E.T. l'extraterrestre, la meraviglia di Spielberg - Ep. 3

Storie Alternative

E’ il 1966 e a Saratoga, California si aggira una delle primavere più strane degli ultimi anni. Quel giorno, ad esempio, il termometro segna +25 alle 14 e 11 gradi alle 21 e il protagonista della nostra storia continua a togliersi e mettersi la giacca del pigiama, a seconda del tempo.

Dabbasso i suoi genitori: Arnold e Leah (entrambi di origine ebraica) stanno litigando, ma non è una novità, ormai lo fanno da mesi perché lui non è mai a casa e lei non lo supporta più nel suo lavoro di ingegnere informatico. Credono che loro figlio non gli ascolti, ma si sbagliano; divorzieranno pochi mesi dopo. Lui non dice una parola, ma soffre parecchio e per riempire quel vuoto si è creato un amico immaginario con le fattezze di un alieno.

Una sera suo padre gli manca tantissimo e allora il ragazzino prega il suo alieno di fare in modo che suo papà lo chiami… anche solo per dargli la buonanotte. La voce è rotta dal pianto e le parole gli escono più o meno in questo modo: “Ti prego fai in modo che papà… telefoni-casa”. Il ragazzino si chiama Steven Allen, di cognome fa Spielberg e all’alieno immaginario gli ha dato un nome semplice: ‘E.T.’.

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