[È il primo venerdì] Il discount e la contemporaneità
Oh, a guardare quanto aumentano gli iscritti qui senza scrivere newsletter, mi è venuta quasi voglia di non scrivere più. È un po’ come il reddito passivo dei guru finanziari, in effetti. Stai lì in panciolle a vedere affluire soldi, solo che qui sono iscritti e iscritte. Purtroppo non credo ai guru finanziari, e quindi niente, sono qua, si ricomincia. Benvenute e benvenuti a chi ha messo la propria email qui, e grazie. E grazie anche a Instilla, primo sponsor dell’anno. Sei tra le circa 25.000 persone iscritte tra qui, LinkedIn, Telegram e WhatsApp: grazie, spero che le 4 ore per scriverla ti siano state utili. A proposito, che ne dici di presentare il tuo brand nella newsletter? Dai un’occhiata per sponsorizzare nel 2025. Il quiz della settimana Quanto valeva un cliente all’anno per Tiger (cioè Flying Tiger ecc.) nel 2023, all’incirca? a) 6 euro b) 10 euro c) 19 euro In collaborazione con Instilla Digital Audit gratuito #2… non abbiamo resistito! Il Digital Audit Gratuito e Personalizzato realizzato da Instilla ha avuto un grande successo, e non potevamo che riproporlo anche a gennaio!Le prime 30 persone che lo richiederanno potranno ottenere un’analisi approfondita su una verticalità del proprio business, scegliendo tra Communication, Brand Identity, Social Media, Paid Media, SEO, Analytics & Tracking, Email marketing / Marketing Automation e UX/UI.Il Digital Audit metterà in luce: * I punti di forza del brand sulla verticalità * Le opportunità di crescita * Alcune indicazioni pratiche per ottimizzare la strategia Per richiedere il Digital Audit Gratuito accedi alla pagina dedicata, seleziona la verticalità da approfondire e fissa una prima call consulenziale per condividere i dettagli dell’analisi. Il Digital Audit Gratuito ti verrà presentato in un secondo incontro dedicato.Posti limitati: solo i primi 30 iscritti potranno accedere al Digital Audit Gratuito, non perdere tempo! Il discount nell’era di TikTok È stupefacente la capacità del retail fisico - quell’aggregato di pratiche magiche per cui ci piace andare a farci spennare in negozi affollati, illuminati a giorno e zeppi di altri umani - di ricrearsi, ricostruirsi. Si dice che la pubblicità sia uno scarafaggio - nel senso di qualcosa che non puoi sconfiggere, solo scacciare, prima che ritorni più forte e numeroso di prima - ma in realtà il vero scarafaggio è il retail fisico. Dopo il Covid lo davamo per morto et voilà: torna in mille ricombinazioni diverse. Gli tagli la testa e se ne formano due, come i lombrichi. Le persone non vanno più ad acquistare per acquistare? Ci metti un coffee shop dalle parvenze nordiche, per fingere di essere a Stoccolma, come nello store di Arket a Milano. Ci siamo inventati la ristolibreria, per chi vuole sentirsi parte di una élite pure mangiando le stesse pappardelle al cinghiale della mensa della Camst, c’è la ristoriparazione, dove riparano biciclette e ti fanno la quinoa. È in questo mischione epocale, in questo collasso delle categorie merceologiche che risorgono nuove forme di retail. Certo, farlo online è facile, si chiama curation, vai in giro per il web e trovi tutto quello che interessa al tuo archetipo di segmento target: per esempio il negozio per il runner - dalle noccioline alle creme anti-callo. Non so se esistano, immagino di sì. Ma che sicuramente vengono presentate come specifiche per i runner, ma al 99,99% uguali a quelle di vostra nonna. E magari un help desk per i clienti per aiutarli nel configurare Strava, che altrimenti si considerano dei reietti asociali. Farlo offline è più costoso e complesso, e richiede di mettere assieme capra (verticalità, differenziazione, unicità) e cavoli (un sufficiente e capace bacino geografico dove pescare il target). Per quanto i click costino come oro, nel 2025, lo sbatti per mettere su un punto vendita con vere persone, veri scaffali e vera logistica va molto oltre il costo economico dell’affitto, in svendita nelle de-industrializzate periferie ed ex zone artigianali italiane. Però quando funzionano, la potenza del passaparola per i negozi fisici è incredibile. Sembra che quelli con cui stai pranzando non riescano proprio a trattenersi. Tu cambi argomento e loro, tac, ci tornano sopra. “Devi ASSOLUTAMENTE andarci”. Ok. “No, dico davvero!” E allora vado. Si chiama Action. Come azione, ma più probabilmente arriva da Aktion, che vuol dire promozione in tedesco. E loro sono tedeschi. Una volta i tedeschi producevano - per rimanere nelle robe piacevoli - automobili. Ora producono discount. E che discount. Quando noto che hanno registrato un action.com che da solo vale più di tutte le startup italiane, be’ capisci che devi andarci con un certo rispetto. Perdo colpi: perfino mia sorella risponde alla domanda su di una sua visita ad Action con “ovviamente”. Da fuori Action è un mix di estetiche di Obi, Decathlon e Aldi, ma quel colore azzurro e la A con le barrette (a darle movimento, direbbe un art director) potrebbero far pensare a integratori proteici. Mi sembra strano, ma scoprirò che nulla è in realtà casuale. L’Action che visito io è grande come un Lidl della taglia XL. È il 29 di dicembre, e il parcheggio è pieno. Dentro c’è fermento. Action è un insieme di lombrichi a cui hanno tagliato la coda e, rimescolati, si sono riattaccati da soli. Sembra normale che si passi da uno scaffale di enormi integratori proteici da 670 g di polvere alla fragola a un intero scaffale di candele profumate (in un angolo, con un ultimo rigurgito di categoria merceologica, ci sono anche quelle funebri). Perché tante candele? Non ricordo bene dove l’ho letto, credo su “Domani” in un articolo di Giulia Pilotti, suonava più o meno così: “Se non possiamo pagarci il mutuo, almeno una costosissima candela profumata sì”. Qui però non costano poi molto, ma ammetto che non so il prezzo medio delle candele. Forse basta che la candela appaia costosa, con quei nomi tipo “White Lily” o “Autumn Spice”. Il discount contemporaneo è ossessionato dai trend sociali, che a loro volta si diffondono via TikTok e Instagram. Si aggiorna, devi farsi trovare pronto. Nessun prodotto ha lo scaffale garantito, non è che tu cracker salato perché ti abbiamo sempre venduto hai il diritto di occupare il posto, come un latifondista improduttivo. Serve la creatina (non la creatività), fai spazio. Ora è il momento delle palle manubrio per esercizi casalinghi davanti a YouTube, domani lo stesso spazio potrebbe essere preso da uno stock di dinosauri in gomma. Il prodotto nel retail contemporaneo oggi è un precario, un freelance. E quindi le cose cambiano, e il vecchio sbuffo del vecchio cliente Coop “dove avete spostato il mio formaggio?” (cit.) viene sostituito dalla gamification della scoperta, come se il cestello “boxino morboso” della Lidl con il suo potpourri di felpe e avvitatori ricaricabili avesse preso tutto lo spazio disponibile. Qui il ruolo dell’avvitatore è di una “massage gun” che mi fa paura solo a maneggiarne la scatola. Se non sapete cos’è non siete contemporanei neppure voi. Il beauty, a proposito di contemporaneità, non può mancare. Non c’è tutto quello che trovi al Tigotà, ma tutto è selezionato per farti trovare ciò che puoi aver visto su TikTok. Maschere facciali, robe coreane. Per l’uomo è già pronta l’esposizione per fai da te e giardino: non accusatemi di genderismo, ho solo osservato chi guarda cosa, e la realtà è questa. La casetta per uccelli da giardino è il trending topic, magari con fotocamerina per far vedere le fotine degli uccellini carini ai bambini. L’altra caratteristica del discount contemporaneo è che non si nasconde dietro al dito. Dobbiamo costare meno dell’online, punto. Come dicono gli americani: se non sopporti il caldo, non stare in cucina. Poi il discount contemporaneo ha capito una cosa: che i veri ricchi abitano in case piccole. I poveri in periferia in case grandi: e via allora alle mega confezioni da 500 grammi di senape piccante a 1,49 euro. Meno di una bottiglietta d’acqua dello stesso volume in stazione centrale. Una volta che inconsciamente hai capito che qui spendi poco, ti sottopongono le commodity: spruzzini per la pulizia della casa, detersivi, insomma i soliti due scaffali di qualsiasi supermercato. Le barriere razionali sono ormai abbassate, sfogato il momento discovery di quello che non sapevi di volere, ora devi ammortizzare il tempo speso all’interno, e via con manciate di dentifrici senza nemmeno guardare più il prezzo. Action è in parte Lidl, in parte Tiger, perfino un po’ Leroy Merlin, ma anche un po’ Kasanova. Poteva essere un insuccesso clamoroso, e invece il lombrico tagliato a metà si è riprodotto come non mai. Esci, e riguardi lo scontrino: 120 euro di cose. Per esempio, ora possiedo 45 punte per trapano di colori diversi, purtroppo non ci sono le istruzioni e non so quali usare per il muro. PS: se ti interessano le esplorazioni di negozi, ti consiglio Il marketing insegnato dai negozianti Punctum: prospettiva da controllare meglio per designer di font e insegne. (di Batchiara) Ti ricordo che ilmarketinginsegnatodainegozianti.info è un progetto gonzo-collettivo a cui puoi contribuire senza pietà. No screenshot o inoltri social, solo foto vostre. Segnalazioni La scorsa settimana ero in ferie, ma puoi recuperare quella sul presepe, o tenerla per l’anno prossimo. Il 4 febbraio a Bologna intervisto senza filtri Enrico @edtv Marchetto; presenterà il suo libro Confessioni di un marketer alle 18:30 da Zoo, in Strada Maggiore. Segnate in agenda. No stream, just beer. That’s all folks! Se ti è piaciuta, inoltrala o stampala sulla stampante condivisa. Grazie ancora a Instilla. Ah, se stai pensando di supportare questa newsletter, clicca qui. Ci vediamo puntuali venerdì prossimo, gluca Grazie a Daniela Bollini per la paziente correzione e a Cristina Portolano per i separatori. Qu