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Il podcast di approfondimento di Nigrizia su politica africana e dintorni

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Il podcast di approfondimento di Nigrizia su politica africana e dintorni

    Unione Europea e Africa: tra miracoli e ossessioni / con Mario Giro

    Unione Europea e Africa: tra miracoli e ossessioni / con Mario Giro

    L’Unione Europea alla prova dell’Africa ha davanti due strade: una è ricordarsi di essere un miracolo geopolitico e un punto di riferimento, un’oasi di coesione a cui lo stesso continente di fronte si ispira, nell’avanzare generale del caos. 

    L’altra strada, invece, è quella di proseguire lungo il cammino delle ossessioni che da tempo la inchiodano al palo, condannandola a politiche tanto dispendiose quanto inefficaci come il controllo delle migrazioni e la competizione con la Cina.Sembra un bivio del tutto ideale ma è fatto di politiche concrete. 

    A produrle queste politiche, è il Parlamento europeo. L’8 e il 9 giugno, 360 milioni di elettori sceglieranno i 720 deputati che lo compongono. 

    I sondaggi non prevedono grandi scossoni. Non è affatto detto che la temuta marea sovranista travolga le istituzioni europee. Ma la realtà è che forse non serve neanche più: la sinistra che insegue la destra sulle agende chiave si è già impantanata da sola.

    E l’Africa dunque? Continua a essere un rompicapo: priorità che non arriva mai per prima, è forse la regione del mondo che più di tutte chiede a Bruxelles di cambiare, magari tornando alle origini.

    Di elezioni europee e delle connessioni con le politiche in Africa parliamo con Mario Giro, professore straordinario di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università per Stranieri di Perugia, già vice ministro degli esteri e fra le voci più note della Comunità di Sant’Egidio.



    Puntata a cura di Brando Ricci. Produzione audio: Roberto Valussi.

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    Per orientarsi nella puntata:

    02:38 - I contorni del partenariato UE-Africa

    05:45 - Il Global Gateway: le infrastrutture e l’ossessione per la Cina

    08:30 - Un triangolo Cina-Africa-UE?

    10:25 - Il Piano Mattei e il know-how italiano 

    13:35 - Una nuova politica UE per l’Africa post-elezioni?

    17:46 - L’esternalizzazione delle frontiere in pratica

    20:07 - L’opzione dei corridoi umanitari

    22:01 - Quanto l’Unione Africana imita l’Unione Europea

    • 23 min
    Sudafrica: la crisi dei 30 anni della nazione arcobaleno / con Rocco Ronza

    Sudafrica: la crisi dei 30 anni della nazione arcobaleno / con Rocco Ronza

    Promessa tradita o normale transizione politica in un sistema democratico? Se guardiamo in filigrana il declino dell’African National Congress che guida il Sudafrica da trent’anni, quale immagine emerge? Nel 1994 il Sudafrica guidato da Nelson Mandela riuscì in un miracolo politico: il secolo breve, quello dei genocidi e delle guerre mondiali, non si concluse con una nuova, terribile guerra civile. Il paese riuscì a superare, senza violenza diffusa, tre decenni di segregazione razziale istituzionalizzata, l’apartheid.

    A 30 anni di distanza, il sogno di Mandela sembra appannato: l’Anc, consumato dalla corruzione, si dimostra incapace di soddisfare anche alcuni tra i bisogni più elementari della popolazione. 

    Mentre le disuguaglianze che rendevano possibile l’apartheid non sono state cancellate. Anzi. Ma le domande che ci stiamo ponendo non hanno risposte semplici: e a dimostrarlo potrebbero essere le stesse urne, che più che suggellare un fallimento potrebbero finire per battezzare una nuova, sicuramente complessa, coalizione di governo. 

    E che potrebbero provare quindi, che la lotta di liberazione non è un assegno in bianco per l’eternità. 

    E che il sistema democratico sudafricano, con tutti i suoi limiti, funziona.

    Del Sudafrica che si avvicina al voto parliamo con Rocco Ronza, politologo, docente presso l’università Cattolica e Aseri e membro del programma Africa dell’Ispi.

    Puntata a cura di Brando Ricci. Produzione audio: Roberto Valussi.



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    Per orientarsi nella puntata:

    02:28 - Il lento declino dell’Anc

    04:53 - La promessa tradita della rainbow nation? 

    06:39 - Che governo aspettarsi dalle elezioni?

    11:04 - Il Sudafrica sempre più verso i Brics?

    13:20 - L’ancoraggio a ovest del paese

    15:58 - Cosa vogliono gli Usa

    19:16 - La mina vagante Jacob Zuma

    23:17 - Le critiche al ‘’compromesso storico’’ di Mandela 

    25:55 - La tenuta dell’icona Mandela

    • 28 min
    Ciad: oltre le elezioni / con Alessio Iocchi

    Ciad: oltre le elezioni / con Alessio Iocchi

    Ciad e elezioni: non una storia d’amore; semmai di formalità. 

    Il 6 maggio, i cittadini ciadiani saranno chiamati a votare per scegliere il Capo di stato. Ma le urne qui non determinano tanto il futuro. A contare di più sono la forza militare dei contendenti, le loro trame locali e internazionali.

    In Africa subsahariana e non solo, ci sono tanti stati così, in mano a quelli che vengono definiti autoritarismi democratici, dei regimi autoritari con le parvenze di una democrazia. Allora, perché occuparci del Ciad, di cui si parla veramente poco? In primo luogo perché quello che succede qui influenza tutta l’area limitrofa, di cui l’Italia pare si stia accorgendo solo negli ultimi 2 anni, con l’ondata di golpe nel Sahel e il timore per un acuirsi della spinta migratoria. 

    Altri paesi s’erano accorti ben prima di noi del Ciad e del suo ruolo di cerniera tra Africa del nord e sub-sahariana. Al punto che la Francia ne aveva fatto un suo avamposto militare durante la guerra fredda.

    Ma in tempi di declino della françafrique, avanzate russe e passi incerti americani, dove va il Ciad di oggi e come lo fa?

    Affrontiamo tutto questo in collegamento con Alessio Iocchi, esperto di Sahel, ricercatore presso la Statale di Milano e docente a Napoli dell’Università Federico II e dell’Orientale.

    Puntata a cura di Roberto Valussi.
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    Per orientarsi nella puntata:

    01:51 - I vicini turbolenti del Ciad

    04:12 - Ciad utile e Ciad inutile

    07:02 - Il figlio d’arte del nepotismo: chi è Déby figlio

    10:54 - Cugino, oppositore e eliminato: Yaya Dillo Djerou 

    13:00 - Laureato in matematica e pronto alla ribellione   

    14:41 - L’esecuzione di Kaka contro il cugino

    17:25 - La fu speranza del cambiamento: Succès Masra

    20:58 - Masra: l’opposizione cooptata

    22:44 - L’oppositore di professione nell’autoritarismo democratico

    26:01 - Il Ciad e la françafrique

    28:55 - Cosa conta N’djamena per Washington 

    30:50 - La semplice strategia russa in Ciad

    33:50 - Il Ciad nella guerra in Sudan

    • 37 min
    Angola: Isabel Dos Santos, la latitante più ricca d'Africa / con Paolo Biondani

    Angola: Isabel Dos Santos, la latitante più ricca d'Africa / con Paolo Biondani

    La storia di Isabel dos Santos è molte cose. Da una parte, rappresenta l’archetipo del concetto di “nepotismo”. Figlia primogenita dell’uomo che ha governato l’Angola per 38 anni, dal padre ha ricevuto in sorte quote e partecipazioni, fino al controllo, di numerose società statali. Le ha trasformate in un patrimonio da miliardi di dollari e in una rete di influenze politiche enormi. È diventata la donna più ricca d’Africa, la prima miliardaria del continente. È anche una storia di grande giornalismo però, quella di Isabel dos Santos. Di cronisti di numerosi paesi che si mettono insieme, esaminano tonnellate di carte e si ritrovano appiccicata alle mani la patina dorata che copriva una vicenda fatta prima di corruzione e furto ai danni di un popolo, che di grandi capacità imprenditoriali e fiuto per gli affari. Esattamente non si sa dove si trovi ora, Isabel dos Santos, ma i suoi  beni sono stati congelati in Angola. E lo stesso è stato ordinato dalla giustizia britannica lo scorso dicembre. Avviene nell’ambito dei numerosi procedimenti giudiziari che sono partiti in almeno 4 paesi anche dopo le rivelazioni dei giornalisti. 

    Chissà quindi, se quella di Isabel dos Santos diventerà anche una storia di giustizia, di potenti che smettono di essere intoccabili e finiscono davanti ai tribunali. Invece di essere, come la stessa interessata denuncia a mezzo stampa, l’ennesimo regolamento di conti in un paese governato da 50 anni dallo stesso partito.



    Ne parliamo con Paolo Biondani, giornalista dell'Espresso che ha lavorato sull'inchiesta internazionale dei Luanda Leaks.



    Puntata a cura di Brando Ricci.Produzione e montaggio: Roberto Valussi.Questo podcast è possibile grazie al sostegno dei nostri lettori e ascoltatori. Per dare spazio a più contenuti del genere, puoi abbonarti a Nigrizia.



    Per orientarsi nella puntata:

    02:35 - Chi è Isabel Dos Santos

    06:27 - Come è diventata la donna più ricca d'Africa

    08:36 - Cosa sono i Luanda Leaks

    12:20 - La latitanza di Isabel Dos Santos

    13:49 - Il whistleblower dietro i Luanda Leaks

    17:37 - La discutibile lotta alla corruzione del Presidente Lourenço

    • 21 min
    Libia: un buco nero come il petrolio / con Antonio Morone

    Libia: un buco nero come il petrolio / con Antonio Morone

    Gheddafi e i suoi viaggi a Roma, con tende e cammelli annessi. Oppure una nuova terra di lager per migranti. Sono due tra i principali pensieri che possono saltare in testa quando si parla di Libia.
    Di questo paese complesso e strategico per tanti stati, incluso il nostro, sappiamo e ci occupiamo poco. È una sorta di buco nero, da cui estrarre petrolio e in cui bloccare migranti.
    In questa puntata di IntrAfrica, tentiamo di mostrare il filo logico della Libia, del suo recente sviluppo politico e del suo presente bicefalo, diviso tra Tripolitania e Cirenaica.


    Lo facciamo con un'intervista ad Antonio Morone, professore associato in Storia contemporanea dell'Africa e coordinatore del corso di laurea in Studi dell'Africa e dell'Asia presso l'Università di Pavia, nonché collaboratore di Nigrizia da molti anni, soprattutto sui temi libici.



    Puntata a cura di Gianni Ballarini.
    Produzione e montaggio: Roberto Valussi.
    Questo podcast è possibile grazie al sostegno dei nostri lettori e ascoltatori. Per dare spazio a più contenuti del genere, puoi abbonarti a Nigrizia.



    Per orientarsi nella puntata:
    02:50 - Le origini della divisione est-ovest
    06:26 - La spartizione delle risorse in un paese diviso 
    08:00 - La Banca Centrale come elargitore di guadagni
    10:40 - Elezioni: il fallimento delle politiche del 2021 e il futuro prossimo 
    15:07 - Rischio disintegrazione per la Libia?
    16:18 - Il Generale Haftar è fuori o dentro i giochi?
    17:23 - Il peso delle milizie
    19:32 - Quali potenze straniere agiscono in Libia
    20:53 - Il ruolo dell’Italia
    23:14 - Migranti: la collusione con i trafficanti
    24:48 - La politica italiana di supporto alla Libia funziona?

    • 26 min
    Ilaria Alpi e Miran Hrovatin: 30 anni di insabbiamenti / con Luciano Scalettari

    Ilaria Alpi e Miran Hrovatin: 30 anni di insabbiamenti / con Luciano Scalettari

    Sono passati 30 anni esatti dall'uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Giornalista la prima, cameraman il secondo. Freddati in un agguato a Mogadiscio, in una Somalia avvolta dalla guerra.

    30 anni senza una verità giudiziaria. Non ci sono i nomi degli esecutori, men che meno quello dei mandanti. Addirittura non c'è un movente. 

    Eppure si sa quasi tutto. 

    Il giudice per le indagini preliminari di Roma ha respinto per tre volte la proposta della Procura di archiviare le indagini. E ufficialmente l'inchiesta è ancora aperta. 

    Sul caso ci sono davvero montagne di documenti. Se ne sono interessate cinque commissioni parlamentari. Sono state aperte inchieste, oltre che a Roma, anche ad Asti, Gaeta, Latina, Perugia, Reggio Calabria, Trapani, Milano, Udine. 

    Sono nati premi giornalistici dedicati a Ilaria e a Hrovatin e sono fiorite associazioni che portano il loro nome. 

    Ma alla fine, nonostante tutto questo e altro ancora, rimane un assassinio caduto nell'oblio, assieme ai mille depistaggi che questa storia porta con sé.

    Parliamo di questa vicenda con Luciano Scalettari, giornalista tra i pochi, pochissimi, ad aver fatto indagini a riguardo. Ha scritto reportage, libri e ha fatto parte di una delle commissioni parlamentari che si sono occupate del caso.



    Puntata a cura di Gianni Ballarini.

    Produzione e montaggio: Roberto Valussi.

    Questo podcast è possibile grazie al sostegno dei nostri lettori e ascoltatori. Per dare spazio a più contenuti del genere, puoi abbonarti a Nigrizia.



    Per orientarsi nella puntata:

    02:08 - Perché sono stati uccisi Ilaria Alpi e Miran Hrovatin?

    03:35 - Non un affare di Stato, ma di Stati 

    08:17 - Quanto erano scomode le indagini di Ilaria Alpi?

    11:28 - Come le inchieste giudiziarie sono state depistate

    15:16 - L'uscita dalla Commissione parlamentare d’inchiesta

    16:50 - Altre ipotesi giornalistiche?

    18:28 - Che figure sono state i genitori di Ilaria Alpi? 

    21:35 - Le motivazioni dietro un lavoro di inchiesta durato decenni

    • 26 min

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