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Ep 2.5 - Insegnare giocando: come integrare il gaming nella didattica Profcast

    • Education

L’utilizzo del gioco a supporto dell’apprendimento, sia nelle forme digitali sia in quelle analogiche, ha un potenziale ancora per molti aspetti inesplorato nel mondo della scuola.Il gioco con finalità formative permette infatti di intercettare e mettere a frutto gli interessi spontanei dell’apprendente, creando un legame tra un’attività di per sé motivante e coinvolgente e l'argomento di studio.Inoltre, giocare permette a studentesse e studenti di sperimentare e di fare errori in un ambiente non giudicante, riducendo i filtri affettivi, cioè quelle barriere emotive che la nostra mente innalza quando agiamo in uno stato d’ansia, temendo di sbagliare.Tuttavia, mentre nella scuola dell’infanzia le potenzialità didattiche del gioco sono ampiamente valorizzate, non si può dire altrettanto per quanto riguarda gli altri ordini e gradi scolastici.Questo dipende probabilmente da alcuni timori e pregiudizi condivisi da molti insegnanti, ad esempio che il gioco comporti una semplificazione, o addirittura una banalizzazione, degli argomenti di studio e che l’attività didattica venga percepita dalla classe come meno seria.Come può allora un(’)insegnante mettere in discussione questi preconcetti e provare a integrare il gaming e l’apprendimento ludico nella propria didattica?Ne parliamo in questo episodio di Profcast insieme al Professor Massimiliano Andreoletti e al Dottor Andrea Tinterri.

- Hai commenti o suggerimenti? Scrivi alla redazione: podcast@deascuola.it

L’utilizzo del gioco a supporto dell’apprendimento, sia nelle forme digitali sia in quelle analogiche, ha un potenziale ancora per molti aspetti inesplorato nel mondo della scuola.Il gioco con finalità formative permette infatti di intercettare e mettere a frutto gli interessi spontanei dell’apprendente, creando un legame tra un’attività di per sé motivante e coinvolgente e l'argomento di studio.Inoltre, giocare permette a studentesse e studenti di sperimentare e di fare errori in un ambiente non giudicante, riducendo i filtri affettivi, cioè quelle barriere emotive che la nostra mente innalza quando agiamo in uno stato d’ansia, temendo di sbagliare.Tuttavia, mentre nella scuola dell’infanzia le potenzialità didattiche del gioco sono ampiamente valorizzate, non si può dire altrettanto per quanto riguarda gli altri ordini e gradi scolastici.Questo dipende probabilmente da alcuni timori e pregiudizi condivisi da molti insegnanti, ad esempio che il gioco comporti una semplificazione, o addirittura una banalizzazione, degli argomenti di studio e che l’attività didattica venga percepita dalla classe come meno seria.Come può allora un(’)insegnante mettere in discussione questi preconcetti e provare a integrare il gaming e l’apprendimento ludico nella propria didattica?Ne parliamo in questo episodio di Profcast insieme al Professor Massimiliano Andreoletti e al Dottor Andrea Tinterri.

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