#StiamoBio - Il Podcast di Double B

Double B Tailored Beauty
#StiamoBio - Il Podcast di Double B

Io sono Sara Abbate ma su internet tutti mi chiamano Double. In questo podcast sarò felice di raccontarti un sacco di cose che ho scoperto sulla pelle, sull'ambiente, sugli ingredienti cosmetici e su come gestire al meglio queste tre cose ;) Perché Double? Perché ho fondato la Double B - Tailored Beauty, un'azienda cosmetica con sede in Italia che produce solo ed esclusivamente prodotti 100% green, vegan e cruelty free!

  1. 10/13/2024

    10 anni di Double B

    Oggi per me è un giorno speciale: 10 anni fa, il 14 ottobre 2014, una molto emozionata Sara - ancora non la chiamavano Double - entrava nello studio di un notaio a viale Parioli con un assegno circolare da €10.000 in tasca, per fondare la sua SRL! Double B è nata ufficialmente quel giorno, anche se era già un paio di anni che ci lavoravo come idea e il primo sito sarebbe andato online solo a dicembre dello stesso anno. Però ecco, Double festeggia il compleanno il 14 ottobre! Come tutti i compleanni - soprattutto quelli "tondi" - è un momento di bilanci. Guardo la strada che ho fatto e non posso non farmi un pat-pat sulle spalle, soprattutto se penso ai dati di fallimento delle start up in Italia! Poi subentra quella vocina fastidiosa che ho sempre in testa: "Certo, potevi fare di più. Come mai non sei ancora quotata in Borsa? Eh, se solo ti impegnassi un po'..." Ti confesso che gli ultimi mesi non sono stati facili sul piano psicologico, e se mi segui sui social forse te ne sei accorta. Sono arrivata all'inizio dell'estate profondamente stanca, direi anche annoiata dal dover ripetere sempre le stesse cose - "leggi l'INCI, in Europa fanno i test cosmetici sugli animali, mettiti il solare" - e per un bel po' di settimane mi sono seriamente chiesta se non fosse arrivato il momento di chiudere tutto e mettermi a fare altro. D'altra parte, se con una laurea in Scienze Politiche e un Master in Peacekeeping sono riuscita a creare un'azienda beauty di successo, con il fatturato che cresce di anno in anno e che mi permette - adesso! - di lavorare quanto voglio io...beh, forse potrei farlo di nuovo! Poi c'è stato il weekend a Matera, del quale ti ho parlato la settimana scorsa, e nella mia testa sono esplosi un sacco di pensieri nuovi: 1) Ho creato un lavoro che mi piace ancora e in 10 anni ho costruito tantissimo: mollare tutto non è la scelta più efficiente. 2) Sono stata un'imprenditrice assolutamente autodidatta: non ho un MBA, non avevo mai fatto impresa prima e sicuramente ho commesso un sacco di errori che mi hanno fatto perdere soldi, tempo, energie. Ma ce l'ho fatta lo stesso. 3) Mi piacerebbe - e questa è la prima volta in assoluto che lo dico pubblicamente - aiutare altre donne che vogliono fare impresa a costruire il loro business, facendo da mentore ed evitando loro gli errori che ho fatto io. E lo farei pure gratis! 4) L'impresa tradizionale, quella della fabbrichetta e dell'imprenditore con la Porche, non esiste più - grazie al cielo, aggiungerei! - e nessuno ti impedisce di essere una "Company of one" (titolo del libro di Paul Jarvis che ti consiglio assolutamente di leggere, qui lo trovi in italiano) 5) Quella vocina farebbe meglio a stare zitta, se no la strozzo! Ecco l'ho detto: mi piacerebbe fare anche ALTRO, rimettere in circolo nell'Universo un po' del buono che ho avuto in questi anni, mettere a disposizione di altre donne la mia esperienza, le mie conoscenze, gli errori e i successi - e qui sono davvero tanto curiosa di sapere cosa ne pensi di questa idea quindi, se ti va, mandami una mail a info@stiamo.bio

    4 min
  2. 11^ puntata - Silicone: amico o nemico? - #stiamobio - il Podcast di Double B

    11/27/2019

    11^ puntata - Silicone: amico o nemico? - #stiamobio - il Podcast di Double B

    Negli ultimi tempi assisto a una tendenza che mi preoccupa: la rivalutazione di determinati ingredienti cosmetici che nel settore ecobio vengono considerati “il male” e nella cosmesi tradizionale vengono presentati come assolutamente innocui e sicuri nell’utilizzo. Sto parlando dei siliconi. Partiamo con i fatti: i siliconi sono polimeri inorganici sintetici, sono chimicamente inerti, idrorepellenti, antistatici e resistono alle alte temperature. In cosmesi si usano perché migliorano la spalmabilità dei prodotti, la texture quindi, e perché fanno quello che chiamo “l’Effetto WOW”: filmano la pelle nascondendo imperfezioni, segni d’espressione, rughe e tu dici “mamma mia che bella pelle che ho” e invece no, è solo silicone. A questo aggiungi il fatto che costano poco e capirai perché le aziende cosmetiche hanno TUTTO l’interesse a continuare ad utilizzarli, invece di sostituirli con altri ingredienti di origine naturale che costano tantissimo. Ora, sta succedendo una cosa strana: da un lato c’è il consumatore che è sempre più informato e chiede prodotti naturali — e infatti il mercato della cosmesi ecobio è in espansione DA ANNI — e dall’altro ci sono le aziende di cosmesi tradizionale che non vogliono perdere profitti e che cercano di presentare i siliconi come ingredienti efficaci e sicuri, innocui. Talmente innocui che a gennaio 2018 l’Unione Europea, con questo regolamento, ha stabilito che due siliconi volatili diffusissimi, il Cyclopenthasiloxane e il Cyclotetrasyloxane, non potranno più essere utilizzati nei prodotti a risciacquo — per capirci: saponi, saponi liquidi, shampoo, docciaschiuma, ecc. ma non solo, anche detergenti per la casa e simili — perché presentano “un rischio per l’ambiente causato dalle loro proprietà pericolose”, nello specifico sono pericolosi per l’ambiente acquatico. Il bando entrerà in vigore a partire dal 31 gennaio 2020, E tu dirai: “Double, ma a te che importa, mica sei un organismo acquatico! Il fatto che facciano male ai pesci non vuol dire che facciano male a te.” Eeeee…NO! No per tutta una serie di ragioni. Questi due siliconi non sono diventati tossici ieri, lo sono sempre stati. Ma — come in mille altri casi nella storia dell’uomo — prima li usiamo e poi vediamo che succede. Quindi OGGI hanno scoperto che sono tossici per l’ambiente acquatico, ma DOMANI — cioè tra 20 o 30 anni — cos’altro scopriranno?! Concedere alle aziende un periodo di adattamento prima di bandirli completamente è giusto e sacrosanto. MA: due anni?!? Li bandite nel 2018 ma con valore effettivo nel 2020? Cos’hanno nei reparti “Ricerca e Sviluppo” le aziende, criceti ubriachi?! Non possono farcela in sei mesi? Un anno? La distinzione tra “ambiente acquatico” e “ambiente terreste” è cretina, miope e mendace perché il Pianeta è un unico organismo e noi ne facciamo parte. Inoltre, fino a prova contraria, noi ci nutriamo di “organismi acquatici”: pesci, molluschi, crostacei, alghe…. Come la mettiamo con quei prodotti che non sono a risciacquo ma che finiscono lo stesso in acqua?! Sto parlando dei solari: se vai in una qualunque profumeria/farmacia e prendi in mano un solare a caso, di qualunque marca, dentro ci troverai sicuramente uno dei due siliconi messi al bando. Tu vai in spiaggia, ti spalmi bene di protezione solare perché ovviamente non vuoi scottarti — brava! — e poi ti butti in acqua: indovina un po’ dove finiscono quei siliconi pericolosi per l’ambiente acquatico?! Ora, se dipendesse da me, li avrei vietati ovunque per una questione di precauzione, ma ovviamente…non dipende da me. In questo caso quel mastodonte burocratico che è l’Unione Europea — che deve mettere d’accordo gli interessi un po’ di tutti: cittadini, istituzioni statali, interessi economici pubblici e privati, lobbies… — dicevo l’Europa è riuscita a partorire questa decisione, ma non è detto che sia completa. Pensa infatti a quante pressioni...

    6 min
  3. 10^ puntata - I Punti Neri - #stiamobio - il Podcast di Double B

    11/21/2019

    10^ puntata - I Punti Neri - #stiamobio - il Podcast di Double B

    Di brufoli abbiamo già parlato, oggi affrontiamo il tema dei punti neri, o comedoni. Cosa sono? Il comedone è l’occlusione di un poro sulla superficie dell’epidermide, causata da un mix di grassi, cheratina, melanina, peli e batteri. Può essere: un comedone aperto, detto anche punto nero – il colore è dato dall’ossidazione della parte superficiale, esposta all’aria; un comedone chiuso, detto punto bianco. Come nascono? Non è chiaro: in genere sono associati ad un’eccessiva produzione di sebo e/o ad un’eccessiva produzione di cheratina da parte della pelle, ma possono contribuire anche altri fattori come gli ormoni, il livello di idratazione della pelle, il contatto con agenti comedogeni… Non si muore di punti neri ma belli non sono, quindi cerchiamo di capire come evitarli! Step 1: Prevenzione Posso prevenire i punti neri? Assolutamente sì! Con le giuste accortezze posso sicuramente aiutare la mia pelle a produrne di meno. Quali? Vediamole insieme: Pulizia: una corretta detersione è fondamentale. Non deve essere troppo forte perché non vuoi spogliare la pelle del suo naturale film idrolipidico, costringendola a produrre ancora più sebo di quanto già non faccia, quindi scegli un detergente delicato, che lavi senza aggredire. Esfoliazione: se il problema è l’eccesso di cheratina prodotto dalla pelle, una leggera esfoliazione quotidiana può aiutare. Occhio a non esagerare, puoi scegliere se farla con un prodotto cosmetico a base di acidi esfolianti, oppure se preferire un’esfoliazione meccanica, l’importante è non eccedere! Ti dico come faccio io: ho sempre in doccia il Clarisonic e lo uso su viso e collo tutte le volte che lavo i capelli – quindi circa 4 volte a settimana. Gli altri giorni uso il mio tonico all’acido mandelico, ma non uso mai entrambi nella stessa giornata, per non stressare la pelle. INCI: imparare a leggerlo e a identificare gli ingredienti comedogeni, cioè quelli filmanti che sporcano la pelle, è importantissimo – e se non sai da dove cominciare, leggi questo post. Step 2: Eliminazione I punti neri e i punti bianchi vanno via da soli? A volte sì, sopratutto i neri – quelli “aperti”: la pelle riesce ad espellerli da sola. Più spesso però vanno eliminati fisicamente e qui hai due opzioni: Pulizia del viso dall’estetista: quella tradizionale prevede prima la detersione del viso, poi l’utilizzo del vapore per favorire la dilatazione dei pori ed ammorbidire il sebo, e infine la rimozione meccanica dei punti neri e dei punti bianchi. Può comprendere anche un passaggio esfoliante e un tonico astringente a fine procedura. Skin gritting: questa è una tecnica fai-da-te poco invasiva che mi piace molto, perché prevede tre passaggi molto delicati e può essere eseguita facilmente anche dalle meno esperte, senza correre grossi rischi. È solo un po’ noiosa da eseguire, ma forse sono io che non ho pazienza! 😉 Skin Gritting: come si fa? Dopo aver lavato il viso, ed esserti assicurata di aver rimosso OGNI TRACCIA di make-up, massaggia sulla pelle asciutta un po’ di olio, con movimenti circolari. Scegli un olio leggero: riso e jojoba sono perfetti, perché sono quelli più dermoaffini. Rimuovi l’eccesso di olio con un panno in microfibra, che farà una leggera esfoliazione. A questo punto applica una maschera in crema a base di argilla: puoi farla da sola usando l’argilla in polvere – quella verde o quella bianca, che si chiama caolino – e mescolandola con un po’ di acqua fino a raggiungere la consistenza che preferisci, oppure puoi scegliere una maschera già pronta. Specifico “maschera in crema” perché quelle peel-off o quelle in tessuto non vanno bene per questa tecnica. Tienila in posa finché non si sarà asciugata – di solito 10/15 minuti – poi sciacqua con acqua tiepida e lascia il viso umido. Adesso la parte più noiosa: prendi circa un cucchiaio di olio, lo...

    7 min
  4. 9^ puntata - Ingredienti splatter nei cosmetici - #stiamobio - il Podcast di Double B

    11/14/2019

    9^ puntata - Ingredienti splatter nei cosmetici - #stiamobio - il Podcast di Double B

    Come forse ricorderai tutti i prodotti Double hanno il bollino del programma “Beauty without bunnies” della PETA e sono certificati come vegan e cruelty free. Questo significa che all’interno dei miei cosmetici non ci sono ingredienti di origine animale: non uso nemmeno il miele, che pure fa benissimo alla pelle! Purtroppo gli ingredienti di origine animale sono spesso “nascosti” sotto nomi INCI un po’ strani e magari non è così semplice riconoscerli. Qui ti elenco i più diffusi, così la prossima volta che sei in profumeria puoi controllare subito se “quella crema miracolosa” è davvero cruelty free come dicono: Squalene — bellissimo emolliente per la pelle, può essere estratto dall’olio di oliva (ci piace) o dal fegato degli squali (non ci piace). Se c’è scritto “squalene vegetale” o se il prodotto ha il bollino vegan, puoi stare tranquilla. Lanolina — viene usata come sostanza idratante e si estrae dalla lavorazione della pelle di pecora. Collagene — è una sostanza presenta naturalmente nella nostra pelle, con l’aumentare dell’età diminuisce. L’industria cosmetica propone millemila prodotti “al collagene” vantandone gli effetti antiage. Peccato solo che venga ottenuto dalla bollitura degli scarti animali (pelle, ossa, tendini, ecc.). Cheratina — usatissima nei prodotti per capelli, viene di solito estratta dalla criniera, dalle piume o dalle corna di diversi animali. Le alternative vegetali ovviamente ci sono: l’olio di amla e le proteine della soia o del grano. Placenta — questa nemmeno la commento. Per ottenerla non muore nessun tenero animaletto, ma che schifo! Carminio — colorante noto sin dai tempi degli antichi Romani, si ottiene schiacciando un insetto rosso, la cocciniglia. Ne servono circa 70mila per produrre un chilo di colorante, che poi usano per il rossetto! Muschio bianco — fragranza famosissima, che a me ricorda gli anni del liceo. Non è — come il nome farebbe pensare — di origine vegetale: è una secrezione dei genitali di alcuni animali, come il cervo muschiato e i castori. Elastina — quante volte mi hai sentito dire che il nostro derma è composto da fibre di elastina e collagene? Quella nei cosmetici viene estratta dai legamenti delle mucche. Proteine della seta — molto usate in cosmesi, si ottengono prendendo i bachi da seta e frullandoli. Non male, eh?! Bava di lumaca — ne avrò parlato mille volte! Le lumache producono questa sostanza quando sono stressate, perciò per la produzione vengono messe all’interno di macchine vibranti: si spaventano — giustamente — e producono la “bava”. Peccato che nel processo parecchie chiocciole muoiano! Un discorso a parte merita infine l’olio di palma: pur essendo vegetale NON E’ cruelty free perché il suo processo di estrazione comporta la distruzione dell’habitat di moltissime specie, primi tra tutti gli oranghi. Purtroppo oggi tante aziende cosmetiche lo usano in grandi quantità: nell’INCI lo trovi (di solito ai primi posti) come Palm Oil, ma anche come Hydrogenated Vegetable Oil o come Elaeis Guineensis Oil. Ok, mi rendo conto che da parte mia non è molto carino farti iniziare la settimana facendoti venire la nausea e di questo ti chiedo scusa. Ma non credi che sia importante sapere cosa ti metti in faccia, per davvero?! Non è nemmeno una questione di sensibilità ambientale o di etica: una persona è liberissima di non avere a cuore gli animali, ma non per questo le deve far piacere spruzzarsi addosso secrezioni genitali o applicare sulle labbra insetti schiacciati! Ovviamente, come sempre, ti suggerisco di imparare a leggere l’INCI dei tuoi prodotti cosmetici, perché è l’unico modo per essere davvero sicura di applicare sulla pelle un prodotto cruelty free e se non sai come fare puoi sempre mandarlo a me. 😉

    6 min

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Io sono Sara Abbate ma su internet tutti mi chiamano Double. In questo podcast sarò felice di raccontarti un sacco di cose che ho scoperto sulla pelle, sull'ambiente, sugli ingredienti cosmetici e su come gestire al meglio queste tre cose ;) Perché Double? Perché ho fondato la Double B - Tailored Beauty, un'azienda cosmetica con sede in Italia che produce solo ed esclusivamente prodotti 100% green, vegan e cruelty free!

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