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Il professore Tommaso Scandroglio, autore di diversi libri sulla legge naturale, sulla morale e sulla bioetica, sviluppa riflessioni interessanti sui temi più caldi del dibattito contemporaneo

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Il professore Tommaso Scandroglio, autore di diversi libri sulla legge naturale, sulla morale e sulla bioetica, sviluppa riflessioni interessanti sui temi più caldi del dibattito contemporaneo

    I cattolici hanno votato con il mal di pancia o non hanno votato affatto

    I cattolici hanno votato con il mal di pancia o non hanno votato affatto

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7831

    ELEZIONI: I CATTOLICI HANNO VOTATO CON IL MAL DI PANCIA O NON HANNO VOTATO AFFATTO di Tommaso Scandroglio

    Il cattolico - quello autentico, non quello che ha il santino di Tucho nel portafoglio e che spegne il condizionatore d'estate perché meglio che sudi lui che la Terra - il cattolico, dicevamo, ha avuto maggiori scrupoli di coscienza ed uguali mal di pancia rispetto al resto della popolazione quando ha deciso di recarsi alle urne o di non recarsi affatto.
    Questo perché nessun partito politico rispecchia le sue idee che sono quelle della Chiesa. Il problema attuale non è individuare, tra le molte, la compagine politica più vicina o meno distante dai principi indicati dalla Dottrina sociale della Chiesa. Il problema sta nel fatto che tutte le compagini politiche sono in antitesi con la Dottrina sociale della Chiesa, chi in modo più marcato chi in modo meno marcato. Quest'ultimo è il caso dei partiti che formano la coalizione di centro destra. Purtroppo, tralasciando d'ufficio i liberal di Forza Italia, anche i leader di Fratelli d'Italia e Lega hanno più volte dichiarato, ad esempio, che la legge 194 non si tocca, affermazione vidimata con tanto di voto in Parlamento, e che sono a favore delle coppie gay. Per tacere d'altro. L'uscita di sicurezza è stata per molti la soluzione di votare il singolo candidato e non il partito. [...]
    Dunque bene contribuire con il proprio voto al bene comune, riconoscendo al voto, però, il giusto peso. In altri termini dobbiamo stare tutti tranquilli e nello stesso tempo tutti in allerta. Tutti tranquilli perché la salvezza non viene dalla politica, ma dalla fede che diventa cultura. Da una parte la politica è specchio della cultura e quindi cambiando questa si può influenzare quella (è la dinamica che ha portato alla sentenza Dobbs della Corte costituzionale statunitense). Su altro fronte è anche vero che l'oligarchia composta da una minoranza di tecnocrati, che fanno politica ben al di sopra del Parlamento europeo e della Commissione europea, creano cultura (questa è la dinamica che si sta sviluppando negli States dopo la sentenza Dobbs), imponendo modelli valoriali, orientamenti ideologici, sensibilità, priorità, etc.
    Tutti, poi, dobbiamo stare in allerta perché, destra o sinistra al potere in Italia, in Europa o nel Mondo, lo Stato rimarrà tuo nemico. Che sia Meloni o Schlein questo rimarrà uno Stato che permette la soppressione dei bambini, non nati e già nati (cfr. legge 219/17), l'industrializzazione della riproduzione umana, la morte per eutanasia, le unioni civili. Che si voti a destra o a manca, questo Stato rimarrà tuo nemico perché è ladro, rubandoti il sudore delle tue fatiche lavorative con imposte fuori scala e applicando il "compri uno paghi due" quando assumi qualcuno. Rimarrà tuo nemico perché è ostile alla famiglia, permettendo la rottamazione del coniuge e la conseguente infelicità dei figli, nonché incentivando politiche familiari vessatorie dato che applica il coefficiente proporzionale rispetto al nucleo familiare: tanti più figli avrai, tante più tasse pagherai.
    Questo Stato poi rimarrà tuo nemico perché vuole toglierti la libertà: la libertà di mandare i tuoi figli nelle scuole non intitolate a Darwin, la libertà di espressione perché se critichi certe caste odi subito un tintinnio di manette oppure la scrivania dove lavori inizia a scricchiolare, la libertà di movimento perché le grandi città sono diventate fortini inespugnabili per le vetture immatricolate 10 anni fa, la libertà d'impresa perché è un'impresa capire e applicare normative bizantine, inarticolate, a volte nebulose e a volte dettagliatissime, contraddittorie, sganciate assolutamente dal reale e partorite da enigmisti.
    In breve, che sia Meloni o Schlein, in ogni caso non avremmo...

    • 11 min
    Il primo matrimonio cattogay, frutto di Fiducia Supplicans

    Il primo matrimonio cattogay, frutto di Fiducia Supplicans

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7813

    IL PRIMO ''MATRIMONIO'' CATTOGAY, FRUTTO DI FIDUCIA SUPPLICANS di Tommaso Scandroglio
    Ed eccoci arrivati al primo "matrimonio" cattogay. Pure misto, dato che una delle nubende è di religione metodista. Gli attori di questa messa in scena sacrilega sono: padre Joseph S. Williams, parroco della chiesa di St. Vincent de Paul, a Chicago, nell'arcidiocesi retta dal cardinale Blase Cupich; Kelli Beard, ministro metodista; Myah Knight che si definisce come una «persona QTBIPOC», ossia una «persona queer, trans, nera, indigena di colore», che si concentra sulla «navigazione dell'identità sessuale e di genere». Nel 2022, ha lanciato un cosiddetto «gruppo di sostegno al trauma religioso».
    Veniamo alla celebrazione, da loro intesa come un vero e proprio matrimonio stando al formulario usato e ai gesti che hanno accompagnato questo formulario. P. Williams con tanto di stola: «Vi impegnate liberamente ad amarvi come sante spose [holy spouses]?». Beard: «Sì, lo voglio». Knight: «Sì, lo voglio». P. Williams: «Dio amorevole, accresci e consacra l'amore che Kelli e Myah nutrono l'una per l'altra. Gli anelli che si sono scambiate sono il segno della loro fedeltà e del loro impegno. Possano continuare a prosperare nella tua grazia e benedizione. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore». E infine, tracciando sulla coppia, in abiti da cerimonia, un segno di croce, il sacerdote ha pronunciato le seguenti parole: «La benedizione di Dio sia su di voi, Padre, Figlio e Spirito Santo». C'è anche un video, pubblicato su Instagram lo scorso 22 aprile, a testimoniare l'accaduto.
    A provare che si trattava, nelle intenzioni dei presenti, di un matrimonio ci sono altre due prove. La prima: il commento del ministro metodista Beard, che così ha scritto sul suo account Instagram: «Myah ha sempre desiderato sposarsi nella cappella della sua Alma Mater, quindi l'ho sorpresa con una benedizione per il nostro matrimonio!». La seconda prova: sempre Beard nel suo account ha inserito nel post di commento al video degli hashtag significativi: #benedizioni cattoliche, #matrimonio dello stesso sesso e #nozze dello stesso sesso.
    Nonostante tutto questo padre Williams, che si è riferito esplicitamente alla coppia lesbica come "spose", ha avuto l'ardire di affermare: «Il Santo Padre ha detto che le coppie dello stesso sesso possono essere benedette purché [tale benedizione] non rifletta una situazione matrimoniale... purché sia chiaro che non si tratta di un matrimonio». La realtà racconta l'opposto.
    Alcune rapide riflessioni.
    La prima: la benedizione di una coppia omosessuale, anche nel caso in cui non c'entrasse nulla con una benedizione matrimoniale, è atto intrinsecamente malvagio perché non si può bene-dire ciò che è contro natura, ossia intrinsecamente disordinato.
    Seconda riflessione: un rito che mimi quello matrimoniale per benedire un'unione omosessuale rende più grave, dal punto di vista morale, la benedizione. Inutile aggiungere che il rito matrimoniale non trasforma una coppia omosessuale in una coppia sposata perché la diversità di sesso è requisito essenziale per far nascere il vincolo coniugale, sia per il diritto canonico che per il diritto naturale.
    Terza riflessione: se non ci fosse un intervento formale dell'autorità ecclesiastica che almeno censurasse l'accaduto, ciò corrisponderebbe ad un gravissimo silenzio-assenso su ciò che si è svolto nella chiesa di St. Vincent de Paul. Quarta riflessione: è curioso che una delle due nubende fosse un ministro metodista e che quest'ultima fosse venuta in casa cattolica per celebrare le proprie "nozze" gay. Una chiara provocazione.
    Quinta riflessione: era inevitabile che questo "matrimonio" cattogay prima o poi accadesse (e forse era già accaduto da qualche altra parte senza che i...

    • 5 min
    Condannato Lucchina, colpevole di voler salvare Eluana

    Condannato Lucchina, colpevole di voler salvare Eluana

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7819

    CONDANNATO LUCCHINA, ''COLPEVOLE'' DI VOLER SALVARE ELUANA di Tommaso Scandroglio
    La vicenda Englaro pare non aver mai fine. Riavvolgiamo il nastro e ricordiamo le tappe salienti di carattere giuridico di questa vicenda. Per sei volte i giudici avevano negato al padre, Beppino Englaro, la possibilità di interrompere nutrizione e idratazione alla figlia Eluana, finché nel 2007 la Cassazione e nel 2008 la Corte di Appello di Milano avevano acconsentito alla richiesta eutanasica del padre. Il ragionamento fu il seguente: attraverso una ricostruzione a posteriori, i giudici erano arrivati alla convinzione che Eluana, in quelle condizioni, non avrebbe mai voluto vivere. Dunque, stante la sua indisponibilità ad esprimere un consenso valido, ci avrebbe pensato il tutore, ossia il padre, a scegliere di morire. Tutto questo nel suo best interest.
    All'ordine dei giudici di far morire la 39enne Eluana, l'allora direttore generale della Sanità della Lombardia Carlo Lucchina oppose un netto rifiuto - in una nota scrisse che i medici sarebbero venuti «meno ai loro obblighi professionali» se avessero provocato la morte di Eluana - rifiuto sostenuto dal parere dell'Avvocatura regionale e da un comunicato stampa del Ministero della Salute in cui si affermava che le strutture sanitarie regionali non erano obbligate ad uccidere la giovane donna.
    LA MORTE PER FAME E PER SETE
    Beppino Englaro nel gennaio del 2009 si rivolse al Tar che gli diede ragione, ma la Regione rimase ferma nel suo proposito. Allora il padre di Eluana se ne andò ad Udine dove la figlia trovò la morte per fame e per sete. Tenuto conto della sentenza del Tar, la Regione fu costretta a risarcire il padre con 175mila euro perché “costretto” a trasportare la figlia fuori regione. Inevitabilmente, poi, la Corte dei Conti aprì un procedimento a carico di Lucchina perché a sua volta doveva risarcire la Regione, che, per dirla in termini semplici, aveva pagato per conto suo. In primo grado Lucchina vinse, perché la sua fu una decisione «ponderata».
    Ma ci fu il ricorso e ieri è arrivato il verdetto: Lucchina dovrà sborsare 175mila euro a favore della Regione Lombardia. La Corte dei Conti ha qualificato il rifiuto dell'allora dg come una «patente violazione dei propri doveri di servizio, [...] rifiuto assoluto [...] frutto di una personale ed autoritativa interpretazione del diritto alla vita e alla salute».
    L'ingiustizia di cui è stato oggetto Lucchina sta nelle premesse di tutta questa vicenda, non nelle conclusioni. Tentiamo di spiegarci meglio. Le sentenze della Cassazione e della Corte di Appello di Milano erano contra legem. Infatti allora non era stata ancora varata la legge 219/17 la quale prevede che nel caso di persona incapace - come lo era Eluana - della sua vita e della sua morte può decidere il rappresentate legale. Prima di questa legge, il nostro ordinamento prevedeva che il rifiuto delle cure e persino di alimentazione e idratazione poteva essere legittimamente espresso solo da persona maggiorenne capace di intendere e volere. Nel caso invece di minore o di persona comunque incapace per motivi di salute, il paziente doveva essere sempre curato e nessuno, nemmeno il rappresentate legale, poteva decidere al suo posto se accettare o rifiutare alcune terapie. Dunque secondo la disciplina normativa dell'epoca Eluana non poteva morire.
    ANTIGONE
    I giudici di allora invece fecero spallucce alle leggi e redassero sentenze che furono i canovacci ispiratori della futura legge 219. Stanti quelle sentenze seppur ingiuste, la Regione Lombardia e quindi il dott. Lucchina avrebbero dovuto, in punta di diritto, dare corso al contenuto di quei dispositivi, ma così non fecero. Logico quindi, sempre secondo una prospettiva meramente giuridica, il ricorso al Tar...

    • 6 min
    Il gay pride apre le porte all'educazione sessuale dei bimbi

    Il gay pride apre le porte all'educazione sessuale dei bimbi

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7818

    IL GAY PRIDE APRE LE PORTE ALL'EDUCAZIONE SESSUALE DEI BIMBI (E SIFFREDI A PORTA A PORTA...) di Tommaso Scandroglio
    Village Kids. No, non è uno di quei baby club dei villaggi turistici dove parcheggiare la prole mentre papà fa immersioni e mamma sta in piscina. Si tratta invece di uno spazio bimbi all'interno del Liguria Pride, spazio aperto da oggi, 1 giugno fino al 7 presso i Giardini Luzzati a Genova. Insomma un pride bonsai a misura di minore. In seno al Village Kids, tra le altre attività, si svolgerà anche il laboratorio "Infinite Famiglie" tenuto da Edusex Aps, associazione presente anche nelle scuole primarie per parlare di sessualità ed affettività. Il Comitato Liguria Pride svela il contenuto delle attività che si svolgeranno nel Village Kids: «I laboratori del Village Kids propongono di divertirsi, giocare e lavorare su temi che esistono, che sono nella nostra società [...]: le disabilità ad esempio, o le tante forme che può avere una famiglia, o gli stereotipi». Dunque in soldoni Edusex ed altri insegneranno ai bambini che l'omosessualità e la transessualità sono cose buone.
    I consiglieri della Lega non ci stanno e, tramite una nota, hanno chiesto al sindaco Bucci di intervenire per bloccare un evento «che ha come tema la diffusione della teoria gender tra i bambini». E così proseguono: « La Lega non crede che sia giusto usare uno spazio pubblico per un incontro di questo tipo che coinvolge bimbi tra i 5 e gli 8 anni e questa decisione ci lascia indignati proprio per la delicatezza degli argomenti che si vanno a trattare e che pensiamo non si dovrebbero discutere con dei bambini di quell'età».
    Suscita triste interesse notare la relazione tra Pride e educazione alla sessualità ed affettività per i più piccoli. Questa relazione assume più valenze. In primis è un messaggio per gli adulti: il Pride è contestazione, rivolta, sberleffo, rivendicazione, lotta e rivoluzione. È scontro con un mondo retrivo e bigotto (supposto tale ovviamente dato che ormai tutti sono gay friendly), un mondo che non ha ancora capito che le varianti dell'amore sono tante quante i colori dell'arcobaleno e che le identità sessuali sono sfumate come i quadri di Turner. Questa inedita normalità deve essere insegnata ai bambini affinché non ci sia più bisogno di Pride in futuro. La didattica LGBT serve quindi a scrivere su fogli bianchi ancora immacolati le parole d'ordine dell'agenda omo-transessualista, a togliere l'innocenza a cuori vergini. È esattamente ciò che sta avvenendo da qualche decennio in tutto il mondo con l'educazione alla sessualità e alla salute riproduttiva, ossia vendere come protocolli medici pratiche come l'aborto, la contraccezione e la sterilizzazione.
    I MAESTRI SONO MAMMA E PAPÀ QUANDO SI VOGLIONO BENE
    Inutile aggiungere che ai bambini nulla deve essere didatticamente e didascalicamente insegnato sull'affettività, perché già di loro danno e cercano affetto, e quindi sanno benissimo cosa sia. E poi i loro maestri sono mamma e papà quando si vogliono bene: quella è l'unica lezione sull'affetto che conta. In merito alla sessualità, dubbi e domande è bene che sorgano spontaneamente e non sollecitati da gay e trans. Dubbi e domande a cui, primariamente ed ordinariamente, risponderanno i genitori perché tali tematiche sono sensibilissime ed intime. Chi meglio dei genitori conosce i propri figli e quindi chi meglio di loro, almeno sulla carta, è in grado di trovare tempi, modi e parole per parlare del miracolo di due anime che si donano tramite il corpo? I filo-gender sono consapevoli di tutto questo, ma il loro intento è manipolare le coscienze dei piccoli per avere in futuro dei grandi manipolati.
    La strategia è semplice: è più facile adulterare l'anima di un bambino che quella di un adulto. Gli attivisti...

    • 12 min
    Professione celebrante, arriva il surrogato laico del prete

    Professione celebrante, arriva il surrogato laico del prete

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7816

    PROFESSIONE CELEBRANTE, ARRIVA IL SURROGATO LAICO DEL PRETE di Tommaso Scandroglio
    54%. È la percentuale di matrimoni civili registrata nel 2021 in Italia. Da anni gli italiani preferiscono il sindaco al sacerdote per sposarsi. Però il rito è "tristo" in comune e così sempre più spesso ci si dà all'ibridazione: un primo "sì" al municipio e poi su un bel prato un secondo "sì" con tanto di fiori, musiche, testimonianze e un celebrante senza fascia tricolore.
    Parliamo di quest'ultimo. Pare che il celebrante sia diventato una vera e propria professione a tutti gli effetti dato che esiste anche una federazione ad hoc che si chiama Federcelebranti. Una figura, quella del celebrante, sempre più richiesta non solo per le nozze, ma anche per le unioni civili - che segnano un +32% nei primi mesi del 2022 - i funerali, le nascite, le convivenze (si vuole così sugellare la convivenza senza volersi però sposare), le lauree, i fidanzamenti ed addirittura i "cambi" di sesso, le guarigioni e i divorzi. Insomma ogni occasione è buona per chiamare in causa un celebrante con le sue relative competenze. Costui è sostanzialmente un planner che organizza tutto nel dettaglio: canti, musiche, letture di poesie, testimonianze, foto, addobbi, arredi, redazione del finto consenso matrimoniale e molto altro ancora. Naturalmente il suo ruolo principale è quello di raccogliere le promesse dei due piccioncini.
    In merito ai matrimoni, il celebrante può fungere da delegato del sindaco oppure no. In quest'ultimo caso si chiede al celebrante solo di ripetere il momento del consenso già avvenuto in comune, abbellendolo, impreziosendolo appunto con canti, fiori ed addobbi. C'è pure la firma sul certificato di matrimonio, ovviamente simbolico. Si possono anche scegliere diversi riti: il rito delle sabbie, il rito celtico dell'handfasting con i nastri, il rito della luce, quello dell'albero, quello della scatola del tempo. Significativo poi il Naming, ossia la Cerimonia del nome o Cerimonia di benvenuto. Avviene dopo il battesimo o anche al posto del battesimo.
    Il fenomeno qui descritto nasce semplicemente dal fatto che le persone hanno abbandonato in discarica la fede. Niente più matrimoni, né funerali in Chiesa e sempre meno battesimi. Però rimane la voglia di stare insieme (magari non per sempre, ma per il tempo necessario) e rimane il fatto che si nasce e si muore. Come allora celebrare queste vicende umanissime che interessano tutti? Ecco inventarsi riti laici, pagani, new age e post age che scimmiottano i riti sacri. Si tratta in definitiva di mimesi. Tali riti sono quindi una copia patetica degli autentici riti cristiani. Cestinati gli originali si ricorre ai surrogati. In tal modo abbiamo il rito dell'amore che è il matrimonio, il rito di benvenuto che è il battesimo, il rito del commiato che è il funerale. Una traduzione laica e laicista dei sacramenti e sacramentali cristiani. Questo è tanto vero che il celebrante appare a tutti essere una copia del sacerdote. Naturalmente la cultura secolare ha prodotto nel tempo anche i suoi nuovi sacramenti e dunque perché non celebrare anche divorzi ed unioni civili?
    Il fenomeno sociale qui descritto mette comunque in luce un aspetto di carattere antropologico di segno positivo. L'uomo è portato per natura a comunicare l'importanza di ciò che fa con segni adeguati. Ecco il ricorso insopprimibile ai simboli ed ecco il ricorso ai riti, che sono simboli in successione e connessione. La forma è necessaria per comunicare un certo contenuto e più il contenuto è rilevante più la forma deve esserlo anche lei. Simboli e riti quindi accompagnano l'uomo nella storia in modo ineludibile.
    Per paradosso poi accade che quello che hai buttato dalla porta rientri dalla finestra. Ciò a voler dire che questi riti...

    • 5 min
    Università Bocconi Woke, sospeso chi deride i bagni gender neutral

    Università Bocconi Woke, sospeso chi deride i bagni gender neutral

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7815

    UNIVERSITA' BOCCONI WOKE, SOSPESO CHI DERIDE I BAGNI GENDER NEUTRAL di Tommaso Scandroglio
    Ormai esiste un Codice Disciplinare Lgbt che prevede sanzioni di varia natura laddove si manifestino comportamenti non allineati alla vulgata corrente. E così puoi finire in galera, se non confezioni una torta per delle "nozze" gay. Perdere la cattedra, se a scuola sei critico riguardi ai dogmi arcobaleno. Veder chiuso il tuo centro per l'infanzia abbandonata, se rifiuti l'adozione a coppie gay. Essere colpito dal boicottaggio dei tuoi prodotti, se ti permetti di dire che preferisci la famiglia ai gruppi poliamorosi queer stile Murgia. Veder censurato un tuo scritto sui social, se espressione del buon senso.
    Le ultime vittime del Codice Disciplinare Lgbt sono tre studenti della Bocconi che sono stati sospesi per sei mesi dalle lezioni ed esami perché hanno avuto l'ardire o di affermare verità incontrovertibili sul transessualismo o di esprimersi con un'ironia troppo salace per i gusti raffinati per chi fatto della tolleranza una ragione di vita.
    I BAGNI GENDER NEUTRAL
    Lo scorso anno l'Università Bocconi di Milano ha inaugurato i bagni gender neutral, ossia toilette aperte a chi non si riconosce né come maschio né come femmina. Una vera contraddizione dato che il transessuale che entrerà in questi bagni nel momento in cui dovrà urinare mostrerà in modo plastico a quale sesso appartiene, sia questo originale che rifatto. La minzione quindi si eleva a prova inoppugnabile che la neutralità sessuale non esiste, semmai è un idea astratta che può ingannare qualche anima bella fuori dalla porta dei Wc, ma non al di là di quella.
    I commenti incriminati erano di questo tenore: «Li puoi letteralmente usare per andare a trans»; «Ma non diciamo pagliacciate. Può piacerti chiunque, ma sei hai il ... resti un maschio e se hai la ... resti femmina. E vai nel bagno adatto»; «Li userò, ma non per andare in bagno». La misura è stata sollecitata dalla segnalazione da parte del presidente dell'associazione Lgbtqia+ «Best Bocconi», Samuele Appignanesi. Quest'ultimo ebbe a scrivere: «Due anni fa, quando ho ripreso a fare coming out, ho iniziato ad avere difficoltà ad usare i bagni in università. Nei bagni degli uomini venivo guardato male e a volte anche deriso. Nei bagni delle donne mi sentivo fuori posto e anche lì ricevevo qualche sguardo».
    Se la derisione comportasse ingiusta discriminazione sarebbe da censurare: ovviamente non con sei mesi di sospensione. Altrimenti con lo stesso metro dovremmo mettere in galera per vent'anni tutti coloro i quali durante i gay pride deridono la Chiesa cattolica, i suoi simboli e i suoi santi. Laddove invece si dichiarasse solo il vero - i maschi hanno il pene e le femmine la vagina - e si criticasse il transessualismo - ecco le occhiate e gli sguardi di riprovazione - nulla quaestio: dovrebbe rientrare nella libertà di pensiero, la stessa libertà, usata male, per "cambiare" sesso, per istituire i bagni gender neutral e per entrare negli stessi.
    IL TRANSESSUALISMO NON È UNA CONDIZIONE ETICAMENTE ACCETTABILE
    Detto tutto ciò l'errore a monte che ha portato alla creazione delle toilette asessuate e alla connessa sanzione draconiana dell'ateneo meneghino (si può arrivare sino a tre anni di sospensione) sta nel ritenere il transessualismo condizione eticamente accettabile. Ma così non è. E non lo è, come avevamo già spiegato a suo tempo, per più motivi. In primo luogo, allo stato attuale della tecnica, è impossibile cambiare sesso. L'uomo che si amputa il pene, costruisce una vagina e aggiunge un seno al suo petto, potrà sembrare una donna ma rimane un uomo, perché fanno fede i suoi cromosomi che rimarranno XY. Cromosomi che sono presenti in tutte le 100mila miliardi e più di cellule che compongono...

    • 6 min

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