gesto è stato subito chiarito dall'autore: «Non stiamo combattendo contro i musulmani, ma contro i loro pensieri». La protesta si è consumata di fronte alla Moschea di Stoccolma, la Medborgarplatsen Camii, nel quartiere centrale di Sodermalm. Diverse persone hanno cercato di intervenire per fermare il rogo.
    Il fatto, come prevedibile, ha scatenato lo sdegno generale, da Washington ad Ankara: «Condanno l'atto spregevole commesso in Svezia contro il Corano, il nostro libro sacro, durante il primo giorno dell'Eid-al-Adha» - ha detto il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, su Twitter, aggiungendo che «è inaccettabile permettere queste azioni dietro il pretesto della libertà di espressione, tollerare un atto atroce di questo tipo significa esserne complici».
    Belle parole certo: «È inaccettabile permettere queste azioni dietro il pretesto della libertà di espressione»; tutto giusto, ma chissà perché le stesse pillole di saggezza e la stessa ondata di indignazione non si scatena quando ad essere bruciati o irrisi sono i vangeli, o quando ad essere profanate sono le chiese cristiane, ad esempio. Tanto per ricordare uno dei tantissimi, gravi, gesti dissacratori compiuti contro, ad esempio i luoghi simbolo del cristianesimo, anche nella nostra stessa Italia: lo scorso 1° giugno, un uomo è balzato sull'altare maggiore della basilica di san Pietro, sotto il Baldacchino di Bernini, totalmente nudo.
    Avrebbe motivato il suo gesto legandolo ad una sorta di forma di protesta contro la guerra in Ucraina. Un gesto gravissimo perché come è ben noto, San Pietro rappresenta il cuore pulsante del cattolicesimo. Invece nessuna voce di protesta si è levata contro questo episodio terribile, anzi, certa stampa si è subito premurata di sottolineare che l'uomo soffriva di forti crisi depressivi e quindi, tra le righe, sarebbe in qualche modo "giustificato".
    Ma quindi? Nessuno ha sottolineato da noi che «è inaccettabile permettere queste azioni dietro il pretesto della libertà di espressione» e che «tollerare un atto atroce di questo tipo significa esserne complici», come ha ben detto il ministro degli Esteri turco sul rogo del corano? Solo quando si attacca il cristianesimo questo principio, evidentemente, sembra non valere, solo quando ad essere oltraggiati sono i cristiani, allora si tratta di "libertà di espressione" o i criminali che compiono tali gesti vanno trattati a pacche sulla spalla perché vengono presentati come dei "poveri disagiati" come sottolineano i giornaloni?
    Forse perché i cristiani, in Occidente, subiscono in silenzio o vengono silenziati dai media? Forse, però, ciò rispecchia anche l'atteggiamento degli stessi cristiani, nel momento in cui, di fronte a certe nefandezze che li riguardano...

    • 5 min
    La Francia attacca l'Italia sull'immigrazione con l'aiuto della sinistra

    La Francia attacca l'Italia sull'immigrazione con l'aiuto della sinistra

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    www.bastabugie.it/7209

    LA FRANCIA ATTACCA L'ITALIA SULL'IMMIGRAZIONE CON L'AIUTO DELLA SINISTRA di Valerio Pece
    Dopo Attila, Napoleone, Churchill, l'Italia sembra aver trovato un nuovo fustigatore, il ministro dell'interno francese Gérald Darmanin. Sulla vicenda dell'Ocean Viking - nave ONG con 234 migranti accolta «a titolo eccezionale» nel porto di Tolone - i colpi di Darmanin si abbattono come una furia. Prima deplorando l'«inaccettabile» comportamento italiano (sul rifiuto di attracco a Catania), poi passando alle minacce: «La Francia tirerà le conseguenze dell'atteggiamento italiano» che si ripercuoterà «su tutti gli altri aspetti della sua relazione bilaterale». Infine pronosticando che «sarà il governo italiano a perderci», perché «se accogliamo questi 234 migranti, non ricollocheremo nessuna delle persone che ci eravamo impegnati a ricollocare per le settimane, i mesi a venire, fintanto che l'Italia continuerà questo comportamento contrario al diritto internazionale, alla solidarietà e agli impegni del governo prima dell'arrivo di nuove autorità italiane».
    Al netto del profluvio di parole del ministro francese, è impossibile ignorare un fatto: su 44.000 migranti arrivati negli ultimi 3 mesi in Italia, in Europa ne sono stati redistribuiti 112, di cui, in Francia, appena 38. E ancora: dal 2011 - anno in cui la Francia di Sarkozy iniziò la guerra contro il leader libico Gheddafi destabilizzando di fatto l'intera Africa settentrionale - sono arrivati in Italia 819.330 migranti (negli undici anni precedenti, dal 2010 al 2020, gli sbarchi erano stati 214.975). Questi numeri dovrebbero bastare, da soli, a chiudere ogni possibile discussione (e a mostrare quanto il Trattato del Quirinale firmato da Macron e Draghi, «pietra miliare dei nuovi rapporti fra la Francia e il nostro Paese», fosse l'ennesimo bluff).

    UN DOSSIER DA BRIVIDO
    In questa nuova guerra diplomatica tra cugini c'è però anche dell'altro: l'atteggiamento delle forze di polizia francesi nei confronti dei migranti. Se cioè in Italia i «fragili» sbarcano immediatamente e vengono accuditi, al confine di Ventimiglia la gendarmeria francese si rende protagonista da anni di violazioni così gravi da costringere due organizzazioni umanitarie di ispirazione cristiana (Oxfam e Diaconia Valdese) in collaborazione con ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione) a pubblicare uno scottante dossier dal titolo paradigmatico: «Se questa è Europa...». L'indagine raccoglie testimonianze di migranti minorenni, compresi dodicenni, vittime di abusi, detenzioni e respingimenti illegali verso l'Italia una volta superata la frontiera di Ventimiglia.
    Nel dossier, spiega Avvenire, l'intervento di prassi della polizia francese comporta «il fermo dei minori, spesso la loro registrazione come maggiorenni, la falsificazione delle dichiarazioni sulla loro volontà di tornare indietro, la loro detenzione senza acqua, cibo o coperte, senza la possibilità di poter parlare con un tutore legale». Il giornale della Cei, raccontando il dossier, aggiunge: «I ragazzi raccontano anche di essere stati vittime di riprovevoli abusi verbali o fisici: il taglio delle suole delle scarpe, il furto di carte Sim. In molti vengono costretti a tornare fino a Ventimiglia a piedi, lungo una strada priva di marciapiede».

    BOLDRINATE ANTI-ITALIANE
    Ora. Di fronte ai ridicoli numeri sulla redistribuzione (38 migranti accolti in Francia su 44.000 rimasti in Italia); a fronte di dossier senza colore politico che raccontano di una violenza transalpina da far impallidire; a fronte del documento con cui Frontex (cioè l'agenzia europea per il controllo delle frontiere) parla delle navi ONG come «fattore di attrazione» per l'aumento degli sbarchi; [...] a fronte di tutto questo, cosa fa la sinistra italiana? In una spirale di...

    • 14 min

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