17 episodes

"Tutti possiamo essere spregevoli. Ognuno di noi porta con sé un crimine commesso o un crimine che l’anima gli chiede di commettere." – F. Pessoa

Palla Al Piede è il podcast garantista a cura di Grazia Coppola riguardante giustizia e carcere. Attraverso le varie puntate ci addentreremo nella complessità che si cela dietro devianza, criminalità e recidiva, comprendendo quanto esse derivino in gran parte da situazioni che l'individuo si ritrova ad affrontare -e, purtroppo in molti casi, subire. Affronteremo insieme gli scheletri nell'armadio del nostro sistema penitenziario e della nostra giustizia, parleremo di umiliazioni, errori, botte, oblio, cura, recupero, speranza.
Con questo podcast vorrei avere l'onore di far vacillare gran parte delle vostre certezze sulla linea indissolubile che divide bene e male, e far ritrovare un po' di umanità anche dove sembra non ve ne sia traccia: in una cella.
Di mercoledì, se vi va, vi aspetto per pensare insieme.

Palla Al Piede Grazia

    • Society & Culture

"Tutti possiamo essere spregevoli. Ognuno di noi porta con sé un crimine commesso o un crimine che l’anima gli chiede di commettere." – F. Pessoa

Palla Al Piede è il podcast garantista a cura di Grazia Coppola riguardante giustizia e carcere. Attraverso le varie puntate ci addentreremo nella complessità che si cela dietro devianza, criminalità e recidiva, comprendendo quanto esse derivino in gran parte da situazioni che l'individuo si ritrova ad affrontare -e, purtroppo in molti casi, subire. Affronteremo insieme gli scheletri nell'armadio del nostro sistema penitenziario e della nostra giustizia, parleremo di umiliazioni, errori, botte, oblio, cura, recupero, speranza.
Con questo podcast vorrei avere l'onore di far vacillare gran parte delle vostre certezze sulla linea indissolubile che divide bene e male, e far ritrovare un po' di umanità anche dove sembra non ve ne sia traccia: in una cella.
Di mercoledì, se vi va, vi aspetto per pensare insieme.

    Ep.5: Goodbye

    Ep.5: Goodbye

    Immaginate la scelta più difficile per una madre: decidere se tenere, chiuso con sé, suo figlio, o se lasciarlo fuori, lasciare che cresca senza di me in un mondo orrendo senza punti di riferimento stabili. Molte mamme questa scelta nemmeno possono farla: tenere i propri figli piccoli accanto, quando si vive in contesti abusanti, violenti, dove la criminalità è la norma, è l'unica possibilità. E così bambini piccolissimi crescono in carcere, un luogo sin dall'inizio designato per uomini, non per donne, figuriamoci per madri con figli. La madre, che culturalmente è l'angelo del focolare, diventa la cattiva, la bestia, che sbaglia due volte: quando commette un reato e quando si permette di inquinare una giovane vita col suo veleno di criminale portandoselo appresso.

    Ospite della puntata di oggi è Giulia Gibelli, dott.ssa in Piscologia, tirocinante psicologa.
    Insieme a Giulia mi sono addentrata tra le sbarre delle sezioni femminili del nostro Paese. Oltre il 95% delle donne detenute ha almeno un figlio. Con la condotta criminosa viene scardinato il ruolo della madre: come è possibile che chi dà la vita possa uccidere, rubare, spacciare, rapire? Commettere delitti efferati oppure avere un ruolo chiave in un progetto criminoso minuziosamente studiato? Impossibile, questa non può essere madre. Eppure.

    Giulia ci spiega con grande chiarezza il funzionamento (teoria e pratica) del circuito penale femminile, ma ci parla anche dello smarrimento di una donna che non è più degna di essere madre e si porta addosso il fardello di aver abbandonato i propri figli, per il loro bene, avendoli lasciati fuori dalle sbarre; ma anche di mamme che non hanno avuto altra scelta e che convivono con il peso di vedere i propri figli, in cella con loro, avere disturbi alla vista, problemi del sonno. Se sei donna detenuta, in ogni caso il senso di colpa ti perseguiterà perchè avrai abbandonato la famiglia, il tuo ruolo di madre canonica, i tuoi figli, e se li avrai tenuti con te sarai doppiamente colpevole di non aver dato loro un'alternativa.

    Le detenute madri dimostrano quanto il confine tra giusto e sbagliato sia sottile, e quanto sia fallimentare l'operato di uno Stato che lascia che i bambini vivano dietro alle sbarre.

    Grazie Giulia per questa puntata così chiara e densa di spunti di riflessione; consiglio i suoi podcast:
    - Il peso della farfalla: https://open.spotify.com/show/4Pr5BvbtnNhLaTVWw5H7G9?si=XDalOKnwQXufW9yCf8ylvA
    - Mamma, detenuta, altro: https://open.spotify.com/show/325sl3vd06O11EEx1gKl2A?si=DY0yvcrySMypEKye5vjz5Q

    • 1 hr 2 min
    Ep. 4: Clima di tensione

    Ep. 4: Clima di tensione

    [TRIGGER WARNING: aneddoti particolarmente crudi, sconsiglio l'ascolto a chi si ritiene particolarmente sensibile]

    "Panopticon o panottico è un carcere ideale progettato nel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham.
    Il concetto della progettazione è di permettere a un unico sorvegliante di osservare (opticon) tutti (pan) i soggetti di una istituzione carceraria senza permettere a questi di capire se siano in quel momento controllati o no. Il nome si riferisce anche ad Argo Panoptes della mitologia Greca: un gigante con un centinaio di occhi considerato perciò un ottimo guardiano."(Wikipedia)

    Il panocticon è la struttura architettonica del carcere San Vittore di Milano. Su quel carcere girano davvero tante storie, e le sue problematicità non sono sconosciute a chi si interessa del tema. Io ho avuto la fortuna di visitarlo, per pura combinazione poche settimane prima dello scoppio delle rivolte di marzo 2020. Da quel giorno, mi è rimasto in testa per la complessità delle emergenze continue da gestire, per i racconti del direttore, per le testimonianze degli stessi detenuti. Non è un caso, quindi, che il mio ospite in questa puntata sia il Dott. Federico Centonze, che ha lavorato a San Vittore come medico, in piena prima ondata.

    Posso dire con certezza che questa puntata è stata la più difficile della stagione 2. Il racconto di una persona che ha lavorato in un carcere simile, il senso di smarrimento e paura provato inizialmente ma allo stesso tempo la lucidità di raccontare, per filo e per segno, cosa non vada: un mix esplosivo, che mi ha lasciato scossa per diverso tempo. Alcuni aneddoti sono veramente forti, per questa ragione sconsiglio l'ascolto a persone molto sensibili.

    Con Federico mi sono addentrata in una delle carceri più discussa d'Italia, ma ho anche avuto la fortuna di fare un salto nei Balcani, e ripercorrere quello che, purtroppo, per diversi migranti è un percorso obbligato. Non è semplice raccontare certe cose, non è semplice ascoltarle e comprendere di essere totalmente impotenti di fronte all'annientamento della dignità umana: purtroppo però l'unica cosa che possiamo fare è sapere cosa succede, preoccuparci, e allarmarci per le mancanze di uno Stato che non sa tutelare gli ultimi.

    Ringrazio di cuore Federico per la sua umanità e per il tempo che mi ha dedicato. E pure per i complimenti per il podcast, che chi mi conosce sa, faccio sempre fatica ad accettare senza borbottare.

    Link consigliati dall'Ospite:
    - https://www.ildubbio.news/2022/03/02/viaggio-nel-disastro-della-sanita/ (sanità in carcere)
    - https://www.pianetacarcere.it/carceri/abbattere-la-recidiva-nelle-carceri-con-il-lavoro-lo-studio-ma-anche-con-le-relazioni-umane-828.asp (recidive)

    A cura di Grazia Coppola
    Grafica: Luce J. Zheng
    Sigla: Cesare Dentella
    Con la partecipazione del Dott. Federico Centonze

    • 50 min
    Ep.3: Porte aperte

    Ep.3: Porte aperte

    In questa terza puntata ho ospitato Francesco D'Errico, presidente dell'associazione culturale Extrema Ratio, il cui fine è la lotta al populismo penale tramite un'arma estremamente potemte ma molto difficile da maneggiare: la divulgazione. Il problema del fare informazione, infatti, è che farla male equivale a fare danni talvolta irreparabili –basti pensare alla velocità con cui le fake news si diffondono, e farla bene non è affatto facile. Soprattutto quando l'argomento è complesso e a tratti ostico come il diritto.

    Extrema Ratio è un'associazione apartitica, e, tiene a precisare, "seppur all’interno di una netta scelta di campo garantista, grazie ad un imprescindibile minimo comune denominatore liberal-democratico, coesistono all’interno della nostra realtà diverse sensibilità politiche e culturali": questo permette un occhio sempre vigile a attento alla realtà in ambito giuridico, e la tendenza, mai banale, a visionarla in maniera critica e quanto più oggettiva.

    Per queste ragioni, che sono poi i capisaldi su cui poggia Extrema Ratio, sono parecchio affezionata all'associazione e ai suoi membri, e sono stata tanto felice di ospitare Francesco. Abbiamo parlato della difficoltà di divulgare concetti che spesso sembrano lontani anni luce dal pensiero comune, della difficoltà anche solo di essere un'associazione che si poggia sui contributi spontanei di chi ne fa parte, ma anche dei valori che di fatto ci uniscono.

    Grazie di cuore Francesco, e soprattutto grazie Extrema Ratio per l'opera tutt'altro che banale di divulgazione precisa, chiara e puntuale sulla giustizia.

    Il sito dell'associazione:
    https://extremaratioassociazione.it/

    • 41 min
    Ep. 2: Other Voices

    Ep. 2: Other Voices

    In questo secondo episodio della seconda stagione di Palla Al Piede, sarà ospite la Dott.ssa Elisa Giunti, che ha lavorato come medico in un istituto penitenziario, ma che fin da subito pone l'accento su una terminologia a suo avviso totalmente sbagliata, che metteremo fra virgolette: "medico penitenziario".

    
Come funziona il lavoro del medico in carcere? I detenuti sono pazienti "diversi" rispetto ai non detenuti? Com’è stata vissuta la pandemia da SARS-CoV-2 all’interno di una Casa Circondariale che è diventata l’hub regionale in cui venivano inviati i detenuti positivizzati? Qual è il rapporto tra gli operatori sanitari e la polizia penitenziaria e quanto è importante la collaborazione reciproca?

    Queste sono le domande che mi sono posta e che ho fatto a Elisa, pur essendo entrambe consapevoli dell'enorme portata dell'argomento, che già di per sé meriterebbe un podcast apposito. Ma Elisa non si è fatta scoraggiare, e con la professionalità e la precisione che la contraddistinguono, mi ha saputo rispondere senza rinunciare a qualche aneddoto, qualcuno comico, altri a dir poco spaventosamente tristi.

    Perchè non si parla di medici che lavorano in carcere? Questa è forse la domanda più grande che mi sono posta, ed Elisa mi ha saputo rispondere con quasi spiazzante sincerità: meglio non parlarne. Ad oggi, in Italia è essenziale una seria riforma del sistema penitenziario e, soprattutto, si profila come urgente una corretta informazione dei cittadini in merito. Lo dico dalla puntata 0 della prima stagione: è doveroso un paradigmatico cambiamento culturale e sociale sulla realtà carceraria, e purtroppo Elisa non mi ha smentito.

    Ringrazio di cuore Elisa, in primis amica e ora anche Ospite, per la fiducia nel mio progetto, la sua splendida predisposizione nel parlare anche di argomenti "scomodi" –il carcere è solo uno dei tanti.

    Materiale consigliato dall'Ospite:
    - “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore” da “Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia”, Zerocalcare, Bao Publishing, 2021
    - “Voci da dentro: l’umanità che non ti aspetti”, Cosima Buccoliero, TEDxMilano, 2017 (https://www.ted.com/talks/cosima_buccoliero_voices_from_jail_the_humanity_you_won_t_expect/transcript?language=it)

    A cura di Grazia Coppola
    Grafica: Luce J. Zheng
    Sigla: Cesare Dentella
    Con la partecipazione della Dott.ssa Elisa Giunti

    • 41 min
    Ep.1: NOI

    Ep.1: NOI

    "L’associazione di promozione sociale 232 nasce nel 2019 con l’obiettivo di promuovere percorsi artistici ed educativi rivolti a minori e giovani adulti attraverso il canale della musica Rap. L’equipe di lavoro composta da educatrici ed educatori, psicologi, pedagogisti e l’esperienza maturata attraverso i nostri laboratori nell’istituto penale per minori “Cesare Beccaria”, nella casa circondariale “San Vittore”, nelle comunità penali, Kayros e Le 3 fontane, nei progetti che si realizzano nelle scuole, ha permesso la costruzione di percorsi sempre più professionali, con un’attenzione particolare ai soggetti in difficoltà. I laboratori Rap si fanno luogo per raccontare e raccontarsi, per riflettere e rielaborare, per incontrare l’altro, per affinare tecniche e pratiche di scrittura musicale." (estratto dal sito dedicato all'associazione)

    Ricomincia Palla Al Piede, e io non potevo in alcun modo non chiedere a Fabrizio Bruno di essere mio ospite, il primo. Il motivo è molto semplice: la sua associazione, la 232, è una boccata d'aria fresca in un sistema che sarebbe totalmente da cambiare. Fabrizio rappresenta oggi la sua associazione e i valori di cui essa si fa portatrice, che guarda caso sono anche i miei.

    Con Fabrizio ho parlato di devianza e criminalità, perlopiù giovanile, e delle delicatissime dinamiche che le regolano, ma anche di speranza e di sguardo al futuro...grazie alla musica. Per essere più specifici, grazie alla musica rap. Ho fatto diverse domande a Fabri al riguardo, perchè nell'immaginario collettivo il rap è un genere deviante e poco educativo. Invece, grazie a chi nel rap bazzica da parecchio tempo e da tempo lo insegna, ho capito che non è così; piuttosto, quasi il contrario: può essere molto utile per aiutare un ragazzo perso in un mondo enorme che non sa manco che esiste, a trovare quel riconoscimento che può davvero svoltargli la vita.

    Grazie a Fabrizio, grazie all'associazione 232. Avete un posto specialissimo nel mio cuore, lo sapete.

    Di seguito le informazioni utili accennate in puntata:

    - sito web: https://www.associazione232.org/
    - contatti: info@associazione232.org
    - social: https://www.instagram.com/232aps/ (ig); https://www.youtube.com/c/232APS (youtube)

    Un omaggio a un ragazzo che purtroppo non è più qui: https://youtu.be/XRoyZiJR9RI




    A cura di Grazia Coppola
    Grafica: Luce J. Zheng
    Sigla: Cesare Dentella
    Con la partecipazione di Fabrizio Bruno, in rappresentanza dell'Associazione 232 APS.

    • 38 min
    Ep. 11: I Wish I Knew How It Would Feel To Be Free

    Ep. 11: I Wish I Knew How It Would Feel To Be Free

    Moussa Balde, 23 anni, si uccide con le lenzuola della stanza in cui era rinchiuso, in isolamento, nel cpr di Torino. Si trovava lì in attesa dell'espulsione dal Paese. Poco tempo prima era stato pestato da tre persone a causa del tentato furto di un telefono, era stato portato in ospedale e gli era stata data una prognosi di dieci giorni, ma appena scoperto che il suo permesso di soggiorno era scaduto, era stato rinchiuso nel cpr di Torino, in isolamento, senza cure. Ma era davvero così urgente la sua espulsione? Era così pericoloso per la collettività da non meritare nemmeno di essere curato in ospedale per il tempo necessario?


    “La detenzione amministrativa assume nella prassi prevalentemente i tratti di un meccanismo di marginalità sociale, confino e sottrazione temporanea allo sguardo della collettività di persone che le autorità non intendono includere, ma che al tempo stesso non riescono nemmeno ad allontanare”: questo l'estratto del rapporto del Garante nazionale delle persone private della libertà riguardante i cpr, o Centri di permanenza per il rimpatrio, vere e proprie carceri per i migranti in attesa di espulsione.
    Sin dalla loro introduzione, nel 1998, sono risultati inadeguati a gestire una realtà complessa come quella dell'immigrazione clandestina, e di fatto controproducenti. Ma come spesso accade quando si parla di immigrazione clandestina, qualsiasi cosa va bene se tiene lontani i mostri per un po'.

    Scusaci Moussa.

    A cura di Grazia Coppola
    Grafica: Luce J. Zheng
    Sigla: Cesare Dentella



    https://www.meltingpot.org/Il-Decreto-Lamorgese-luci-e-ombre-delle-modifiche-ai.html#.YQgqtVOA5fU
    https://www.liberopensiero.eu/05/06/2021/politica/cpr-moussa-balde-e-le-morti-di-stato/
    https://www.internazionale.it/opinione/annalisa-camilli/2021/05/31/suicidio-musa-balde-cpr

    • 9 min

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