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Pubblica di martedì 30/04/2024 Pubblica

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Astensionismo, il popolo che non vota. Secondo i sondaggi oltre il 40% dell’elettorato non andrà ai seggi per le europee. Che cosa fanno le forze politiche per riportare elettrici ed elettori alle urne? Necessarie, ma non sufficienti, operazioni come quella del voto agli studenti fuori sede. La campagna elettorale è entrata nel vivo. A destra Meloni punta sull’operazione “Giorgia” per accaparrarsi le preferenze. Altro che “persona del popolo”, come dice lei. Qui siamo di fronte a qualcosa di più: alla costruzione di un culto della persona qualunque. Più che la persona del popolo, Meloni aspira a diventare la persona che si è fatta popolo, che chiede di usare il suo nome sulla scheda come prova di un legame affettivo: «se volete dirmi che credete ancora in me – ha detto la leader di Fd’I nel comizio di Pescara - mi piacerebbe che lo faceste scrivendo sulla scheda semplicemente "Giorgia"». Meloni non chiede agli elettori di votarla, ma sembra chiedere ai suoi fans di votarsi a lei, alla leader. A sinistra, invece, Schlein ha scelto di candidarsi con moderazione, non in tutti i collegi. E il suo nome non comparirà nel simbolo elettorale. Alla retorica meloniana, la leader del Pd sostituisce l’attenzione per le “passioni elementari” del popolo: sanità, lavoro, salario minimo. La campagna di Conte, infine, si tiene lontano sia dalle candidature personalistiche che dalla sindrome del momento, la sindrome onomastica. “Giuseppi” finirebbe per oscurare l’agenda Conte: pace, questione morale, lavoro.

Astensionismo, il popolo che non vota. Secondo i sondaggi oltre il 40% dell’elettorato non andrà ai seggi per le europee. Che cosa fanno le forze politiche per riportare elettrici ed elettori alle urne? Necessarie, ma non sufficienti, operazioni come quella del voto agli studenti fuori sede. La campagna elettorale è entrata nel vivo. A destra Meloni punta sull’operazione “Giorgia” per accaparrarsi le preferenze. Altro che “persona del popolo”, come dice lei. Qui siamo di fronte a qualcosa di più: alla costruzione di un culto della persona qualunque. Più che la persona del popolo, Meloni aspira a diventare la persona che si è fatta popolo, che chiede di usare il suo nome sulla scheda come prova di un legame affettivo: «se volete dirmi che credete ancora in me – ha detto la leader di Fd’I nel comizio di Pescara - mi piacerebbe che lo faceste scrivendo sulla scheda semplicemente "Giorgia"». Meloni non chiede agli elettori di votarla, ma sembra chiedere ai suoi fans di votarsi a lei, alla leader. A sinistra, invece, Schlein ha scelto di candidarsi con moderazione, non in tutti i collegi. E il suo nome non comparirà nel simbolo elettorale. Alla retorica meloniana, la leader del Pd sostituisce l’attenzione per le “passioni elementari” del popolo: sanità, lavoro, salario minimo. La campagna di Conte, infine, si tiene lontano sia dalle candidature personalistiche che dalla sindrome del momento, la sindrome onomastica. “Giuseppi” finirebbe per oscurare l’agenda Conte: pace, questione morale, lavoro.

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