COME HO REAGITO ALLA DIAGNOSI

Vaffanparkinson / Il Parkinson raccontato da dentro

EPISODIO 2  - COME HO REAGITO ALLA DIAGNOSI 

Vaffanparkinson, il Parkinson raccontato da dentro.

Ciao a tutti e benvenuti al secondo episodio. 

Ogni persona con Parkinson ha un ricordo indelebile della comunicazione della diagnosi. Essa rappresenta una linea di confine tra un prima e un dopo. Nel mio caso stupore, rifiuto e rabbia sono stati i sentimenti che hanno abitato in me per lungo tempo. 

Improvvisamente il mio ruolo all’interno della famiglia e le mie capacità nel lavoro erano scomparse, non avevo più un posto nel mondo. Risuona ancora nelle mie orecchie la frase che tante volte mi sono sentita rivolgere: ”Non sei più quella di prima.”

Durante i primi lunghi anni lo specchio è stato un passaggio obbligato. Ad ogni risveglio il momento del lavandino era un continuo scrutare il mio viso in cerca di un segno: Si vedrà? Non si vedrà?

Prendere la terapia di nascosto e camuffare la mano che tremava erano cose di vitale importanza, un continuo negare e far finta di niente. Nessuno lo doveva sapere. Ricordo ancora la fatica di indossare una maschera e nel mentre crescere due bambine piccole di 4 e 8 anni. 

Il ricordo dei primi anni di malattia è rappresentato da un sentimento di rabbia e dalla fatica nello svolgere le mie attività quotidiane. Sono così arrivata ad un punto dove ogni cosa era invivibile. 

Il Parkinson ti modifica nel profondo, ti toglie ogni certezza fisica ma ancor di più psicologica. Non potevo più continuare in questo modo, così mi sono decisa a chiedere aiuto ed ho iniziato un percorso di psicoterapia durato tre anni  che mi ha aiutato ad affrontare la malattia.

Combattere il Parkinson è una definizione che non  mi appartiene. Nel mio caso tutto è cambiato quando ho iniziato a guardare in faccia quello che stava succedendo; capire ed accettare il Parkinson, smettere di rincorrere la Claudia che ero stata e iniziare a sentire il passo di questa nuova Claudia con Parkinson.

Raccontare i sintomi, le reazioni e il mio vissuto con questa malattia non può prescindere dall’importanza della maturazione della propria consapevolezza. All’inizio era come camminare sulle uova, avevo paura di tutto, ero sempre in allerta aspettando il giudizio delle persone, mi sentivo sempre fuori posto.

Successivamente la maggiore conoscenza, la consapevolezza e l’accettazione della situazione mi hanno rasserenato e mi hanno permesso di “tremare in santa pace” e vincere tutti i disagi che spesso erano presenti solo nella mia testa.

Anche per oggi siamo arrivati al termine del nostro episodio di Vaffanparkinson.

Vi ricordo che per domande, consigli o un semplice contatto o un saluto potete scrivere a info@vaffanparkinson.it

Vi ringrazio, vi saluto e vi aspetto al prossimo episodio.

Mi chiamo Claudia e nonostante il Parkinson vivo!

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