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Gender, gay pride, movimento LGBTQIecc. hanno conquistato tutti gli spazi possibili e immaginabili: come possiamo difenderci da questi attacchi alla legge naturale (e al buon senso)?

  1. Internet, social, cartoni, Hollywood: il contagio sociale

    11月5日

    Internet, social, cartoni, Hollywood: il contagio sociale

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7970 INTERNET, SOCIAL, CARTONI, HOLLYWOOD: IL CONTAGIO SOCIALE SULLA TRANSIZIONE DI GENERE CHE INVESTE I GIOVANI di Giuliano Guzzo Che cosa succede oggi quando un giovane ha il dubbio di “essere nato nel corpo sbagliato”? Sfortunatamente, succede che, nella misura in cui si affaccia al mondo dei social - lo strumento più immediato, a portata di mano, anzi di smartphone - trova spesso e volentieri spunti che lo incoraggiano allegramente a “cambiare sesso” e a non preoccuparsi troppo delle conseguenze che ciò potrebbe comportare. Un vero e proprio contagio sociale. Esagerazioni? Non esattamente. Prova ne è, pensando per esempio a TikTok, il profilo TikDocTony, che vanta quasi 280.000 follower ed è gestito dal dottor Tony Mangubat del La Belle Vie Cosmetic surgery center and med spa di Seattle, un medico che ha al suo attivo oltre 10.000 interventi e che non fa che parlare della transizione di genere ai giovanissimi all’insegna dell’assenza di ogni limite. Una volta, tanto per fare un esempio eloquente, un utente ha chiesto «qual è l’età ideale per sottoporsi a un intervento chirurgico di alto livello» e Mangubat ha subito risposto: «Quando è giusto per te». Che TikTok c’entri con il boom della transizione di genere è provato anche da delle testimonianze. Per esempio, si guardi alla vicenda di Ash Eskridge, giovane del Montana e oggi detransitioner - cioè trans pentita e desiderosa di tornare al suo sesso biologico – la quale ha raccontato al New York Post di quanto il popolare social abbia influito nel suo percorso: «Su TikTok ho visto i video influencer che sostenevano come la transizione di genere avesse salvato loro la vita [...] Volevo che salvasse anche la mia vita». Parole senza dubbio inequivocabili e che probabilmente oggi riguardano anche molti altri giovani, dato che esiste un nutrito gruppo influencer transgender che si servono dei canali social per veicolare la loro personale visione del mondo, che spesso e volentieri di sostanzia in una antropologia fluida tale per cui per chiunque è giusto dire può “essere chi si sente” di essere. Non stupisce, a questo punto, apprendere che molti giovani “fluidi” o trans facciano oggi coming out su Internet prima che in famiglia o a scuola. Dunque è assodato, purtroppo, che TikTok sia il social che più “influenza” le giovani menti, anche per un fattore di utenza anagrafica. Il social di video-sharing di origini cinese, infatti, lanciato nel 2016 e diventato sempre più usato soprattutto dal 2020 in poi, è di fatto l’attuale social più “giovanile” in circolazione, vantando un pubblico composto in gran parte da adolescenti. Questo - ed è assodato, nonché denunciato da più parti – rende la stessa piattaforma particolarmente vulnerabile a questioni legate alla sicurezza online come il cyberbullismo, la pedofilia e l’incitamento a comportamenti pericolosi. Facile, dunque, infiltrarsi nelle maglie larghe di TikTok per veicolare qualsiasi ideologia si voglia, soprattutto se quest’ultima - appunto quella gender - è per giunta difesa dal mainstream. PERCHÉ PROPRIO TIKTOK Ma, viene da chiedersi, perché proprio TikTok e perché, in generale, proprio i social network? La risposta è, purtroppo, tanto facile quanto drammatica. In tutto il mondo, infatti, e in particolare negli ultimi anni, si sta riscontrando un sensibile aumento delle domande di riassegnazione di genere fra i bambini e gli adolescenti. Va da sé, quindi, che i terreni più fertili per la propaganda Lgbtqia+ siano proprio quelli più frequentati da giovani e giovanissimi. Come detto, dunque, tanto su TikTok ma anche su Youtube, Instagram e Facebook, abbondano video sia in italiano che in inglese, nei quali vengono riportate foto e testimonianze di giovani che stanno compiendo o hanno compiuto il percorso di...

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  2. I vescovi norvegesi: esistono solo due sessi

    10月22日

    I vescovi norvegesi: esistono solo due sessi

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7956 I VESCOVI NORVEGESI: ESISTONO SOLO DUE SESSI Insieme a circa 30 altre comunità cristiane in Norvegia, i vescovi cattolici hanno firmato una dichiarazione ecumenica sulle questioni della teoria del genere e della sessualità, per dare «un contributo costruttivo»; il documento intitolato "Dichiarazione ecumenica sulla diversità di genere e sessuale" è stato pubblicato ieri e «nasce in preghiera, dal nostro impegno per la nostra nazione e dal desiderio di costruirla», afferma il presidente della Conferenza episcopale nordica, Erik Varden. In un'intervista con Cna Deutsch, il vescovo ha spiegato: «Il progetto ha come sottofondo una dichiarazione ecumenica del 2016 sul matrimonio, di cui anche i vescovi cattolici sono stati cofirmatari. Un seminario tenutosi questa primavera ha stimolato l'idea che sarebbe potuto essere costruttivo prendere in considerazione una dichiarazione simile sulla questione della "diversità" sessuale e di genere, un argomento attualmente molto discusso e che incide profondamente sulla vita di molte persone». In una società che non riconosce, anzi rifiuta, la realtà oggettiva delle cose, è ancor più importante dimostrare che la visione antropologica cristiana «è in linea con i dati empirici. Una comprensione cristiana della vita è eminentemente concreta», spiega ancora con Trondheim. È da qui che prende le mosse la dichiarazione ecumenica, che si prefigge di riconoscere la «realtà biologica [...] nel rispetto dei diritti dei bambini». «Dio è il Creatore dell'universo e lo sostiene nell'esistenza. Ha creato l'essere umano come uomo e donna. Tutti gli esseri umani sono creati a immagine di Dio. Tutti sono profondamente amati da Lui e possiedono lo stesso inalienabile valore e la stessa inviolabile dignità. Il matrimonio, secondo l'ordine della creazione e del diritto naturale, è l'unione tra un uomo e una donna. Il matrimonio è stato istituito da Dio, confermato da Cristo e dagli Apostoli, e riconosciuto dalla Chiesa cristiana in tutti i secoli (cfr. Genesi 1,26-28 e Matteo 19,4-6). Il matrimonio tra un uomo e una donna costituisce il quadro biblico per le relazioni sessuali. Altre forme di relazioni sessuali sono varianti di una "diversità sessuale" che contraddice la teologia della creazione biblica e l'etica di Gesù, anche se tali relazioni fossero caratterizzate da fedeltà duratura», così inizia la dichiarazione. SPIEGARE L'OVVIO Poiché è necessario oramai spiegare l'ovvio, nel testo si ribadisce la realtà biologica dell'uomo e della donna: «Esistono solo due sessi biologici: maschile e femminile. Il sesso dell'essere umano è deciso nel momento del concepimento. Il nostro sesso è determinato dalla grandezza e dalla funzione delle cellule germinali»; per poi spiegare che «l'idea che esista un sesso soggettivo e una "identità di genere" che si possa scegliere liberamente e che si basi sui sentimenti è il risultato di un'ideologia e non ha fondamento nella biologia o nella scienza naturale». Chiarendo che la Chiesa cattolica non è «un corpo lontano, cinico e burocratico», bensì «Mater e Magistra» - afferma ancora nell'intervista il presidente della Conferenza episcopale nordica -, l'impegno dei sacerdoti sarà sempre accompagnare tutti, in quanto «ogni essere è amato da Dio». Tuttavia, si chiarisce che «come pastori [...] siamo ordinati a proclamare e insegnare non idee di nostra creazione, ma il Vangelo di Cristo come insegnato ed esposto dal Magistero della Chiesa cattolica». Da "Madre e Maestra", la Chiesa ha una profonda conoscenza ed esperienza nel campo dell'animo umano e della persona, per questo «cerca di farci crescere oltre le nostre categorie e aspettative troppo ristrette, verso quella pienezza dell'essere che la tradizione cristiana chiama santità, una partecipazione alla...

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  3. Cosa sarebbe successo con la legge Zan

    9月18日

    Cosa sarebbe successo con la legge Zan

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7928 COSA SAREBBE SUCCESSO CON LA LEGGE ZAN di Alessia Battini Ne avevamo già parlato, e purtroppo siamo ancora qui... Ricordate l'insegnante irlandese costretto a 400 giorni di detenzione in carcere per essersi opposto all'utilizzo dei pronomi gender nella sua classe? Ebbene, lo scorso lunedì 2 settembre è stato nuovamente condannato alla reclusione dal tribunale di Dublino dopo essersi rifiutato di rispettare un'ordinanza che gli vietava di avvicinarsi alla Wilson's Hospital School, la scuola dove insegnava. Per lo stesso motivo era già stato incarcerato nel settembre 2022, dopo essere stato sospeso dal consiglio scolastico dell'istituto nel maggio dello stesso anno per essersi rifiutato di usare il nuovo nome di uno studente che si era dichiarato trans e che pretendeva anche l'utilizzo del pronome "loro", non identificandosi in un genere preciso. È stato poi rilasciato dopo tre mesi e nuovamente incarcerato con l'accusa di oltraggio alla corte nel settembre 2023. Dopo il rilascio lo scorso giugno, corrispondente all'inizio delle vacanze estive, nel recente periodo di ripresa delle lezioni, il professore Enoch Burke ha continuato a presentarsi a scuola e, intervistato da Sky News, ha dichiarato di essere ancora pagato dall'istituto e che si era recato lì per svolgere il suo dovere di insegnante. Alla domanda del giornalista sul perché non volesse rispettare l'identità transgender dello studente ha semplicemente risposto: «Io insegno a tutti gli studenti che sono nella mia classe, senza fare distinzioni. Ma quando mi impongono di fare qualcosa che va contro le mie convinzioni religiose obbligandomi a sostituire una nuova ideologia con i valori della mia fede, sulla base dei quali esistono solo due generi, allora si stanno violando i miei diritti». Dopo queste dichiarazioni la scuola si è nuovamente rivolta all'Alta Corte di Dublino, dove lunedì si è svolta l'udienza che si è conclusa con la nuova - ed ennesima - condanna alla reclusione di Enoch Burke, che ha dichiarato: «Detesto la prigione, è un posto orribile dove perdi la tua libertà. Sei costretto a passare 18 ore al giorno chiuso in una stanza». Intanto, il caso ha assunto un rilievo internazionale, e l'insegnante irlandese è diventato un simbolo dell'attuale battaglia tra l'ideologia progressista cosiddetta "woke" e la difesa dei valori tradizionali. Le opinioni nel Paese sono divise: chi sostiene l'effettiva lesione dei diritti costituzionalmente garantiti del professore, in particolare del suo diritto alla libertà religiosa, e chi al contrario considera il suo comportamento inaccettabile, sia a scuola sia in tribunale. Il caso, inoltre, rischia di diventare un pericoloso precedente, non solo in Irlanda ma in tutta la nostra società occidentale, poiché in nome dell'ideologia si legittimano queste gravissime lesioni alla libertà personale. In Italia siamo riusciti a schivare il tentativo del Parlamento di approvare la proposta di Legge Zan, che avrebbe avuto effetti disastrosi come quelli che stiamo vedendo verificarsi in Irlanda e in altri Paesi, come gli Stati Uniti, dove la dittatura del pensiero unico si è affermata da tempo anche sul piano legislativo. Pensiamo, ad esempio, alla legge irlandese che vieta di pregare, anche silenziosamente, vicino alle cliniche per gli aborti, pena sempre la detenzione in carcere. Qualcuno considera Burke un martire della causa, lui non si è mai considerato tale, ma sicuramente è una persona con un grande coraggio e un'immensa forza di volontà, oltre che una profonda fede. Una persona che è disposta a rischiare la prigione, la gogna pubblica e il divieto di continuare a svolgere il mestiere che ama, pur di continuare ad affermare la verità. Una grande ispirazione per ognuno di noi.

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  4. Elon Musk choc: la transizione di genere ha ucciso mio figlio

    7月30日

    Elon Musk choc: la transizione di genere ha ucciso mio figlio

    VIDEO: Elon Musk: "Ho perso mio figlio a causa del gender" ➜ https://www.youtube.com/watch?v=5CywMj2wXco&list=PLolpIV2TSebV77TepqE_q5EwBUVyPvMmw VIDEO: DETRANSITIONERS - Giovani che si pentono della transizione ➜ https://www.youtube.com/watch?v=z-jQkoYHmUQ&list=PLolpIV2TSebV77TepqE_q5EwBUVyPvMmw TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7866 ELON MUSK CHOC: LA TRANSIZIONE DI GENERE HA UCCISO MIO FIGLIO di Fabio Piemonte C'è un virus che "uccide" i giovani. Un virus che ha "ucciso" il figlio di Elon Musk, come lo stesso miliardario ha denunciato nel corso di un'intervista rilasciata allo psicologo Jordan B. Peterson, sul portale di informazione DailyWire. Stiamo parlando della cultura woke che, in particolare tramite la transizione di genere per i giovani, si annida nelle loro menti e di fatto li annienta, come un vero e proprio virus e come è accaduto a Xavier, uno dei figli di Elon Musk, che oggi si fa chiamare con il suo cosiddetto "nome di elezione", ovvero Jenna. Il patron di Tesla ha raccontato il dramma del figlio - e il suo in quanto genitore -, denunciando che «vi sono adulti che manipolano i bambini che stanno attraversando una vera e propria crisi d'identità, facendogli credere di appartenere al genere sbagliato. È malvagio, si tratta di bambini che sono molto al di sotto dell'età del consenso. È davvero mutilazione e sterilizzazione di bambini». Non usa mezzi termini il proprietario di Tesla e SpaceX il quale è tornato a parlare di ideologia di genere, un tema di scottante attualità, data la recente approvazione di un disegno di legge in California per il divieto di notifica ai genitori da parte delle scuole in caso di 'transizione sociale' dei loro figli, e che lo tocca da molto vicino, dal momento che suo figlio questo passo l'ha purtroppo già compiuto. «Sono stato sostanzialmente ingannato a firmare documenti per uno dei miei figli più grandi, Xavier. Questo è successo prima che capissi cosa stesse succedendo e durante la pandemia in corso, per cui c'era molta confusione. Mi è stato detto che Xavier avrebbe potuto suicidarsi». A tal proposito il suo intervistatore, il dottor Peterson, conferma l'infondatezza di tali timori, ribadendo infatti che «non ci sono mai state prove al riguardo e che se c'è un tasso di suicidio più alto i motivi sono la depressione e l'ansia, non la disforia di genere. Questo ogni medico lo sa, ma sono troppo codardi per dirlo apertamente». «Sono stato ingannato - ha proseguito Musk - e non mi è stato mai spiegato che i bloccanti della pubertà sono in realtà solo farmaci sterilizzanti. Così ho perso mio figlio. Lo chiamano 'deadnaming' per un motivo, ossia perché tuo figlio è morto, quindi mio figlio Xavier è morto, ucciso dal virus della cultura woke. È incredibilmente malvagio, quanti promuovono tali trattamenti di terapie affermative di genere dovrebbero andare in prigione», ha tuonato infine Musk, manifestando nel contempo la propria ferma volontà di combattere strenuamente cancel culture e ideologia di genere che stanno continuando a mietere tante vittime, profittando subdolamente della condizione di particolare vulnerabilità che i giovani attraversano, in specie durante la fase dell'adolescenza, nel lento e faticoso processo di strutturazione e consolidamento del proprio Sé.

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  5. Dalla scala Kinsey alla sigla Lgbtqi+

    6月19日

    Dalla scala Kinsey alla sigla Lgbtqi+

    VIDEO: Alfred Kinsey ➜ https://www.youtube.com/watch?v=pk9x6c01FZc&list=PLolpIV2TSebV77TepqE_q5EwBUVyPvMmw TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7830 DALLA SCALA KINSEY ALLA SIGLA LGBTQI+ di Gelsomino Del Guercio Alla base dell'ideologia del gender, e spesso usati come supporto scientifico, stanno i Rapporti Kinsey, dal nome dello scienziato americano Alfred Charles Kinsey, il quale condusse esperimenti sul comportamento sessuale delle persone. I Rapporti Kinsey sono due volumi intitolati "Il comportamento sessuale dell'uomo" e "Il comportamento sessuale della donna", pubblicati rispettivamente nel 1948 e nel 1953 negli Stati Uniti da Alfred Charles Kinsey e dai suoi collaboratori. I due rapporti furono l'esito di una ricerca finanziata sin dal 1940 dalla Rockefeller Foundation. I dati furono raccolti essenzialmente con interviste, strutturate in modo da mantenere confidenziali i contenuti. Le ricerche sostenevano che: i maschi, specialmente i ragazzi, si masturbavano con grande frequenza (92%); che il sesso prematrimoniale ed extraconiugale era molto comune; che il sadomasochismo è ritenuto stimolante da più della metà del campione; che un terzo degli uomini aveva avuto un rapporto omosessuale; che i bambini anche di età prescolare hanno la capacità di provare un orgasmo. Kinsey introdusse una nuova scala di valutazione che sostituiva le tre categorie fino ad allora accettate di eterosessualità, bisessualità e omosessualità. La Scala Kinsey misura infatti il comportamento sessuale assegnando valori che vanno da 0 a 6, dove 0 sta ad indicare un comportamento totalmente eterosessuale e 6 un comportamento totalmente omosessuale. Con 1 considera un individuo in prevalenza eterosessuale e solo occasionalmente omosessuale. Con 2 un individuo di solito eterosessuale ma più che occasionalmente omosessuale. Con 3 un individuo equamente omosessuale che eterosessuale, e così via. Fu inoltre creata una particolare categoria, X, per indicare coloro che sono privi di desiderio sessuale. CAMPIONE MANIPOLATO Ma chi era Alfred Kinsey? Ce lo ricorda lo psicologo Roberto Marchesini che scrive: «Kinsey ha manipolato il campione di individui intervistato per ottenere quei dati. Il celebre psicologo Abraham Maslow, saputo delle ricerche che Kinsey stava conducendo, volle incontrarlo per confrontarsi con lui. Una volta compreso il metodo d'indagine di Kinsey, Maslow mise in guardia l'entomologo dal "volunteer error", ossia dalla non rappresentatività di un campione composto esclusivamente da volontari per una ricerca psicologica sulla sessualità». «Kinsey decise di ignorare il suggerimento di Maslow e di proseguire nella raccolta delle storie sessuali di volontari. Oltre a questo, circa il 25% dei soggetti maschi intervistati nella sua ricerca erano detenuti per crimini sessuali; l'unica scuola superiore presa in considerazione per la ricerca fu un istituto particolare nel quale circa il 50% degli studenti avevano contatti omosessuali; tra i soggetti erano presenti anche un numero sproporzionato di "prostituti" maschi (almeno 200); tra gli omosessuali vennero contati anche soggetti che avevano avuto pensieri o contatti casuali, magari nella prima adolescenza; infine, nel calcolare la percentuale di omosessuali, Kinsey fece sparire – senza darne spiegazione – circa 1.000 soggetti» (lanuovabq.it, 11 febbraio 2013). Non un caso, sicuramente, dato che lo stesso Kinsey non disdegnava i rapporti omosessuali. Ma agli errori metodologici vanno aggiunti gli "orrori" materiali e teorici di cui Kinsey si rese responsabile. L'aspetto però più inquietante di questo personaggio riguarda gli esperimenti sessuali condotti...

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  6. Cannes, la migliore attrice è un uomo... in effetti, se li ha convinti, recita bene

    6月12日

    Cannes, la migliore attrice è un uomo... in effetti, se li ha convinti, recita bene

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7825 CANNES, LA MIGLIORE ATTRICE E' UN UOMO... IN EFFETTI, SE LI HA CONVINTI, RECITA BENE di Raffaella Frullone Dopo i concorsi di bellezza e le gare di atletica, poteva forse il cinema rimanere indietro nell’ormai diffusissima arte di premiare gli uomini in competizioni femminili? Certamente no. In nome della fluidità, e della parità di genere ovviamente. Non si vedono manifestazioni femministe contro questa che altro non che l’usurpazione da parte di un uomo di un premio femminile. Ma passiamo ai fatti. Siccome ormai "i generi " ormai tantissimi, e soprattutto non sono mai binari, e ci si può percepire come si vuole e quanti si vuole, a Cannes hanno voluto esagerare. Così la miglior attrice sono quattro persone? Che c’è di strano? Se una persona può farsi chiamare con il pronome "they ", ossia "loro ", perché il Festival del Cinema non può decidere che una donna sono in realtà quattro? Dunque il premio è stato assegnato - a pari merito, s’intende, per non far torto a nessuno, o a nessuna, o a nessun* - a Zoe Saldana, Selena Gomez, Adriana Paz Carlos Sofia Gascon, in arte Karla. Ossia l’attrice che non è un’attrice, ma un attore. Cosa che però non si può dire, al massimo si può dire che "è trans " ossia una persona che "si percepisce di un sesso diverso rispetto a quello biologico ". Dire che è un uomo sarebbe "discriminazione " e noi non siamo persone che discriminano, siamo persone perbene, leggiamo anche il principale quotidiano italiano. Il Corriere della Sera che sulla vicenda mette in pagina un articolo dal titolo «Noi trans siamo persone», quasi si sente la voce incrinata dal pianto, e il tono grave (e si legge anche quello che non c’è scritto ossia "chiunque abbia qualcosa da obiettare, sta dicendo che i trans non sono persone ") Il pezzo inizia così: «Quando muove le mani, porta il polso all’indietro, aprendo le dita in modo molto femminile. Sorride: Le donne spagnole e italiane gesticolano in modo esagerato. Da Carlos a Karla. È la prima volta che un festival premia un’attrice transgender». Dunque per il Corriere è assolutamente normale che una persona si percepisca di sesso diverso, è normale assecondare il desiderio di esser chiamati al femminile e non c’è niente di strano nel premiare un uomo nella sezione miglior attrice, è tutto talmente normale che nel titolo non ci finiscono i meriti sul campo del vincitore, meno che meno aspetti riferibili alla cinematografia, no, l’articolo verte su un’unica cosa, la cosiddetta identità di genere di Gascon e racconta "la transizione ". «L’ho fatta tardi - spiega - nel 2018, a 46 anni, in Messico dove vivo. Ho aspettato fin troppo. Ne avevo veramente bisogno. Mia moglie mi chiese: e adesso cosa farai?». Sì perché Carlos è ma padre di una figlia, di tredici anni. Il Corriere gli chiede che rapporto ha con lei e Gascon risponde così «Ci adoriamo, sono suo padre, sua madre, ma sono anche sua amica». What else? Nel film ovviamente il premiato veste i panni di una persona che, oltre a voler cambiar vita, vuole "cambiar sesso", chi lo avrebbe mai detto. Eppure c’è stato un tempo in cui l’identità non era un orientamento sessuale, meno che meno una percezione e se qualcuno provava disagio nel suo corpo sessuato, veniva aiutato ad affrontarlo. Invece oggi si vuol dar l’illusione - dolorosa - che tutto sia possibile. Anche Repubblica risponde prontamente all’appello dedicando al premio una pagina intera e un articolo dal titolo «Karla Sofía Gascón "La mia transizione è una battaglia vinta Ora sono felice "». Anche loro dove vanno a parare? Sulla "transizione " ovviamente. «Ha 52 anni, la sua transizione è avvenuta pochi anni fa. È stata difficile per tanti motivi, compresi quelli legali. È stata dura, ho iniziato il processo di transizione in Messico ma ho dovuto fare il percorso...

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  7. In Scozia puoi finire in prigione se affermi che i sessi sono solo due

    5月29日

    In Scozia puoi finire in prigione se affermi che i sessi sono solo due

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜  https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id= IN SCOZIA PUOI FINIRE IN PRIGIONE SE AFFERMI CHE I SESSI SONO SOLO DUE di Matteo Delre Non c'è nulla di più ideologico (dunque stupido) di una legge che inasprisce le pene per un fenomeno in calo. Questo accade in Scozia, dove i "crimini d'odio" sono calati del 2% nel corso di un anno. Ciononostante il governo in mano a Humza Yousaf fa passare una legge che allarga al massimo possibile il campo di applicazione di una legge già esistente relativa appunto ai reati di incitamento all'odio. La scusa, sempre valida, è che il calo registrato è causato non da un miglioramento della situazione, ma dal fatto che i crimini d'odio sanno nascondersi meglio, sanno camuffarsi e scorrere in modo carsico nella società. Dunque c'è il bisogno di una legge che permetta di stanare gli odiatori di professione là dove si nascondono. Fin qui in realtà nulla di strano, se non fosse Yousaf ha pensato bene di rispolverare quell'Hate Crime Act che stava ad ammuffire in Parlamento dal 2021 e lo renderà esecutivo a partire da aprile. La legge, revisionata per l'occasione, oltre a inasprire ulteriormente le pene per i reati già previsti, in gran parte collegati al razzismo, introduce la nuova fattispecie del "incitamento all'odio" e la collega a praticamente tutto lo spettro di ciò che possiamo intendere come politicamente corretto. Dunque sarà reato "incitare all'odio", oltre che sulla base di questioni razziali, anche sulla base dell'identità transgender - oltre che di altri casi condivisibili come la disabilità. REATO DI INCITAMENTO ALL'ODIO Il problema è che il confine tra libera espressione della propria opinione (specie se critica) e il reato di incitamento all'odio è talmente sottile da non poter quasi essere identificato, soprattutto nel campo della sessualità. I molti in Scozia preoccupati per la tutela della libertà di espressione hanno cercato di aprire una linea di confronto con il governo, che a sua volta si è dichiarato disponibile, senza però dar alcun seguito concreto. In compenso ha lanciato una campagna propagandistica finalizzata a "spiegare" e promuovere il nuovo provvedimento, al centro del quale c'è Slobhian Brown, membro del partito Scottish National Party, che così si esprime: «Per quanti sono colpiti dall'odio e dal pregiudizio, gli effetti possono essere traumatici e cambiare la vita. Pur rispettando il diritto di ognuno alla libertà di espressione, nessuno nella nostra società dovrebbe vivere nella paura o sentirsi escluso». Si noti, in prima istanza, come l'incipit "pur rispettando..." contenga la stessa straordinaria carica di ipocrisia della formula "Non sono razzista ma...". In seconda istanza va registrato come proprio alle presunte vittime del presunto odio che venga messa in mano, nell'ambito della campagna di propaganda, la testimonianza di quale impatto abbia avuto l'hate speech. Ed è qui che casca l'asino. Non solo quello scozzese, ma quello che trotta per tutto il mondo occidentale. Possiamo spendere centinaia di righe e pronunciare centinaia di migliaia di parole per analizzare il conflitto tra il concetto di "hate speech" e la libertà di espressione; possiamo riflettere se può ragionevolmente essere considerato reato il registrare ed esprimere ciò che la realtà fattuale rivela (ad esempio che esistono soltanto due sessi) e purtuttavia non toccheremmo che la superficie del problema. Per arrivare alla radice (e tagliarla) serve concentrarsi sulla improcedibilità di qualunque atto che venga definito esclusivamente da chi dichiara di averlo subito. LA NEGAZIONE DELLA REALTÀ Alla base di questo aspetto sta il "sentore", il vissuto personale, la percezione individuale. Che hanno la loro dignità, sono meritevoli del massimo rispetto, ma non possono e non devono essere la fonte unica, e nemmeno quella...

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  8. Come è nata la bandiera dei transessuali

    5月22日

    Come è nata la bandiera dei transessuali

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7802 COME E' NATA LA BANDIERA DEI TRANSESSUALI Robert Hogge da piccolo rubava la biancheria alla madre, poi si diede alle orge e inventò la bandiera trans (intanto nelle scuole del Regno Unito si propone ai 12enni masturbazione, sesso orale ed anale) da Provita & Famiglia La protesta di una madre ha fatto scoppiare un vero e proprio scandalo riguardo ai corsi di educazione sessuale e ai contenuti a dir poco scioccanti che vengono proposti nelle scuole del Regno Unito, che vanno dalla masturbazione e il sesso anale fino alla teoria gender. Clare Page, una madre di 47 anni, ha tentato invano di conoscere i contenuti di educazione sessuale insegnati alla figlia in una scuola secondaria della capitale, il College Hatcham, dopo che la figlia quindicenne è tornata un giorno a casa spiegando di aver imparato che «l'eteronormatività è una brutta cosa» e che nei rapporti con ragazzi e ragazze bisogna essere «sex positive». Page si è allarmata dopo che la charity alla quale è stata appaltata l'educazione sessuale, "School of Sexuality Education", che realizza corsi in oltre 300 scuole in tutto il paese, si è rifiutata di mostrare il materiale didattico, al pari della scuola. Page ha quindi raccolto con una campagna di crowdfunding 14 mila sterline per fare causa, ma ha perso la sua battaglia: a metà giugno un giudice ha sentenziato che una madre non ha il diritto di conoscere che cosa viene insegnato a scuola ai suoi figli. Nonostante questo il caso ha fatto talmente scalpore che il premier Rishi Sunak ha ordinato una revisione urgente dei corsi Rse. Il rapporto sarà pubblicato il prossimo autunno. Nel frattempo i giornali britannici hanno indagato autonomamente il contenuto dei corsi di educazione sessuale, rivelando dettagli a dir poco disturbanti. Secondo il Daily Mail, una delle lezioni suggerite dalla Sex Education Forum (Sef), una delle charity più importanti nel settore dell'educazione sessuale, prevede di parlare della "masturbazione" ai bambini di nove anni, invitandoli a compiere atti di auto-erotismo. Uno dei libri più scaricati della charity Brook, intitolato "Vagina Matters" normalizza il sesso «prima della prima mestruazione» e ai giovani tra i 12 e i 14 anni consiglia anche di provare «la penetrazione della vagina o dell'ano con un pene o un sex toy e l'utilizzo della bocca e della lingua per stimolare i genitali del partner». Anche secondo un'inchiesta del Telegraph, a molti bambini di 12 anni viene chiesto a scuola dagli insegnanti che cosa pensano del sesso orale e anale, mentre ai ragazzini di 13 anni è insegnato che «ci sono 100 generi». Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "Chi ha inventato la bandiera trans?" si parla di Robert Hogge che da ragazzo rubava la biancheria alla madre e poi si diede alle orge. Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 27 marzo 2024: Robert Hogge è colui che ha inventato la bandiera dei transessuali: due bande azzurre agli estremi (il colore maschile) poi due bande rosa (il colore femminile) e una bianca al centro («per coloro che sono in transizione o si considerano di genere neutro o indefinito», come ha spiegato lo stesso Hogge). Mr Hogge, che poi all'anagrafe divenne Monica Helms, dice di sé di essere "bigender", ossia che il suo cervello «fluttua tra più ruoli... A volte sono un uomo e una donna allo stesso tempo, oppure posso cambiare in un nanosecondo, per poi tornare indietro». Hogge racconta che era un ragazzo problematico, che rubava la biancheria a sua madre, che amava sperimentare cose nuove nel sesso e travestirsi. Si sposò, poi divorziò, abbandonò moglie e figli e infine si diede alle orge. Nel 1999 ideò la bandiera trans.

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