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8^ puntata - Guarire le cicatrici - #stiamobio - il Podcast di Double B #StiamoBio - Il Podcast di Double B

    • 健康與體能

Negli ultimi anni tutte le amiche che hanno partorito con taglio cesareo mi hanno detto: “Adesso però fammi una crema per togliere questa cicatrice!”
Ora, parliamo un attimo di cicatrici, ma parliamone in maniera seria.

1. Le cicatrici NON sono tutte uguali.

Le cicatrici da acne NON sono come le smagliature e le smagliature a loro volta NON sono come le cicatrici da taglio. Allo stesso modo la cicatrice che ti ha lasciato un bravo chirurgo NON è la stessa cicatrice di quando hai fatto un frontale con il pipistrello in motorino e ti sei spalmata sull’asfalto — e sì, mi è successo. Il pipistrello, non il chirurgo.

2. Che cos’è una cicatrice.

La cicatrice è un tessuto fibroso che si forma per riparare una lesione (patologica o traumatica), ed è dovuta alla proliferazione del derma e dell’epidermide. (Wikipedia).

Partiamo dal fatto che la pelle è un organo, che isola e protegge il nostro corpo dagli agenti esterni. In caso di ferita, la pelle mette subito in atto un processo di riparazione — la cicatrizzazione — volto a fermare il sanguinamento e ricostruire i tessuti danneggiati.

Questo processo può essere schematicamente ridotto a tre fasi:
1) Nella prima fase c’è il coagulo: l’obiettivo dell’organismo è chiudere la ferita il prima possibile per evitare che il sangue esca e i microbi entrino.
2) Nella seconda fase il tessuto connettivo inizia a riformarsi e vengono prodotte le nuove fibre di collagene ed elastina. E’ qui casca l’asino perché di solito il tessuto cicatriziale non è identico al tessuto che rimpiazza, anzi è un po’ più “scarso”: è più sensibile ai raggi UV, non ha ghiandole sudoripare ne follicoli piliferi e assume un colore diverso rispetto al tessuto circostante.
3) La terza fase, che può durare fino a due anni, vede un continuo rimodellamento delle fibre di collagene ed elastina e la formazione definitiva della nuova rete vascolare.

Di base dobbiamo ricordare questo: l’obiettivo del processo di cicatrizzazione è quello di mantenerci in vita, non di farci belle. Motivo per il quale al nostro corpo di avere una cicatrice esterna — che non è un’aderenza, cioè una cicatrice interna, ma non voglio tediarti — non gliene frega niente.

“Ma io voglio mettermi il bikini!”
Appunto. Allora vediamo cosa si può fare per prevenire e/o rimediare!

PRIMA
Quando possibile — perché il pipistrello di cui sopra è sempre in agguato — ci sono tutta una serie di accorgimenti che possiamo mettere in atto per “prevenire” le cicatrici, e lo metto tra virgolette perché in realtà voglio dire “farle vedere meno”:
a) In gravidanza: spalmarsi abbondantemente di sostanze elasticizzanti, come ad esempio l’olio di rosa mosqueta, per aiutare la pelle a sopportare meglio la dilatazione.
b) Durante una dieta: idem con patate — ah no, niente patate che sono carboidrati — perché anche i repentini cali di peso possono portare la pelle a cedere.
c) In vista di un intervento chirurgico programmato: chiedi che sia un chirurgo plastico a “chiudere” lo strato finale, perché sarà specializzato (si spera!) nel realizzare suture “quasi” invisibili.

DURANTE
Per “durante” intendo a ferita in corso, quindi all’inizio del processo di cicatrizzazione, i primi giorni:
– Segui le indicazioni del medico: se la ferita deve stare coperta, coprila. Se non deve essere bagnata, non bagnarla. Se deve essere medicata, medicala. Sopratutto non prendere iniziative!
– Proteggila dal sole: cerotto, maglietta, scudo totale. Quello che vuoi ma non esporla ai raggi UV. La pelle ha già abbastanza da fare senza doversi anche preoccupare del sole e sulla “crosta” sarebbe meglio non mettere creme — quindi filtri solari — perché se no quando si asciuga?!

DOPO 1: attivi GREEN
Cioè dopo poco tempo: la ferita è ben chiusa, la pelle nuova è rosa/rossa e hai l’ok del medico.
Qui qualcosa si può fare...

Negli ultimi anni tutte le amiche che hanno partorito con taglio cesareo mi hanno detto: “Adesso però fammi una crema per togliere questa cicatrice!”
Ora, parliamo un attimo di cicatrici, ma parliamone in maniera seria.

1. Le cicatrici NON sono tutte uguali.

Le cicatrici da acne NON sono come le smagliature e le smagliature a loro volta NON sono come le cicatrici da taglio. Allo stesso modo la cicatrice che ti ha lasciato un bravo chirurgo NON è la stessa cicatrice di quando hai fatto un frontale con il pipistrello in motorino e ti sei spalmata sull’asfalto — e sì, mi è successo. Il pipistrello, non il chirurgo.

2. Che cos’è una cicatrice.

La cicatrice è un tessuto fibroso che si forma per riparare una lesione (patologica o traumatica), ed è dovuta alla proliferazione del derma e dell’epidermide. (Wikipedia).

Partiamo dal fatto che la pelle è un organo, che isola e protegge il nostro corpo dagli agenti esterni. In caso di ferita, la pelle mette subito in atto un processo di riparazione — la cicatrizzazione — volto a fermare il sanguinamento e ricostruire i tessuti danneggiati.

Questo processo può essere schematicamente ridotto a tre fasi:
1) Nella prima fase c’è il coagulo: l’obiettivo dell’organismo è chiudere la ferita il prima possibile per evitare che il sangue esca e i microbi entrino.
2) Nella seconda fase il tessuto connettivo inizia a riformarsi e vengono prodotte le nuove fibre di collagene ed elastina. E’ qui casca l’asino perché di solito il tessuto cicatriziale non è identico al tessuto che rimpiazza, anzi è un po’ più “scarso”: è più sensibile ai raggi UV, non ha ghiandole sudoripare ne follicoli piliferi e assume un colore diverso rispetto al tessuto circostante.
3) La terza fase, che può durare fino a due anni, vede un continuo rimodellamento delle fibre di collagene ed elastina e la formazione definitiva della nuova rete vascolare.

Di base dobbiamo ricordare questo: l’obiettivo del processo di cicatrizzazione è quello di mantenerci in vita, non di farci belle. Motivo per il quale al nostro corpo di avere una cicatrice esterna — che non è un’aderenza, cioè una cicatrice interna, ma non voglio tediarti — non gliene frega niente.

“Ma io voglio mettermi il bikini!”
Appunto. Allora vediamo cosa si può fare per prevenire e/o rimediare!

PRIMA
Quando possibile — perché il pipistrello di cui sopra è sempre in agguato — ci sono tutta una serie di accorgimenti che possiamo mettere in atto per “prevenire” le cicatrici, e lo metto tra virgolette perché in realtà voglio dire “farle vedere meno”:
a) In gravidanza: spalmarsi abbondantemente di sostanze elasticizzanti, come ad esempio l’olio di rosa mosqueta, per aiutare la pelle a sopportare meglio la dilatazione.
b) Durante una dieta: idem con patate — ah no, niente patate che sono carboidrati — perché anche i repentini cali di peso possono portare la pelle a cedere.
c) In vista di un intervento chirurgico programmato: chiedi che sia un chirurgo plastico a “chiudere” lo strato finale, perché sarà specializzato (si spera!) nel realizzare suture “quasi” invisibili.

DURANTE
Per “durante” intendo a ferita in corso, quindi all’inizio del processo di cicatrizzazione, i primi giorni:
– Segui le indicazioni del medico: se la ferita deve stare coperta, coprila. Se non deve essere bagnata, non bagnarla. Se deve essere medicata, medicala. Sopratutto non prendere iniziative!
– Proteggila dal sole: cerotto, maglietta, scudo totale. Quello che vuoi ma non esporla ai raggi UV. La pelle ha già abbastanza da fare senza doversi anche preoccupare del sole e sulla “crosta” sarebbe meglio non mettere creme — quindi filtri solari — perché se no quando si asciuga?!

DOPO 1: attivi GREEN
Cioè dopo poco tempo: la ferita è ben chiusa, la pelle nuova è rosa/rossa e hai l’ok del medico.
Qui qualcosa si può fare...

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