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Confindustria, autonomia differenziata e “Babele” normativa | 30/01/2023 | Il Corsivo Il Corsivo di Daniele Biacchessi

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A cura di Ferruccio Bovio

Il progetto di riforma relativo all’Autonomia Differenziata che sta portando avanti il ministro Calderoli, sembra preoccupare gli industriali italiani, compresi quelli del Veneto e della Lombardia, dai quali, a dire il vero, ci saremmo forse aspettati un atteggiamento di maggiore apertura. Invece, è stato proprio il presidente (e lombardo) Carlo Bonomi ad esprimere le perplessità di Confindustria, in occasione del recente confronto che si è tenuto a Venezia, tra industria e politica, sul tema “Transizione e sviluppo: il futuro dell’UE e delle regioni”.

Bonomi ha, infatti, dichiarato che “non sarebbe intellettualmente onesto” discutere dell’Autonomia senza prima aver trovato il modo di finanziare i Lep: e vale a dire, i livelli essenziali delle prestazioni che – secondo l’Associazione degli industriali italiani - devono essere uguali su tutto il territorio nazionale. Le parole del numero uno di Viale dell’Astronomia sono apparse, quindi, come una chiara presa di distanza dalla bozza Calderoli, la quale prevede, invece, che i Lep vadano semplicemente “definiti” e non anche “finanziati”, lasciando così spazio ad un regime di uguaglianza soltanto teorica.

In altre parole, il rischio – sempre secondo Confindustria – è quello di determinare una situazione che spacca il Paese, penalizzandone la crescita dell’economia e la stabilità della finanza pubblica. Inoltre, i dubbi di Bonomi e colleghi riguardano anche l’ampiezza delle materie sulle quali, ad esempio, Veneto e Lombardia, chiedono di poter decidere da sole. Da quando – ha sottolineato, infatti, Bonomi - “si è pensato alle 23 materie devolute alle Regioni”, il mondo si è trasformato e si è assistito a grandi eventi negativi come la pandemia e gli shock energetici. Esperienze drammatiche, alla luce delle quali, con una buona dose di onestà intellettuale, bisognerebbe riflettere per stabilire come certe materie debbano effettivamente essere ripartite.

La preoccupazione delle imprese industriali riguarda oggi soprattutto alcuni temi fondamentali, come l’energia, le grandi infrastrutture di trasporto e il commercio con l’estero. Temi che - come la crisi energetica e la pandemia hanno insegnato - non ha alcun senso che vengano gestiti a livello locale, poiché, in tal modo, la nostra economia rischierebbe di essere pesantemente condizionata da quella che, non a caso, Confindustria definisce “una Babele di norme”.

A cura di Ferruccio Bovio

Il progetto di riforma relativo all’Autonomia Differenziata che sta portando avanti il ministro Calderoli, sembra preoccupare gli industriali italiani, compresi quelli del Veneto e della Lombardia, dai quali, a dire il vero, ci saremmo forse aspettati un atteggiamento di maggiore apertura. Invece, è stato proprio il presidente (e lombardo) Carlo Bonomi ad esprimere le perplessità di Confindustria, in occasione del recente confronto che si è tenuto a Venezia, tra industria e politica, sul tema “Transizione e sviluppo: il futuro dell’UE e delle regioni”.

Bonomi ha, infatti, dichiarato che “non sarebbe intellettualmente onesto” discutere dell’Autonomia senza prima aver trovato il modo di finanziare i Lep: e vale a dire, i livelli essenziali delle prestazioni che – secondo l’Associazione degli industriali italiani - devono essere uguali su tutto il territorio nazionale. Le parole del numero uno di Viale dell’Astronomia sono apparse, quindi, come una chiara presa di distanza dalla bozza Calderoli, la quale prevede, invece, che i Lep vadano semplicemente “definiti” e non anche “finanziati”, lasciando così spazio ad un regime di uguaglianza soltanto teorica.

In altre parole, il rischio – sempre secondo Confindustria – è quello di determinare una situazione che spacca il Paese, penalizzandone la crescita dell’economia e la stabilità della finanza pubblica. Inoltre, i dubbi di Bonomi e colleghi riguardano anche l’ampiezza delle materie sulle quali, ad esempio, Veneto e Lombardia, chiedono di poter decidere da sole. Da quando – ha sottolineato, infatti, Bonomi - “si è pensato alle 23 materie devolute alle Regioni”, il mondo si è trasformato e si è assistito a grandi eventi negativi come la pandemia e gli shock energetici. Esperienze drammatiche, alla luce delle quali, con una buona dose di onestà intellettuale, bisognerebbe riflettere per stabilire come certe materie debbano effettivamente essere ripartite.

La preoccupazione delle imprese industriali riguarda oggi soprattutto alcuni temi fondamentali, come l’energia, le grandi infrastrutture di trasporto e il commercio con l’estero. Temi che - come la crisi energetica e la pandemia hanno insegnato - non ha alcun senso che vengano gestiti a livello locale, poiché, in tal modo, la nostra economia rischierebbe di essere pesantemente condizionata da quella che, non a caso, Confindustria definisce “una Babele di norme”.

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