Rame

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Rame è la serie podcast di una community che vuole sfatare il tabù dei soldi. Nasce all'interno di una piattaforma (www.rameplatform.com) che attraverso i suoi contenuti si pone l’obiettivo di avviare una rivoluzione culturale nella società, che trasformi la finanza personale in un argomento di conversazioni audaci e liberatorie. Annalisa Monfreda, ogni settimana, dialoga con un ospite diverso seguendo il filo della sua storia economica. Parlare di soldi può essere intimo e coinvolgente, rivelatorio ed eccitante. E si finisce sempre per svelare chi siamo e ciò in cui crediamo.

  1. Episodio 102: Così sono guarita dall'adulazione finanziaria

    APR 1

    Episodio 102: Così sono guarita dall'adulazione finanziaria

    L’adulazione finanziaria è un meccanismo psicologico che porta a mettere le esigenze economiche degli altri prima delle proprie. Non si tratta semplicemente di generosità, ma di una tendenza a prendere decisioni finanziarie a favore degli altri, spesso a discapito del proprio benessere. Francesca Franceschi, 37 anni, è una giornalista di Pisa. Fin da piccola, impara che «le cose si conquistano con sacrificio e che niente è dovuto». Questa esasperazione del sacrificio scatena in lei una reazione particolare quando riceve i suoi primi soldi. «Appena mi arrivavano mance dai parenti, il mio primo pensiero era: “Poverino, se ne sta privando per darli a me, io avrei potuto farne a meno”». A scuola, Francesca sviluppa una passione per la scrittura e sogna di diventare giornalista. Dopo la laurea in Giurisprudenza e un Master in Giornalismo radio-televisivo, torna in Toscana e lavora per cinque anni come redattrice con contratto a termine per La Nazione. «Mi spostavo tra La Spezia, Massa, Lucca e Viareggio, ovunque ci fosse bisogno di una sostituzione. Quello è stato il periodo in cui ho davvero imparato il mestiere». Francesca impara, ma paga il suo sogno a un prezzo molto alto dal punto di vista personale ed economico. «Entravo alle 10 e uscivo alle 22:30, lavorando dal martedì alla domenica per uno stipendio di 1.450 euro al mese. Quando hai 27 anni, ti rendi conto che ti stai perdendo molte cose». A salvarla, paradossalmente, è il declino della carta stampata. Il giornale in cui lavora dichiara 11 esuberi. Francesca esce e apre la Partita Iva In questa nuova dimensione, fatica a darsi un giusto compenso. «Quando arriva il momento di fare il preventivo è crisi pura. Mi chiedo: "E se chiedo troppo e questa persona poi non mi chiama più? O se sembro presuntuosa e quindi sto peccando di eccessiva vanità?" Quello che è certo è che spesso metto me stessa in secondo piano per far sentire più confortevoli gli altri». Francesca individua in questo comportamento un copione che ha visto agire in famiglia. «Il modus operandi che mia mamma ha sempre seguito e che ha ereditato da mia nonna è prendersi cura degli altri». Nel suo percorso di consapevolezza, Francesca sta cercando di disinnescare questi meccanismi, imparando a valorizzare il suo lavoro, e anche ilo tempo che sceglie di non dedicare a esso. Prendendosi cura di sé senza sacrificarsi continuamente per gli altri.

    13 min
  2. Money Clinic: Soldi e famiglia, la conversazione che tutti evitano

    MAR 28

    Money Clinic: Soldi e famiglia, la conversazione che tutti evitano

    Soldi e famiglia: un legame potente, ma potenzialmente esplosivo senza la giusta consapevolezza. La relazione con il denaro che ciascuno di noi ha, infatti, è profondamente influenzata dall’esempio dei genitori, dei nonni. Il modo in cui hanno gestito le risorse economiche, il modo in cui ne hanno parlato e come hanno vissuto il benessere o le difficoltà lascia un’impronta duratura, modellando il nostro rapporto con il denaro. Ed è un ciclo che si ripete di generazione in generazione. Spesso tendiamo a proteggere i nostri figli, tenendoli al riparo da certi argomenti: Ma uno studio del Museo del Risparmio dimostra che i ragazzi sono molto meno ansiosi nei riguardi dei soldi, rispetto ai loro genitori. Il 53% di loro dichiara di non provare ansia quando pensa al denaro. Solo il 22,5% degli adulti può dire lo stesso. Caterina, oggi, si sente come se stesse affrontando un mare in tempesta senza una bussola, priva di quei riferimenti che le avrebbero permesso di gestire con maggiore sicurezza e serenità le sue scelte di vita. Così, abbiamo cercato di fare un passo indietro per capire quando e come affrontare questo argomento con i propri figli. A spiegarcelo, c'è Federica Ruvioli, consulente di Alleanza Assicurazioni nell’Agenzia di Trieste. «La condivisione serve a farli familiarizzare con l’argomento e a introdurre il concetto che il denaro ha uno scopo ed è importante usarlo bene. Non è necessario programmare appuntamenti fissi per “parlare di soldi” o fare educazione finanziaria. Così come accade per gli altri aspetti della vita, è il quotidiano a offrire occasioni per introdurre l’argomento».

    12 min
  3. Rituali 10. Paola Maugeri: «Così ho imparato a sentirmi meritevole del denaro che guadagnavo»

    MAR 25

    Rituali 10. Paola Maugeri: «Così ho imparato a sentirmi meritevole del denaro che guadagnavo»

    «Nella mia storia non è stato tanto guadagnare il denaro, quanto gestirlo. E nessuno ci insegna a farlo». In questo episodio, Paola Maugeri si racconta senza filtri, ripercorrendo il suo rapporto con il denaro come specchio del valore personale, delle scelte quotidiane e della libertà. Nata a Catania negli anni ’80, Paola cresce con l’idea che il denaro vada nascosto, per evitare di suscitare invidia. Questo la porta ad associare i soldi a un senso di timore e disagio. Così, quando inizia a guadagnare, il suo primo istinto è quello di liberarsene: «Uno dei miei primi incarichi, mentre già lavoravo in televisione, mi fruttò un assegno considerevole. Quando lo vidi, rimasi senza parole. Ricordo di aver pensato: "Ma io mi sono divertita a fare questo lavoro, e mi stanno pagando così tanto?". Presi l’assegno e lo infilai in tasca. Poco dopo, uscendo, vidi una persona che chiedeva l’elemosina. Senza pensarci troppo, tirai fuori l’assegno e glielo offrii. Se il mio agente non mi avesse fermato in tempo lo avrei lasciato andare. Credo che questo senso di non meritare il denaro sia molto femminile». Il racconto del suo celebre “anno a impatto zero” diventa il cuore pulsante di un manifesto esistenziale: vivere con intenzione. «Abbiamo vissuto un anno senza frigorifero, senza riscaldamento. Tutti dicevano: è una vita di rinunce. No, è una vita di scelte. In quell'anno ho capito quante cose accumuliamo nelle nostre case senza realmente averne bisogno e con quante riempiamo il nostro cuore senza che ci portino un autentico valore». Il trasferimento in Svezia segna per Paola l’inizio di un nuovo rapporto con il denaro, basato sulla consapevolezza e la trasparenza. «Quando mio figlio ha compiuto 18 anni, ha ricevuto un libretto che gli spiegava come affrontare la vita adulta, dalle questioni pratiche, come pagare le tasse, fino alla gestione del denaro». Ma ciò che più la colpisce è la fiducia su cui si fonda la società svedese. Il sistema fiscale, ad esempio, permette ai cittadini di depositare denaro presso l’agenzia delle entrate, ottenendo interessi vantaggiosi e rimborsi tempestivi. Un modello opposto a quello italiano, che Paola trova vessatorio, soprattutto per chi lavora come libero professionista. «In Svezia, tutto è open source, persino i redditi del re. Questo approccio mi ha aiutata a gestire meglio il mio denaro».

    16 min
  4. Episodio 101: Quello stigma sulle persone che si indebitano

    MAR 18

    Episodio 101: Quello stigma sulle persone che si indebitano

    Adele abita in provincia di Bologna, ha 57 anni, e si occupa di formazione e coaching per le aziende. Della sua infanzia, ricorda la ricchezza. Sua madre era casalinga mentre il padre aveva un’impresa di metalmeccanica in società con suo zio, i cui fatturati regalano ad Adele un’infanzia dorata. Quando Adele ha 9 anni, però, mentre l’azienda è all’apice del successo il padre decide di vendere le sue quote, e sprofonda in uno stato di depressione. I proventi della vendita delle quote dell’azienda, intanto, circa 100 milioni, suo padre e sua madre se li dividono a metà. La madre, decide di conservarli e di provare a farli fruttare. Il padre, invece, continua a investire denaro nelle sue idee, ma senza successo. Nessuno di questi progetti decolla, lasciando la famiglia senza reali possibilità di rilancio. Per evadere da quella situazione sempre più opprimente, al momento  dell’università Adele, pur rimanendo a studiare in città, lascia la casa in cui è cresciuta. Si mantiene da sola, facendo contemporaneamente la babysitter, la cameriera e l’insegnante di pallavolo. Impiega dieci anni a terminare l’università. Alla vigilia della laurea, diventa direttrice di un’associazione di categoria di imprenditori e fa il mutuo per una casa. Cinque anni dopo, decide di lasciare il posto fisso per mettersi in proprio.  Adele apre così la partita Iva e i primi due anni raccoglie fatturati pazzeschi. Ma è proprio questo che genera le prime difficoltà. «Se, dopo il primo o il secondo anno, il tuo fatturato supera il limite di un'agevolazione prevista per l'avvio di un'attività da libero professionista, perdi quell'agevolazione. E io l'ho persa subito. Quindi, fin dall'inizio, mi sono trovata ad affrontare alcune difficoltà». Adele inizia così ad accumulare cartelle esattoriali. Complice una scarsa alfabetizzazione finanziaria e una fiducia quasi cieca nella sua commercialista, non riesce a intervenire subito per contenere il problema. Quando finalmente viene approvata la legge anti suicidi, Adele, il cui debito supera i 100mila euro, intraprende il percorso per impostare la procedura. Che si rivela particolarmente doloroso a causa dello stigma che marchia coloro che si sono indebitati. «È stata un'esperienza devastante. L'atteggiamento delle avvocate che mi hanno seguito, soprattutto di una delle due, era udel tipo "è capitato a te, a noi non poteva capitare". Mentre io avevo una visione più ampia delle concause che mi avevano portato in questa situazione difficile, per loro la causa era che io non sono stata in grado, che io non sono stata capace». Nonostante tutta questa fatica psicologica, Adele riesce ad accedere alla liquidazione controllata. E finalmente incontra qualcuno in grado di non farla sentire sbagliata. «Sono molto fortunata, ho trovato un ottimo liquidatore, una persona finalmente capace, competente, comprensiva, con la quale ho un dialogo aperto, che si pone come se potesse capitare anche a lui. E questo è davvero fondamentale».

    16 min
  5. Episodio 100: Come si cambia la propria relazione con i soldi

    MAR 12

    Episodio 100: Come si cambia la propria relazione con i soldi

    Questa non è una puntata come le altre. È la nostra puntata numero 100 e abbiamo pensato che forse valeva la pena fare una pausa. E provare a raccontare cosa abbiamo scoperto in questi tre anni di conversazioni intime sui soldi. Chi ci segue lo sa. Rame non racconta storie modello né prova a lasciar trasparire una qualsivoglia morale dai suoi racconti. Però c’è un filo rosso che lega molte delle puntate del nostro podcast. E cioè la trasformazione. Quasi sempre c’è un prima e un dopo nella relazione con i soldi e quello che vogliamo provare a raccontare oggi è la leva che fa scattare il cambiamento, l’interruttore che a un certo punto accende un faro nuovo sui soldi, investendoli di un senso diverso. Questa puntata, dunque, è un puzzle di interruttori accesi, un repertorio di illuminazioni, da cui lasciarsi ispirare se si è in cerca di cambiamento.  Per Valentina, quel cambiamento è arrivato naturalmente, assieme alla maternità: «La maternità è stata un detonatore per darmi spazio. Paradossalmente, quanto più diminuiva il tempo, tanto più aumentava il valore che io davo a me stessa». Per Morgana, c'è voluta la psicoterapia: «Il primo passaggio è stato ricostruire questa autostima assegnando un valore economico al mio tempo, alla mia competenza e alle mie capacità». Per Rachele, che fin da piccola sognava di fare la make up artist dei vip, la svolta arriva quando inizia a lavorare la terra: «Ho raccolto mele per quattro mesi ed è stata un’esperienza che mi ha cambiato la vita perché io adesso so di poter fare qualsiasi cosa». Per Clara, che si era sempre detta che non contava quanto la pagassero, ma solo l’impatto del suo lavoro, il cambiamento arriva quando per sette mesi non riceve lo stipendio dalla Ong per cui lavora. Per Antonello, che comprava tantissimi vestiti, la svolta nella relazione con i soldi avviene quando si innamora della sua attuale moglie, che aveva uno stile di vita minimalista. Per Michele, che con due stipendi in casa non tracciava mai le spese, tutto cambia quando perde il lavoro: «E facendolo, addirittura ci siamo permessi dei lussi che prima non credevamo di poterci permettere, ma che una volta che hai i numeri sotto mano ti rendi conto che hai la capacità per farlo». Come sempre, neanche oggi parliamo di grandi rivoluzioni o di indomiti atti di coraggio. Ma di piccoli gesti dall’immenso potere trasformativo. Da tre anni raccontiamo le vite degli altri attraverso il filtro del loro conto in banca. Perché parlare di soldi non è solo una questione personale, ma qualcosa che incide sul tessuto sociale e, in ultima analisi, sul mondo che ci circonda. Rame nasce proprio per questo: per aprire una conversazione necessaria che per troppo tempo è stata tabù.

    16 min

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Rame è la serie podcast di una community che vuole sfatare il tabù dei soldi. Nasce all'interno di una piattaforma (www.rameplatform.com) che attraverso i suoi contenuti si pone l’obiettivo di avviare una rivoluzione culturale nella società, che trasformi la finanza personale in un argomento di conversazioni audaci e liberatorie. Annalisa Monfreda, ogni settimana, dialoga con un ospite diverso seguendo il filo della sua storia economica. Parlare di soldi può essere intimo e coinvolgente, rivelatorio ed eccitante. E si finisce sempre per svelare chi siamo e ciò in cui crediamo.

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