12 episodes

Nel 1994, mentre la scena politica italiana era in tempesta, il partito che ha governato l'Italia per oltre 40 anni, la Democrazia cristiana, volle cambiare il nome. Tre decenni dopo, tanti democristiani sono rimasti (e sono finiti quasi ovunque), ma da oltre un quarto di secolo si combatte una guerra inesauribile sulla vecchia denominazione e sul simbolo storico dello scudo crociato.
Gabriele Maestri, costituzionalista e curatore del blog www.isimbolidelladiscordia.it, racconta passo a passo - anche grazie ai materiali audio concessi da Radio Radicale - la diaspora democristiana e gli scontri elettorali e giudiziari nel nome della Dc. Ogni quindici giorni, una nuova puntata di una storia incredibile e difficile da dipanare, che non sembra avere fine.

Scudo (in)crociato Gabriele Maestri

    • News

Nel 1994, mentre la scena politica italiana era in tempesta, il partito che ha governato l'Italia per oltre 40 anni, la Democrazia cristiana, volle cambiare il nome. Tre decenni dopo, tanti democristiani sono rimasti (e sono finiti quasi ovunque), ma da oltre un quarto di secolo si combatte una guerra inesauribile sulla vecchia denominazione e sul simbolo storico dello scudo crociato.
Gabriele Maestri, costituzionalista e curatore del blog www.isimbolidelladiscordia.it, racconta passo a passo - anche grazie ai materiali audio concessi da Radio Radicale - la diaspora democristiana e gli scontri elettorali e giudiziari nel nome della Dc. Ogni quindici giorni, una nuova puntata di una storia incredibile e difficile da dipanare, che non sembra avere fine.

    Ep. 1 - Prima dell'inizio

    Ep. 1 - Prima dell'inizio

    Nel 1994 il nome "Democrazia cristiana" scompare dalla vita politica italiana (mentre i democristiani sono rimasti un po' ovunque). Per capire come si è arrivati a quel punto, però, bisogna fare vari passi indietro: la crisi della Dc, infatti, inizia con la vittoria schiacciante dei "Sì" al referendum del 9 giugno 1991 (voluto soprattutto dal riformatore diccì Mario Segni), che riduce a una sola le preferenze esprimibili nel voto per la Camera. Caduto il muro di Berlino, mentre il mondo intero cambia, la Dc sembra non riuscire a fare altrettanto con la stessa velocità; il cambio di sistema elettorale, seguito al referendum del 1993, dà il colpo di grazia al partito.
    Oltre che da Radio Radicale, alcuni estratti provengono dal documentario "Andate al mare - La disfatta della Prima Repubblica" (2020), su concessione degli autori Antonio Plescia e Giacomo Visco Comandini.

    • 26 min
    Ep. 2 - Un nuovo, antico nome

    Ep. 2 - Un nuovo, antico nome

    Dopo il calo alle elezioni del 1992, per la Democrazia cristiana arrivano le batoste del Quirinale (viene eletto il diccì Scalfaro, ma non il segretario Forlani, impallinato anche dai suoi) e - oltre ai referendum - delle amministrative del 1993 (la Dc conquista pochissimi comuni, spesso non si presenta o non arriva al ballottaggio).
    Nel frattempo, dal 23 al 26 luglio al Palazzo dei congressi dell’Eur si svolge l’assemblea programmatica costituente: "Per l'Italia una nuova presenza popolare". Il nuovo segretario Mino Martinazzoli dice che il simbolo dello scudo crociato deve restare, ma propone di riadottare il nome coniato da Sturzo, "Partito popolare italiano". Qualcuno è convinto, qualcuno è più tiepido o addirittura teme che questo preluda a posizioni non nettamente alternative alla sinistra (o che comunque possano favorirla). Martinazzoli ottiene poteri straordinari e prepara la trasformazione della Dc, ma l'unità politica dei cattolici inizia a scricchiolare.
    Gli interventi all'assemblea del Palacongressi (luglio 1993) sono tratti dalle registrazioni disponibili sul sito di Radio Radicale.

    • 47 min
    Ep. 3 - Parto gemellare con peccato originale

    Ep. 3 - Parto gemellare con peccato originale

    Il 18 gennaio 1994 dovrebbe essere il giorno della trasformazione, del passaggio dalla Dc al Partito popolare italiano (senza un congresso: per Martinazzoli ci sarà tempo di farlo più in là, ma di fatto in quel modo non si terrà mai), proprio nel 75° anniversario dell’appello ai liberi e forti di Sturzo.
    E invece, a cento metri dall’Istituto Sturzo dove nel pomeriggio viene lanciato politicamente il Ppi, al mattino muove i primi passi il Centro cristiano democratico, che raccoglie chi non vuole stare fuori dai poli, perché si rischiava di far vincere la sinistra. E se i popolari si sono tenuti lo scudo, gli altri si accontentano di citarlo su una vela (disegnata da Giugiaro, mai pagato per questo) e di farsi sospingere verso il baluardo contro i progressisti, Silvio Berlusconi, non prima di farsi dare parte del patrimonio del partito abbandonato.
    Il Ppi continua il suo cammino, cercando di non perdere altri pezzi: il peccato originale del cambio di nome senza congresso, in compenso, rispunterà vari anni dopo.
    Tutte le registrazioni incluse nell'episodio sono tratte dall'archivio di Radio Radicale.

    • 41 min
    Ep. 4 - Il nome a me, lo scudo a te

    Ep. 4 - Il nome a me, lo scudo a te

    Un filosofo arriva alla guida dei Popolari e in pochi mesi l'atmosfera si fa tesissima. Rocco Buttiglione (già colto in un discusso “fuori onda” con il forzista Tajani) in vista delle regionali del 1995 sigla per il Ppi un’alleanza col centrodestra dopo che il suo partito gli aveva chiesto di non stringere accordi con Alleanza nazionale. Al consiglio nazionale dell’11 marzo 1995 all'hotel Ergife pone la fiducia sulla sua linea politica, ma perde 99 a 102; lui non si dimette, i suoi avversari lo sostituiscono con Gerardo Bianco e scoppia il finimondo.
    Si guerreggia (sul serio) in Piazza del Gesù e in tribunale, anche dopo che i popolari europei impongono un accordo: i due gruppi si dividono segni distintivi (Bianco mantiene il nome, Buttiglione ottiene l'uso del simbolo dello scudo crociato), testate e dipendenti, continuando a gestire insieme solo il patrimonio immobiliare per ordine del tribunale di Roma. Ppi e Cdu cammineranno su strade diverse e in poli diversi, con scomposizioni e ricomposizioni, ma intanto qualcuno ha già nostalgia della Dc.
    Tutte le registrazioni incluse nell'episodio sono tratte dall'archivio di Radio Radicale.

    • 52 min
    Ep. 5 - E lei rinascerà, forse

    Ep. 5 - E lei rinascerà, forse

    Tra il 1996 e il 1997 in Italia spuntano vari gruppi di Rinascita della Democrazia cristiana, con relativi simboli: si muovono soprattutto Andreino Carrara tra Bergamo e Roma e Angelo La Russa in Sicilia. Nel frattempo l'ex segretario Dc Flaminio Piccoli chiede a Gianfranco Rotondi di convocare tutti gli ex delegati all'ultimo congresso (che nel 1989 aveva eletto Arnaldo Forlani) perché si possa decidere di riprendere l'attività del partito. La macchina - grazie al Cdu - si mette in moto e il 21 giugno 1997 all’Ergife a Roma ci si incontra per la prima volta (per il "XIX congresso", in cui parla a lungo anche Forlani): si fa concreta l'idea di creare un nuovo partito, da chiamare proprio Democrazia cristiana e da distinguere con lo scudo crociato, nel quale riunire il maggior numero possibile di (ex?) democristiani sotto la presidenza di Piccoli. Si fa sul serio? E, soprattutto, il disegno riuscirà?
    Tutte le registrazioni incluse nell'episodio sono tratte dall'archivio di Radio Radicale, tranne l'intervista a Robert Carrara (realizzata appositamente per questo podcast) e un breve intervento di Gianfranco Rotondi (tratto dalla presentazione del suo libro La variante Dc per il sito www.isimbolidelladiscordia.it).

    • 52 min
    Ep. 6 - Piccoli, tenaci... ma stroncati

    Ep. 6 - Piccoli, tenaci... ma stroncati

    Un conto è andare dal notaio e costituire un’associazione-partito (come fanno Flaminio Piccoli e vari altri tra dicembre del 1997 e gennaio del 1998), un conto è cercare di partecipare davvero alle elezioni, senza poter più contare sul Cdu che - per qualche mese - ha preso la via cossighiana dell'Udr.
    La prima occasione di rilievo arriva con le regionali in Friuli - Venezia Giulia del 1998, ma i contrassegni presentati sono bocciati per confondibilità con il simbolo del Cdu. Davanti al Consiglio di Stato, però, Piccoli e Angelo Sandri – difesi da Roberto Gava, fratello dell’ex ministro Antonio – riescono a farsi riammettere: per qualche manciata di ore segreterie politiche e redazioni impazziscono e credono/temono davvero che sia tornata la Dc, finché i giudici non tornano sui loro passi.
    Nei mesi successivi, in compenso, vari giudici, su richiesta di Cdu e Popolari, si pronunciano contro la Dc di Piccoli. Quando nel 2005 arriva la prima sentenza in materia, però, Flaminio Piccoli è morto da cinque anni. La strada del partito nuovo con nome e simboli vecchi non porta da nessuna parte: qualcuno è già al lavoro per cercarne altre.
    Tutte le registrazioni incluse nell'episodio sono tratte dall'archivio di Radio Radicale.

    • 47 min

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