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Omelia III Domenica T. Ord. - Anno B (Mc 1, 14-20‪)‬ Omelie - BastaBugie.it

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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7658

OMELIA III DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 1,14-20) di Giacomo Biffi
La pagina evangelica che è stata letta ci ha offerto soltanto pochi versetti del primo capitolo della narrazione di Marco. Ma in poche righe ci è stato richiamato quasi tutto ciò che è essenziale al nostro impegno di figli di Dio e di appartenenti al gregge del Signore.
Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio (Mc 1,14). Tutto nell'evento cristiano comincia con un "annuncio", anzi con un "buon annuncio": un "evangelo".
Il vangelo di Dio. È un annuncio che viene dall'alto. Per questo è "buono": dagli uomini è difficile aspettarsi delle notizie che davvero ci possano rallegrare. Notizie "dal basso" sono, per esempio, quelle che ascoltiamo dai telegiornali; e quasi mai sono notizie che ci incoraggino nel nostro mestiere di uomini e ci accrescano la voglia di vivere.
Come si vede, la vita nuova, che siamo chiamati a vivere nella Chiesa, non prende inizio da un'analisi sociologica, né da un sondaggio di opinioni, né da una rassegna dei problemi e dei guai umani. Prende inizio dall'"evangelo di Dio", vale a dire, dalla stupefacente novità che c'è sopra di noi, ma a noi vicinissimo e anzi intimo, un Dio che si prende cura di noi e ci vuole bene. C'è sopra di noi - di là da quella che abbiamo sentito san Paolo chiamare la "scena di questo mondo" - un oceano di amore paterno, che è pronto a riversare sulla nostra povertà, sui nostri smarrimenti, sui nostri errori l'onda inesauribile della sua misericordia. Questo è l'annuncio, questo è il "vangelo di Dio".
Il "vangelo di Dio", cioè la riscoperta del Padre, fonte decisiva di ogni speranza, è, dunque, il primo messaggio che ci viene trasmesso da Gesù all'inizio della sua vita pubblica. Egli è venuto tra noi appunto per rivelarci il Padre, per metterci a parte di questa fortuna inattesa che è ormai alla nostra portata. Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato (Gv 1,18).
Diceva:... Il regno di Dio è vicino (cf. Mc 1,15). Questa realtà salvifica, che ci viene annunziata, è un "regno": un "regno" che si è fatto vicino. Un "regno", che vuol dire: una potenza capace di rovesciare le sorti assurde e tragiche della stirpe di Adamo; una energia infusa nei cuori che si risolvono ad aprirsi, in modo che il male non possa più infiltrarsi e spadroneggiare dentro di noi; una vittoria della verità e della giustizia sulla menzogna e sulla iniquità: vittoria che è già in atto e aspetta solo di essere pienamente manifestata.
Tutto ciò è il "vangelo", e noi siamo invitati ad accoglierlo nella fede: Credete, è la prima proposta vitale del Signore Gesù; Credete al vangelo (Mc 1,15).
Senza questa nostra personale certezza che il regno di Dio è vicino (ibid.), noi restiamo ancora oppressi dal Principe di questo mondo (cf. Gv 12,31) e suoi prigionieri. Se invece cominciamo a "credere" sul serio, allora si delinea in noi la vittoria di Dio: Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede (1 Gv 5,4).
L'URGENZA DI CONVERTIRSI
Ma credere qui non vuol dire soltanto accettare intellettualisticamente come vera la grande notizia che ci è stata comunicata. Vuol dire anche questo; ma vuol dire soprattutto dischiuderci con ogni fibra del nostro essere alla luce e al fuoco dell'amore di Dio.
Niente allora in noi, nei nostri pensieri, nei nostri affetti, nella nostra condotta può restare più come prima; niente deve rimanere nella vecchiezza, nella contaminazione, nella fragilità dell'uomo irredento. Tutto in questa fede deve essere trasfigurato. Perciò Gesù dice: Convertitevi e credete al vangelo (Mc 1,15). Convertitevi, cioè cambiate totalmente; o, meglio, lasciatevi cambiare totalmente, così che non ci sia più niente in voi...

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7658

OMELIA III DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 1,14-20) di Giacomo Biffi
La pagina evangelica che è stata letta ci ha offerto soltanto pochi versetti del primo capitolo della narrazione di Marco. Ma in poche righe ci è stato richiamato quasi tutto ciò che è essenziale al nostro impegno di figli di Dio e di appartenenti al gregge del Signore.
Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio (Mc 1,14). Tutto nell'evento cristiano comincia con un "annuncio", anzi con un "buon annuncio": un "evangelo".
Il vangelo di Dio. È un annuncio che viene dall'alto. Per questo è "buono": dagli uomini è difficile aspettarsi delle notizie che davvero ci possano rallegrare. Notizie "dal basso" sono, per esempio, quelle che ascoltiamo dai telegiornali; e quasi mai sono notizie che ci incoraggino nel nostro mestiere di uomini e ci accrescano la voglia di vivere.
Come si vede, la vita nuova, che siamo chiamati a vivere nella Chiesa, non prende inizio da un'analisi sociologica, né da un sondaggio di opinioni, né da una rassegna dei problemi e dei guai umani. Prende inizio dall'"evangelo di Dio", vale a dire, dalla stupefacente novità che c'è sopra di noi, ma a noi vicinissimo e anzi intimo, un Dio che si prende cura di noi e ci vuole bene. C'è sopra di noi - di là da quella che abbiamo sentito san Paolo chiamare la "scena di questo mondo" - un oceano di amore paterno, che è pronto a riversare sulla nostra povertà, sui nostri smarrimenti, sui nostri errori l'onda inesauribile della sua misericordia. Questo è l'annuncio, questo è il "vangelo di Dio".
Il "vangelo di Dio", cioè la riscoperta del Padre, fonte decisiva di ogni speranza, è, dunque, il primo messaggio che ci viene trasmesso da Gesù all'inizio della sua vita pubblica. Egli è venuto tra noi appunto per rivelarci il Padre, per metterci a parte di questa fortuna inattesa che è ormai alla nostra portata. Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato (Gv 1,18).
Diceva:... Il regno di Dio è vicino (cf. Mc 1,15). Questa realtà salvifica, che ci viene annunziata, è un "regno": un "regno" che si è fatto vicino. Un "regno", che vuol dire: una potenza capace di rovesciare le sorti assurde e tragiche della stirpe di Adamo; una energia infusa nei cuori che si risolvono ad aprirsi, in modo che il male non possa più infiltrarsi e spadroneggiare dentro di noi; una vittoria della verità e della giustizia sulla menzogna e sulla iniquità: vittoria che è già in atto e aspetta solo di essere pienamente manifestata.
Tutto ciò è il "vangelo", e noi siamo invitati ad accoglierlo nella fede: Credete, è la prima proposta vitale del Signore Gesù; Credete al vangelo (Mc 1,15).
Senza questa nostra personale certezza che il regno di Dio è vicino (ibid.), noi restiamo ancora oppressi dal Principe di questo mondo (cf. Gv 12,31) e suoi prigionieri. Se invece cominciamo a "credere" sul serio, allora si delinea in noi la vittoria di Dio: Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede (1 Gv 5,4).
L'URGENZA DI CONVERTIRSI
Ma credere qui non vuol dire soltanto accettare intellettualisticamente come vera la grande notizia che ci è stata comunicata. Vuol dire anche questo; ma vuol dire soprattutto dischiuderci con ogni fibra del nostro essere alla luce e al fuoco dell'amore di Dio.
Niente allora in noi, nei nostri pensieri, nei nostri affetti, nella nostra condotta può restare più come prima; niente deve rimanere nella vecchiezza, nella contaminazione, nella fragilità dell'uomo irredento. Tutto in questa fede deve essere trasfigurato. Perciò Gesù dice: Convertitevi e credete al vangelo (Mc 1,15). Convertitevi, cioè cambiate totalmente; o, meglio, lasciatevi cambiare totalmente, così che non ci sia più niente in voi...

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